Un documento sovietico smarrito dà ragione a Trotskij: non c’è stato davvero “bolscevico migliore”!

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Un documento sovietico smarrito dà ragione a Trotskij: non c’è stato davvero “bolscevico migliore”!

di Joe Attard (da www.marxist.com)

Trotskij tempo fa disse che un’unione era impossibile. Trotskij lo ha compreso, e da quel momento non c’è stato bolscevico migliore.” Vladimir Lenin fece questa affermazione al Comitato bolscevico di Pietrogrado l’1 novembre 1917 (del vecchio calendario).

Tutte le prove di questa riunione sono state cancellate dalla storiografia sovietica ufficiale per quasi un secolo. Ma grazie al lavoro di uno storico su internet, il manoscritto dei verbali originali è stato ritrovato. Nessuno può più negare che queste fossero le parole di Lenin!

L’esistenza di questo documento e la storia della sua soppressione non solo avallano il resoconto di Trotskij di una riunione specifica. Aiutano a illustrare le reali opinioni di Lenin, che vennero deliberatamente sepolte dopo la sua morte sotto una montagna di menzogne, da parte di Stalin e dei suoi epigoni.

Qual era il contesto di questi commenti di Lenin? La presa del potere da parte dei bolscevichi a Pietrogrado fu relativamente pacifica, grazie alla soverchiante autorità del Secondo Congresso Panrusso dei Soviet, in cui i bolscevichi e i loro alleati avevano ottenuto la maggioranza, e al lavoro meticoloso di preparazione da parte dei principali dirigenti bolscevichi.

Quando ci fu la Rivoluzione d’Ottobre, Lenin era in clandestinità, ricercato dal Governo Provvisorio, e poteva così esortare i dirigenti bolscevichi all’azione solo da lontano. Nel lavoro vero e proprio di preparazione dell’insurrezione, il ruolo centrale lo ebbe Trotskij, in quanto capo del Comitato Militare Rivoluzionario, che era stato creato dal Soviet di Pietrogrado.

Come disse un commentatore:

Tutto il lavoro di organizzazione pratica dell’insurrezione fu condotto sotto l’immediata direzione del presidente del Soviet di Pietrogrado, il compagno Trotskij. Si può dire con certezza che il Partito sia in debito in primo luogo e principalmente verso il compagno Trotskij per il rapido passaggio della guarnigione dalla parte del Soviet e per l’organizzazione efficiente del lavoro del Comitato Militare Rivoluzionario” (Lenin e Trotskij, per cosa lottarono veramente, AC Editoriale, pag. 254).

Il commentatore è nientemeno che Stalin in persona! Nonostante i suoi tentativi di cancellare dalla storia questo suo giudizio favorevole, può essere consultato nelle scansioni delle edizioni originali della Pravda, che riproduciamo qui di seguito.

La rivoluzione non si svolse in maniera altrettanto ordinata in tutto il paese. A Mosca, per esempio, il Consiglio Militare Rivoluzionario venne per breve tempo respinto dai corpi volontari controrivoluzionari del Cremlino (gli junker), provocando un massacro.

Una parte della direzione bolscevica percepiva di essere in una posizione fragile e cominciò a tentennare. I capi di questa “destra” nel partito, Zinoviev e Kamenev, avevano precedentemente cercato di formare un’alleanza con i riformisti menscevichi e socialisti rivoluzionari prima della rivoluzione e si opposero all’insurrezione di Ottobre, che definirono “prematura”, in contrasto con Lenin.

Dopo la rivoluzione, continuarono a sostenere che fosse necessario formare una coalizione con i socialisti rivoluzionari di destra e con i menscevichi. Tuttavia, non solo questi partiti erano fortemente contrari alla rivoluzione, ma erano stati persino all’interno dell’odiato Governo Provvisorio di Alexander Kerenskij e avevano appoggiato l’arresto dei dirigenti bolscevichi durante le giornale di luglio.

Alcuni dei dirigenti della destra bolscevica si dimisero dalla proprie cariche a seguito della disputa. Fecero leva anche su alcuni dei settori più conservatori della classe lavoratrice russa, tra cui il sindacato dei ferrovieri Vikzhel, che minacciava scioperi nel tentativo di costringere i bolscevichi a un compromesso. Chiesero persino che Lenin e Trotskij si dimettessero per facilitare l’accordo.

Tutto ciò avvenne solo pochi giorni dopo la Rivoluzione d’Ottobre, mettendo a rischio il neonato regime sovietico.

Per risolvere la crisi, la Pravda annunciò una riunione di emergenza del Comitato di Pietrogrado del Partito Bolscevico all’Istituto Smolny l’1 novembre. In questa riunione, Lenin e Trotskij si trovavano alla sinistra del Partito e rifiutavano il compromesso. Alla destra, c’erano Kamenev, Zinoviev e altri. Stalin prese una posizione intermedia e, secondo il resoconto ufficiale dell’incontro, non aprì bocca. Questo era tipico di Stalin, che era solito prendere una posizione di “attesa” durante gli aspri conflitti interni nel partito, per poi schierarsi con la fazione che emergeva come la più forte dopo lo scontro.

Trotskij si unì formalmente ai bolscevichi nell’agosto del 1917, in un momento in cui il partito veniva perseguitato da Kerenskij. Egli giocò un ruolo esemplare nella Rivoluzione d’Ottobre e veniva riconosciuto in maniera generale come il suo secondo dirigente, insieme con Lenin.

Questo è il vero significato delle parole di Lenin su Trotskij, che vennero soltanto confermate dagli eventi successivi. I due collaborarono strettamente per anni e Trotskij condusse l’Armata Rossa alla vittoria nella guerra civile. Negli ultimi anni della sua vita, Lenin intendeva formare un blocco con lui per combattere la crescente burocratizzazione del partito e dello Stato sovietico, finché non venne messo fuori gioco dalla malattia.

È chiarissimo il motivo per cui i commenti di Lenin vennero cancellati, visto che contrastavano in maniera imbarazzante con il castello di menzogne che gli epigoni stalinisti cercarono di costruire dopo la sua morte. Lungi dall’essere un conciliatore o un menscevico, Trotskij si schierò fermamente con Lenin contro qualsiasi concessione ai mescevichi e ai socialisti rivoluzionari, mentre Kamenev e Zinoviev cercavano un accordo e Stalin, semplicemente, si teneva in disparte come sempre.

In La scuola della falsificazione di Stalin, scritto da Trotskij negli anni ’30, egli osserva che i verbali dell’incontro erano assenti in maniera lampante dalla raccolta ufficiale sovietica Il primo Comitato di Pietrogrado legale dei Bolscevichi nel 1917 (pubblicato nel 1927).

Trotskij riuscì in qualche modo ad ottenere l’accesso alle bozza di una versione precedente del libro, che includeva una trascrizione a macchina, in cui i verbali erano presenti. Ma non apparvero mai nel volume finale. Una fotografia della bozza venne inclusa nel Bollettino dell’Opposizione nel 1929, contrassegnato con una spunta sulla pagina frontale, assieme ad una nota del curatore P.F. Kudelli:

Il discorso di V.I. Lenin venne trascritto dal segretario di quella sessione del Comitato di Pietroburgo con notevoli omissioni e numerose abbreviazioni di varie parole e frasi. In alcuni punti, la trascrizione del discorso di Lenin è indecifrabile. Per evitare di presentare il discorso in forma alterata, esso, pertanto, non verrà stampato.

Come puntualizza Trotskij, questa è una misera scusa che non regge all’analisi più superficiale. Lo stile incalzante dei discorsi di Lenin comportava che ci fossero spesso buchi, omissioni e intere sezioni che non si riusciva ad udire nei suoi interventi nelle riunioni, eppure i verbali in questi casi non vennero mai scartati.

La verità, spiega Trotskij, è che le parole di Lenin in quella riunione andavano in contrasto con il mito costruito ad arte, prima da Zinoviev e Kamenev e, poi, in maniera ancora più scandalosa da Stalin (alleato di Bucharin e altri), secondo il quale Lenin e Trotskij erano sempre ai ferri corti.

Stalin resuscitò e riportò all’attenzione tutti i vecchi disaccordi semi-dimenticati e le polemiche tra Lenin e Trotskij molto prima del 1917, sottolineando la sua associazione di breve durata con i menscevichi, che durò solo dal 1903 al 1904, e suggerì che Trotskij non fu mai un “vero bolscevico”. Al posto della storia vera, negli anni ’30 venne intessuto gradualmente un mito ufficiale, per cui fu in realtà il Consiglio Militare Rivoluzionario diretto da Stalin a guidare la Rivoluzione d’Ottobre. In realtà, questo comitato non fu mai operativo.

Si è persino suggerito (nella maniera più insidiosa) che Trotskij fu colui che voleva frenare l’insurrezione, in contrasto con Lenin. Quest’ultima menzogna venne persino inclusa nell’altrimenti splendido film di Sergei Eisenstein, Ottobre.

Un archivista sovietico, Zaviliev, che stava lavorando all’archiviazione delle vecchie riunioni del comitato centrale, accennò ad una risoluzione di Trotskij che venne votata e approvata nella riunione (anche da Stalin). Affermò che il testo di questa risoluzione “non era sopravvissuto”. Visto che la posizione ufficiale dei bolscevichi dopo questa riunione fu di non fare alcun compromesso con i sabotatori menscevichi e socialisti rivoluzionari, se ne può dedurre il contenuto.

Nel 1989, La Scuola della falsificazione di Stalin, scritto da Trotskij, circolò legalmente per la prima volta in Unione Sovietica sotto la politica della perestroika, insieme con un’enorme mole di materiale di archivio che era stato occultato. Nell’introduzione della nuova edizione, gli storici sovietici commentarono così la trattazione rigorosa dei fatti da parte di Trotskij;

[È] necessario notare l’approccio molto scrupoloso di L.D. Trotskij a tutto il materiale documentario, e soprattutto a quello di Lenin, che egli utilizza senza alcuna ‘esagerazione’ mantenendone i naturali nessi logici”. [corsivo nostro]

Paragonate questo alla noncuranza con cui gli stalinisti disseppelliscono qualsiasi disaccordo tra Lenin e Trotskij quando quest’ultimo era fuori dal Partito Bolscevico, molto tempo dopo che tali divergenze erano state appianate.

O come la raccolta di Stalin del 1924 Fondamenti del Leninismo fece scempio delle parole di Lenin, solo per poi ricordarsi che potevano essere essere oggetto di ulteriore scempio una seconda volta nel 1926 in Problemi del leninismo, per “provare” che la teoria anti-marxista del “socialismo in un paese solo” fosse compatibile con il pensiero di Lenin. Questo nonostante quest’ultimo avesse insistito per tutta la vita che la Rivoluzione Russa sarebbe potuta essere solo il preludio ad una rivoluzione in tutta Europa.

Oltre a rilevare gli insabbiamenti, il canale YouTube di Noj Rants è riuscito a portare alla luce per la prima volta dopo più di un secolo i verbali smarriti di questa riunione dell’1 novembre, in un video intitolato: “La Scuola della falsificazione di Stalin”: gli archivi danno ragione a Trotskij?. Essi non erano mai stati disponibili online prima d’ora.

A quanto pare, il creatore del video ha dovuto fare richiesta scritta all’Archivio Statale Russo di Storia Sociale e Politica, che ha acconsentito a dargli in prestito il materiale.

Come possiamo vedere nel video, la comparazione tra il manoscritto del verbale con la versione che ne dà Trotskij e le bozze pubblicate dall’Opposizione nel 1929 rivela che i contenuti sono identici. Queste erano davvero le parole di Lenin, soppresse dall’apparato statale stalinista all’interno della sua implacabile guerra contro la verità.

Questo episodio apparentemente minore, che riguarda un’osservazione di Lenin, illustra bene lo scopo della “scuola di falsificazione” di Stalin, per usare un’espressione di Trotski. Nello specifico, essa era rivolta a distorcere totalmente la vera eredità di Lenin e la storia autentica della Rivoluzione d’Ottobre, che si era trasformata in un anatema per gli interessi della burocrazia stalinista a metà degli anni ’20, e per creare un fosso artificiale tra Lenin e Trotskij, i cui nomi erano legati fin dal 1917 fino alla morte di Lenin.

Ci complimentiamo con Noj Rants per il suo importante lavoro nel riportare alla luce questo piccolo, ma significativo, documento storico e invitiamo tutti i nostri lettori a guardare il suo breve video fino alla fine. Come scrisse una volta Lenin: il motore della storia è la verità, non la menzogna.

 

 

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