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5 Aprile 2017La Guyana francese (dipartimento d’oltremare francese) ha recentemente assistito alla più grande mobilitazione nella storia del paese. Sabato scorso, 37 sindacati organizzati nell’Unione dei Lavoratori della Guyana (UTG), hanno deciso di convocare uno sciopero generale ad oltranza a partire da lunedì, 27 marzo. Lo sciopero generale ha coinvolto quasi tutti i lavoratori nei diversi settori.
[Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista marxista francese Révolution]
Il movimento è iniziato lunedi, 20 marzo da parte dei lavoratori del settore energetico. I lavoratori di Endel (una controllata di Engie, la multinazionale francese di energia elettrica) hanno bloccato l’ingresso al centro spaziale di Kourou e hanno rivendicato un aumento dei salari. Questa è stata la scintilla che ha diffuso lo sciopero ad altri settori dell’economia: i lavoratori di EDF (Elettricità di Francia), alcuni braccianti agricoli e i lavoratori del centro medico-chirurgica di Kourou, sede della base spaziale.
I collettivi formati dai sindacati hanno eretto posti di blocco agli ingressi di diverse città. Il Porto di Cayenna e la prefettura sono stati anche bloccati. Gli individui anche erette barricate spontaneamente e questi si sono aggiunti a quelli già eretta dai collettivi sindacali. Il paese è stato completamente paralizzato da lunedi scorso.
Questo movimento non è venuto fuori dal nulla. Ha le sue radici in una situazione sociale ed economica catastrofica. In Guyana, il tasso di disoccupazione è superiore al 22% per la popolazione in generale e al 40% per i giovani. Il reddito medio è di soli 1.400 euro al mese. Quasi la metà della popolazione della Guyana vive con meno di 500 euro al mese, mentre i prezzi per molti generi di prima necessità sono più alti che nella Francia metropolitana. Il 15% della popolazione non ha accesso all’acqua potabile. Il 44% dei bambini abbandona la scuola a livello delle elementari.
Allo Stato francese la Guyana non è mai realmente interessata. Di fronte a questa emergenza sociale ed economica, da Parigi il Primo ministro ha inviato una delegazione internazionale poco prima dell’inizio dello sciopero domenica, 19 marzo. Aveva ben poco da offrire: 60 milioni di euro per l’ospedale e più forze dell’ordine: 25 agenti di polizia e 23 gendarmi in più. Questo è tutto ciò che il governo ha messo sul tavolo, anche se François Hollande ha promesso nel 2013 “Un patto per il futuro della Guyana”, che deve ancora essere firmato.
Messo alle strette dal potente sciopero generale, il governo ha deciso di inviare il nuovo ministro degli interni, Matthias Fekl (un sostenitore di Hamon) e l’incoerente ministro degli Esteri, Erika Bareigts al fine di “calmare la situazione”, promettendo di trovare nel giro di “dieci o quindici anni” le soluzioni ai problemi (intanto hanno dato altri 20 milioni di euro per l’ospedale di Cayenna). Ma le promesse e la carità non sono sufficienti come si è visto dalla dichiarazione del portavoce del movimento che è stata rilasciata dopo il primo incontro con i ministri il 30 marzo: “Ci devono dare le infrastrutture che hanno tutti gli altri dipartimenti francesi.”
L’atteggiamento del governo rivela il cinismo dello Stato francese, che è interessato alla Guyana solo per la sua posizione geografica e il business dei razzi “Ariane”. Non è un caso che la rivolta in Guyana sia scoppiata nel bel mezzo della campagna presidenziale. Il governo è debole e il presidente Hollande è così screditato che ha persino rinunciato a ripresentarsi alle elezioni presidenziali. I suoi ministri, in un tentativo triste, ma purtroppo di moda, di abbandonare la nave voteranno Macron nel tentativo di salvare la pelle.
La rabbia si sta esprimendo apertamente in Guyana, ma esiste anche in profondità nella società francese ed è semplicemente alla ricerca di un modo per esprimere se stessa all’esterno. Lo sciopero generale della Guyana ci indica la via d’uscita dello status quo perché testimonia la forza della classe operaia quando si mobilita. Lo sciopero ha un carattere rivoluzionario evidente, anche se si limita per il momento ad un dipartimento con meno di 300.000 abitanti. Lo sciopero mostra il futuro della Francia, dove la rabbia è altrettanto diffusa.
Siamo tutti Guyanesi!