Varese – Clinica La Quiete chiusa, lavoratori per strada!
5 Giugno 2017Ilva – Nessun licenziamento, lottiamo per la nazionalizzazione!
6 Giugno 2017Quando, il 18 aprile scorso, il primo ministro Theresa May ha annunciato che in Gran Bretagna si sarebbero tenute elezioni anticipate giovedì 8 giugno, credeva di aver compiuto la mossa dell’anno. I conservatori avevano bisogno di una maggioranza solida con la quale affrontare la trattativa sulla Brexit con la Unione europea, e tutti i sondaggi confermavano un distacco del Partito laburista dai Tories di oltre venti punti.
Nel giro di poche settimane, tutto è cambiato. Mentre scriviamo, a pochi giorni dalle elezioni, il Partito laburista potrebbe vincere.
La ragione fondamentale è che Jeremy Corbyn ha deciso di parlare direttamente a quei milioni di lavoratori, di pensionati e di giovani che hanno pagato la crisi di questi anni. Lo slogan della campagna elettorale “For the many, not for the few”(Ai tanti, non ai pochi”) pone l’accento sulle disuguaglianze crescenti e ormai insostenibili del sistema capitalista.
Il programma elettorale presentato dal Labour è fra i più a sinistra da decenni. Prevede l’abolizione delle tasse di iscrizione all’università, la rinazionalizzazione del trasporto ferroviario, delle poste, dell’acqua e il controllo dei prezzi nelle utilities. Inoltre propone un salario minimo di 10 sterline l’ora, 100mila nuove case comunali all’anno, più ferie, la fine dei contratti a zero ore. Come spiega il Sunday Times (21 maggio) : “La popolarità del Labour è ai massimi livelli dalle ultime elezioni politiche e tutto suggerisce che la sfacciata fraseologia socialista di Jeremy Corbyn stia entrando in sintonia con un numero crescente di elettori“.
Quando il programma è stato reso noto ai media, un editoriale del Financial Times lo ha stigmatizzato: “Sembra che il Labour voglia la rivoluzione socialista…”
Il Labour è ben lontano dal volere l’abbattimento del capitalismo: le proposte contenute nel “Manifesto”, spiegano ai vertici, sono tutte compatibili con un’economia di mercato. Ma al di là delle intenzioni dei dirigenti del Labour, la campagna elettorale di Corbyn si è connessa con la radicalizzazione in atto in Gran Bretagna da alcuni anni. I comizi del leader laburista in ogni angolo del paese sono stracolmi di gente. Come spiegano i nostri compagni del Socialist Appeal: “Con poche ore di preavviso, in migliaia si sono presentati davanti agli studi della Bbc per inneggiare a Jeremy Corbyn prima del confronto televisivo. La scena assomigliava a quelle dell’arrivo di una rockstar o al ritorno di un rivoluzionario dopo anni di esilio. Migliaia di persone hanno accompagnato Corbyn all’entrata degli studi televisivi al ritmo di ‘Cor-byn, Cor-byn’.”
Tra i giovani sotto i 25 anni ci sono già un milione e mezzo di nuovi iscritti al registro elettorale (in Gran Bretagna le liste elettorali non vengono aggiornate automaticamente, ndt), un fatto inedito negli ultimi decenni. Il distacco tra Labour e Tories fra gli under 25 è addirittura di 57 punti!
La distanza tra i due maggiori partiti si è assottigliata giorno dopo giorno anche nel complesso dell’elettorato, mentre parallelamente il panico fra i conservatori aumentava sempre più.
Addirittura, dopo la pubblicazione del manifesto elettorale dei Tory, il vantaggio nei sondaggi dei conservatori sul Labour si è dimezzato!
E non è difficile capire il perché. È un annuncio di guerra verso le classi oppresse e un regalo alle élites economiche e finanziarie. “Un calcio nei denti agli elettori”, come ha confessato un ministro. Nel programma si attacca una delle fasce delle riserve tradizionali di voto di Theresa May: i pensionati, con la proposta di una “dementia tax” cioè una tassa sull’assistenza agli anziani (poi frettolosamente ritirata). Un altro punto del manifesto, il taglio drastico ai pranzi gratuiti a scuola, ha provocato un grande putiferio dopo che uno studio ha rivelato che potrebbe colpire 900mila alunni.
Un programma, insomma, che ha accentuato la polarizzazione di classe nel contesto della campagna elettorale. Ha ribadito che il programma della borghesia britannica, sia dentro che fuori dall’Unione europea, è sempre lo stesso: austerità per i lavoratori, aumento senza freni dei profitti per i padroni.
Il nervosismo regnante a Downing street si è rivelato anche dal rifiuto di Theresa May a essere presente al dibattito televisivo con Jeremy Corbyn, dove ha mandato il ministro dell’Interno.
Numerosi editoriali suggeriscono al Primo ministro di modificare la propria tattica nella campagna elettorale, ma potrebbe essere troppo tardi.
Corbyn è riuscito a catalizzare attorno alla sua campagna elettorale tutte le forze vive della società. L’appoggio ai Conservatori è passivo e si basa sui settori più arretrati della società.
È possibile che i recenti attentati terroristici concedano una possibilità di recupero a Theresa May. Inoltre, le particolarità del sistema elettorale, con i collegi uninominali, rendono assai ardua ogni previsione sul risultato finale.
Vi è comunque la possibilità concreta che il parlamento rimanga senza una maggioranza assoluta. Una situazione instabile e potenzialmente esplosiva. In alcuni modelli prodotti dagli istituti di ricerca, il Labour potrebbe, con il voto del Partito nazionalista scozzese, dei nazionalisti gallesi e dei Verdi, ottenere una maggioranza in Parlamento e governare per mezzo di un esecutivo di minoranza.
Uno scenario del genere provocherebbe una tensione enorme all’interno del Labour. La borghesia eserciterebbe una pressione fenomenale sul gruppo parlamentare laburista per impedire la nascita di una maggioranza nettamente schierata a sinistra. E ne avrebbe i mezzi, visto che la destra laburista conta un cospicuo numero di candidati, ostili a Corbyn (e che nonostante ciò ha permesso la loro candidatura) e ben felici di frenare ogni spostamento a sinistra dell’asse politico britannico.
Vincere le elezioni per il Partito laburista sarebbe tuttavia solo il primo passo. Quello successivo sarebbe realizzare le promesse contenute nel programma, che sarebbe sottoposto a un sabotaggio costante da parte del grande capitale. Solo un appello alla mobilitazione attiva delle masse e una rottura netta col sistema capitalista potrebbero permettere la realizzazione del Manifesto elettorale di Corbyn. Questa sarà la scelta davanti al leader del Labour in caso di vittoria.
Qualunque sia l’esito elettorale, le energie e le speranze suscitate in questa campagna elettorale non evaporeranno come neve al sole. Migliaia di giovani e lavoratori sposteranno l’attenzione verso il sostegno attivo al programma di Corbyn o alla lotta con un nuovo governo conservatore. Queste energie dovranno essere organizzate e armate di una teoria e di un programma rivoluzionario.
(Questo testo è stato scritto sulla base degli articoli apparsi su socialist.net, il sito dei marxisti britannici)