I bolscevichi e la pace di Brest-Litovsk
24 Maggio 2017Statale di Milano: contro il numero chiuso!
24 Maggio 2017Da gennaio Varese vede una vertenza sindacale svilupparsi in pieno centro: a seguito del fallimento del Gruppo S. Alessandro, che gestiva la clinica privata “La Quiete” di Varese, i lavoratori della casa di cura sono in assemblea permanente e gestiscono autonomamente la struttura, offrendo prestazioni gratuite o a prezzi calmierati. Questo è un chiaro segnale non solo della volontà dei lavoratori di tutelare il loro posto di lavoro ma anche di mantenere un servizio che, a causa della privatizzazione della sanità fortemente voluta dalle giunte lombarde (e dai governi nazionali) è a rischio per le convenienze economiche di un imprenditore. La loro lotta per il diritto al lavoro non può essere scissa dalla lotta che tutti noi dovremmo fare per difendere il nostro diritto alla sanità.
L’obiettivo dei lavoratori della clinica, sotto sfratto esecutivo dall’inizio di gennaio, è sempre stato quello di evitare di abbandonare la struttura prima dell’asta, che era fissata per il 29 marzo, in cui si sarebbe dovuto trovare un nuovo compratore per la struttura. All’asta non si era presentato nessun compratore, ma nei giorni successivi ci sono state due proposte di acquisto. Nonostante questo il giudice che sta seguendo il processo ha rifiutato le offerte. Così il 28 aprile l’ufficiale giudiziario si è presentato alla clinica con polizia e digos per dare corso allo sfratto dopo l’ingiunzione del tribunale di Varese, a seguito del mancato pagamento degli affitti, ma non è stato possibile trasferire tutti i pazienti poiché quattro ricoverati erano in attesa di accertamenti specialistici e non potevano essere spostati.
La chiusura definitiva é stata rimandata così al 12 maggio. L’11 maggio, un giorno prima della chiusura, uno dei due compratori ha presentato una proposta di acquisto più dettagliata offendo 7 milioni e mezzo, 30 mila euro per gli affitti dell’immobile e il pagamento dei salari ancora da versare (una cifra poco al di sotto della base d’asta che era di 8 milioni). La proposta, però, é stata rifiutata dal giudice fallimentare per motivi sconosciuti. Così il 12 maggio i lavoratori si sono fatti trovare in presidio davanti alla clinica. All’arrivo dell’ufficiale giudiziario i lavoratori si sono riuniti in assemblea, e dopo qualche ora di stallo l’ufficiale ha rimandato la chiusura definitiva al 30 maggio, formalmente per permettere di preservare i macchinari presenti.
La chiusura di un polo che fornisce servizi sanitari in città è inaccettabile: stiamo parlando di risorse, macchinari e personale che potrebbero costituire un importante valore per la comunità se fossero messi al servizio di tutti e non utilizzati per far fare profitto a qualche padrone. Ci schieriamo al fianco della lotta dei lavoratori de La Quiete e parteciperemo ad ogni iniziativa da loro organizzata. Il giudice deve dare spiegazioni per il rifiuto delle offerte fino ad ora pervenute e, se entro la fine del mese non ne perverranno altre da potenziali compratori, la clinica dovrà essere inserita nel polo sanitario regionale. In ciascuno dei due casi il piano non deve in alcun modo comprendere tagli al personale. É inaccettabile che per il fallimento (o la speculazione) di un padrone i lavoratori perdano il posto di lavoro.
Sinistra Classe Rivoluzione Varese
Collettivo Varese Rossa