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13 Novembre 2025
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NUOVO OPUSCOLO – Libere dalla violenza, libere dal capitale!

di Serena Capodicasa

Il fenomeno della violenza sulle donne è drammaticamente entrato nella quotidianità delle cronache che, con le storie delle donne che vengono uccise giorno dopo giorno, continuano a confermare statistiche tristemente consolidate negli ultimi anni. I dati dell’ultimo triennio mostrano che in Italia ogni tre giorni una donna è stata uccisa, l’83% dei femminicidi avvengono in ambito familiare e il 58% per mano del partner o dell’ex partner. Sono dati incontrovertibili, che sbugiardano i tentativi da parte del governo di strumentalizzare il fenomeno per fomentare campagne razziste contro gli immigrati e politiche repressive. Lungi dall’essere un problema di ordine pubblico, la violenza sulle donne si sviluppa prevalentemente in ambito domestico e all’interno delle relazioni di coppia.

La consapevolezza di questo, al di là e contro l’odiosa propaganda del governo, è ormai ampiamente diffusa. Non a caso il dibattito che si è aperto su come contrastare questo fenomeno mette al centro la questione dell’educazione delle giovani generazioni.

È questo il punto di partenza del nostro nuovo opuscolo sulla questione femminile, Libere dalla violenza, libere dal capitale!, che entra nel merito della discussione sui “corsi di educazione affettiva”, rigettando l’impostazione securitaria del governo e quella paternalista del PD. Noi proponiamo corsi di educazione sessuale gestiti dagli studenti in collaborazione con operatrici e operatori di consultori e centri anti-violenza, e quindi fuori dal controllo di istituzioni e autorità scolastiche, che sono normalmente agenti di repressione e oppressione all’interno delle scuole.

Così come affrontiamo gli attacchi che vengono portati avanti a consultori e centri anti-violenza, presìdi fondamentali per la salute e l’autodeterminazione delle donne, e frutto storico delle loro lotte, che oggi subiscono tagli e chiusure per le misure di austerità che tolgono risorse allo stato sociale per convogliarle ad esempio sulla spesa militare.

Un programma di lotta contro la violenza e per la liberazione della donna dovrebbe partire da questi punti per estendere però la sua prospettiva a quelle che sono le cause ultime di violenza sulle donne e oppressione femminile. Uno studente può anche seguire un corso a scuola ma poi torna a casa, dove magari tutto il lavoro domestico cade sulle spalle di una madre che non lavora, o che deve fare salti mortali per conciliare la cura della casa, dei figli, dei genitori anziani, con un lavoro precario, part time e sottopagato.

Queste sono le condizioni materiali di disuguaglianza e ricattabilità che il capitalismo alimenta per sfruttare meglio tutti i lavoratori e che fomentano i pregiudizi sessisti nella cultura, nei modelli educativi, il senso del possesso nelle relazioni interpersonali che poi possono sfociare nelle molestie e nella violenza fisica.

La lotta di classe di lavoratrici e lavoratori uniti contro le politiche che gli uomini e le donne della classe dominante portano avanti nei loro interessi è la via per lottare contro l’oppressione femminile, partendo dalle condizioni materiali (come occupazione stabile, parità salariale, socializzazione del lavoro domestico), senza le quali parlare di liberazione sarebbe una mera astrazione, ma in una prospettiva rivoluzionaria che punti ad estirpare quella che è la causa ultima dell’oppressione: la divisione in classi della società.

Proprio per questo l’opuscolo propone anche un articolo che spiega l’origine dell’oppressione femminile da un punto di vista marxista, riprendendo l’analisi sviluppata da Engels ne L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato e un articolo che descrive l’esperienza storica più avanzata in assoluto dal punto di vista dell’avanzamento della condizione femminile: quella della rivoluzione russa, prima della degenerazione stalinista.

Questa fece impallidire ogni altro Stato capitalista, non solo in termini di conquiste, ma di coinvolgimento attivo delle donne nel loro stesso processo di liberazione e di costruzione dell’unica società in cui sia possibile estirpare la piaga dell’oppressione: una società comunista, in cui si produca per i bisogni di tutti e non per i profitti di pochi; una società in cui la vita di ognuno e le relazioni tra le persone, liberate dalle pressioni delle necessità materiali, possano finalmente essere vissute in modo autentico. Il comunismo è anche questo!

Prendi la tua copia dell’opuscolo a questo link.

 

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