Rivoluzione n°25
21 Novembre 2016A cento anni dalla morte di Jack London
22 Novembre 2016Il 25 novembre ricorre la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne che fu istituita nel 1999. Questa data fu scelta durante l’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi da alcune donne attiviste nel 1981 a Bogotà, in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal. Le sorelle furono un esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Trujillo, il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni. Il 25 novembre 1960, infatti, le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti della polizia segreta. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.
Anche quest’anno il 26 novembre in tutte le grandi città del mondo si manifesterà contro la violenza sulle donne con la parola d’ordine “Non Una In Meno”. Ed è ancora dall’America latina che si alza il grido delle donne di questo movimento che a ottobre ha organizzato manifestazioni con migliaia di persone in Argentina, Messico, Venezuela e Paraguay per esprimere il loro dissenso e vergogna per l’uccisione di una giovane donna, Lucia Perez, rapita, costretta ad assumere droga e morta bruciata dopo una violenza sessuale.
Siamo convinti che certe cose accadono solo lontano dal nostro piccolo paese? Noi crediamo di no soprattutto perché i dati riguardanti l’Italia non sono confortanti,anzi mettono in evidenza che la barbarie delle violenze è generale.
Secondo i dati Istat nel 2015 il 35% delle donne ha subito una violenza, il 31,4% la subisce tra i 16 e i 70 anni. Nel 62,4% dei casi la violenza è per opera dei partners attuali o dagli ex. Nei primi 8 mesi del 2016 sono 78 i omicidi di donne nel nostro “bel paese”.
Questi sono solo alcuni dati che confermano che la violenza di genere è sempre presente nella nostra società e le donne ne subiscono varie forme sia tra le mura domestiche che fuori. Le donne lavoratrici da sempre devono fare i conti con la continua disparità che si vive sui luoghi di lavoro, dove a parità di mansione e livello una donna viene pagata il 10,4% in meno rispetto al collega di sesso opposto. Nel 2015 26 mila donne hanno presentato dimissione volontarie dal lavoro perché non ci sono asili nido pubblici nel nostro paese e non riescono a conciliare maternità e lavoro. Crediamo che sia necessario costruire un movimento di lotta che parta dal combattere la violenza sulle donne e arrivi fino al difendere i diritti che queste ultime hanno conquistato con la lotta negli anni precedenti e conquistarne dei nuovi. La crisi del capitalismo ha aumentato nevrosi e violenze nei confronti delle donne. La liberazione della donna può avvenire solo lottando contro questo sistema capitalista che produce violenza e oppressione. Il 26 novembre saremo in piazza a Roma e vogliamo che da quella piazza parta non solo una marcia che esprima la rabbia delle donne ma sia l’inizio di una mobilitazione generale che prenda esempio dalla radicalità e dalle forme di lotta vittoriose viste nelle strade di Varsavia. Solo così potremo gridare a voce alta finalmente NI UNA MENOS.