
L’omicidio di Charlie Kirk crea un martire per il MAGA
12 Settembre 2025Mentre pubblichiamo quest’articolo della sezione francese dell’ICR, il movimento iniziato il 10 settembre continua, con assemblee generali nelle università in tutto il paese, assemblee e iniziative sindacali sui luoghi di lavoro in preparazione della prossima giornata d’azione indetta per il 18 settembre.
di Parti Communiste Révolutionnaire
Diverse centinaia di migliaia di persone hanno partecipato alla mobilitazione del 10 settembre. Dall’alba fino a notte fonda, il movimento si è dispiegato in forme diverse: blocchi, picchetti davanti a scuole e università, presìdi, manifestazioni, picchetti di sciopero e assemblee generali. L’atmosfera era radicale e combattiva. La gioventù dominava i cortei, in particolare nelle grandi città.
Ciò è tanto più significativo perché la mobilitazione ha dovuto farsi strada tra numerosi ostacoli. Questa estate, la stampa “liberale” denunciava a gran voce la presenza nel movimento dell’“estrema destra”. Poi, quando alcune organizzazioni del movimento operaio hanno lanciato l’appello alla mobilitazione del 10 settembre, gli stessi giornalisti hanno abbracciato l’analisi – sempre così “sottile” – di Bruno Retailleau: l’“ultrasinistra” avrebbe messo il paese a ferro e fuoco, sotto la fredda e cinica guida del Nerone dei nostri tempi, Jean-Luc Mélenchon. A meno che tutto ciò non fosse invece opera… di Vladimir Putin! In questi tempi turbolenti, i “giornalisti” al soldo dei padroni non si fanno scrupoli di fronte a alcuna assurdità.
Di fronte alle “violenze” e al “caos” annunciato, il ministro dell’Interno (dimissionario) aveva promesso una repressione brutale. Di fatto, i tentativi di blocco sono stati sistematicamente repressi, così come molte manifestazioni e presidi. Ma gli ostacoli non sono venuti solo dal governo, dai media reazionari e dall’apparato statale. Invece di concentrare tutte le loro forze sul 10 settembre, le direzioni sindacali confederali si sono accordate, a fine agosto, per lanciare una giornata d’azione il 18 settembre. Questa data concorrente non poteva che nuocere alla mobilitazione del 10 settembre. Le direzioni sindacali confederali lo sapevano perfettamente.
Malgrado tutto ciò, quindi, il 10 settembre è stato un successo. Che Mélenchon – come altri – vi abbia contribuito è innegabile. Ma la causa fondamentale del movimento “Blocchiamo tutto” è l’enorme quantità di rabbia sociale accumulatasi nel profondo della società da molti anni. Sono le controriforme, l’austerità, l’inflazione, la precarizzazione del lavoro, la distruzione dei servizi pubblici, la chiusura delle imprese, la selezione all’università, il razzismo di Stato, il genocidio degli abitanti di Gaza, la complicità dell’imperialismo francese in questo genocidio, la repressione dei militanti pro-palestinesi – e molte altre fonti di indignazione e sofferenza.
L’ultima, in ordine di tempo, è stata la nomina a Matignon (residenza ufficiale del primo ministro, Ndt) di Sébastien Lecornu, il sosia politico di Macron. Si tratta al tempo stesso di una provocazione e di un’espressione flagrante della crisi del regime capitalista francese. Forte del suo 12% di consensi nei sondaggi, Macron persiste e rilancia: “o me o il caos”. Milioni di giovani e di lavoratori hanno percepito questo come un appello a intensificare la mobilitazione per cacciare questo fanatico dall’Eliseo. Giustamente!
E ora ?
Lo abbiamo detto: nelle più alte sfere del movimento sindacale, la giornata del 18 settembre è stata concepita come un ostacolo a quella del 10. Tuttavia, il 18 settembre è stato a sua volta imposto alle direzioni sindacali confederali dal movimento del 10 settembre. E ormai, la giornata del 18 potrebbe rappresentare un salto qualitativo nella mobilitazione. In altri termini, la dinamica della lotta potrebbe sfuggire al controllo della burocrazia conservatrice delle direzioni confederali. Molti lavoratori hanno scelto di “saltare” il 10 e di entrare in azione il 18, che si annuncia di massa. I giovani che sono scesi in piazza il 10 ci saranno anche il 18 e saranno certamente più numerosi. Detto ciò, il 18 non deve ridursi a una semplice “giornata d’azione”, senza seguito né vero piano di battaglia.
A partire da subito, tutte le organizzazioni giovanili e del movimento operaio devono convocare assemblee generali per fare del 18 settembre il punto di partenza di un movimento capace di “bloccare tutto”, cioè paralizzare l’economia attraverso scioperi ad oltranza nel maggior numero possibile di settori. Solo uno sviluppo di questo tipo può creare le condizioni di una vittoria decisiva per il nostro campo.
È evidente che le direzioni confederali dei sindacati non hanno alcuna intenzione di orientare la lotta in questa direzione. Per questo, senza smettere di esercitare pressione sui vertici sindacali, le organizzazioni più combattive della sinistra e del movimento sindacale – a cominciare da France Insoumise e dall’ala sinistra della CGT – devono prendere l’iniziativa di convocare e animare assemblee generali per difendere un piano di battaglia offensivo basato su un programma radicale.
Il tempo di un’inutile successione di “giornate d’azione” è finito. È il momento di una mobilitazione decisiva contro Macron, Lecornu, tutta la destra e la grande borghesia. Il 10 settembre è stata la prima scossa, facciamo del 18 l’inizio di un terremoto sociale capace di porre la vera domanda: chi deve dirigere la società? La classe lavoratrice, che produce tutte le ricchezze – o una manciata di parassiti giganti che, per difendere i propri profitti, vogliono imporci un’austerità brutale?
11 settembre 2025