Serbia – Sulla rivendicazione di nuove elezioni

Svezia – I portuali vanno all’offensiva dopo il licenziamento di un dirigente sindacale per avere bloccato un cargo militare diretto in Israele
4 Giugno 2025
Il genocidio a Gaza e l’ipocrisia imperialista
5 Giugno 2025
Svezia – I portuali vanno all’offensiva dopo il licenziamento di un dirigente sindacale per avere bloccato un cargo militare diretto in Israele
4 Giugno 2025
Il genocidio a Gaza e l’ipocrisia imperialista
5 Giugno 2025
Mostra tutto

Serbia – Sulla rivendicazione di nuove elezioni

di Zvonko Dan – Revolucionarni Komunistički Savez, sezione jugoslava della ICR

Gli studenti che guidano le proteste in corso in tutta la Serbia hanno recentemente annunciato la richiesta di elezioni politiche anticipate, in cui gli studenti presenteranno la propria lista di candidati. Tutti i media dell’opposizione hanno riportato con enfasi questa dichiarazione e le masse hanno espresso il loro sostegno sulla base della fiducia riposta negli studenti. Alcuni attivisti sono arrivati al punto di affermare che chiunque sia favorevole alla caduta del regime di Aleksandar Vučić sosterrà questa proposta.

[Pubblicato originariamente su crvenakritika.org]

La tanto attesa espressione politica del movimento in Serbia sta finalmente prendendo forma, grazie alla consapevolezza che l’attuale regime non renderà giustizia alle vittime del crollo della pensilina a Novi Sad, elemento scatenante delle proteste in corso.

Piuttosto che unirci al coro di elogi per questa mossa, nell’ambito di un dibattito democratico e fraterno su questo tema, vogliamo sottolineare come il movimento sia passato dal rifiuto delle elezioni alla loro richiesta, e quali contraddizioni questa rivendicazione comporti.

Come è nata la “democrazia diretta” di massa?

Il regime di Vučić sta affrontando il più grande movimento di massa nella storia della Serbia. È il culmine delle esperienze delle masse dopo sei precedenti ondate di movimenti di massa sotto la presidenza di Vučić. Sulla scia dei movimenti precedenti, il Partito Progressista Serbo (SNS) di Vučić non solo è riuscito a rimanere al potere, ma lo ha fatto senza dover fare concessioni significative.

Il movimento contro la multinazionale Rio Tinto, così come il movimento “Serbia contro la violenza” seguito a una serie di sparatorie di massa, sono stati entrambi guidati dall’opposizione e sono stati seguiti da elezioni anticipate. In quelle occasioni, mentre l’opposizione aumentava la sua forza in parlamento, non ha cercato di guidare le masse in una lotta per rovesciare Vučić nel momento in cui era più vulnerabile.

Allo stesso modo, nel corso delle attuali proteste, la direzione è inizialmente caduta proprio nelle mani degli stessi partiti dell’opposizione, che di movimento in movimento hanno sempre chiesto il minimo indispensabile. Basandosi sulle stesse politiche perseguite quando l’opposizione era al potere prima di Vučić, hanno costantemente fallito nel conseguire qualsiasi vittoria elettorale. Anche in queste proteste, l’opposizione si è dimostrata incapace di rovesciare Vučić.

A causa della loro impopolarità, i partiti dell’opposizione hanno rapidamente fatto un passo indietro e la direzione dell’attuale movimento è passata ai giovani. Le dichiarazioni dei partiti dell’opposizione hanno chiarito che essi sono completamente tagliati fuori dallo spirito combattivo dei giovani e delle masse, del tutto pronte ad affrontare il regime.

Lo sviluppo delle occupazioni delle facoltà e delle assemblee di massa da parte degli studenti è stato un salto di qualità che ha ulteriormente radicalizzato la lotta, anche se il regime non ha ceduto. Da allora, il regime ha fatto una concessione dopo l’altra. La sua reputazione è stata minata, ma l’opposizione non solo è rimasta nell’ombra, ma è stata anche rigorosamente esclusa dalla lotta degli studenti.

L’opposizione viene esclusa perché i genitori degli studenti che partecipano ai blocchi hanno già avuto esperienza di tali partiti al potere negli anni 2000 e hanno visto tutti i loro limiti durante i movimenti precedenti. Gli elettori dei partiti pro e anti-regime, così come chi non vota, si sono schierati con i giovani, a condizione che il movimento rifiuti tutte le opzioni politiche marce esistenti.

Il marciume del parlamentarismo in Serbia

Sebbene sia generalmente accettato che il regime di Vučić utilizzi un’infinità di mezzi loschi per rimanere al potere, è sintomatico del pensiero dell’opposizione il fatto che essa abbia attribuito ciascuna delle sue sconfitte principalmente alle manovre del regime. I sostenitori dell’opposizione sono arrivati al punto di accusare il popolo serbo stesso di meritarsi Vučić per non aver votato per l’opposizione.

Sembra sempre mancare un’analisi seria di queste sconfitte. Ma c’era da aspettarselo, considerando che l’opposizione odierna è composta principalmente da rappresentanti del precedente regime dal 2000 al 2012, o da persone “nuove” che condividono politiche praticamente identiche.

Dopo il rovesciamento del regime di Milošević, la coalizione dell’Opposizione Democratica Serba (DOS) è arrivata al potere. Il suo programma era basato sulla cosiddetta “democratizzazione” e “modernizzazione” della Serbia – eliminando ciò che restava dell’eredità del “socialismo” – nonché sul percorso di adesione all’Unione Europea.

Dopo la terribile esperienza del regime di Milošević negli anni ’90, le masse erano alla ricerca di una risposta. Con una scelta limitata, hanno cercato una risposta nella DOS. L’idea di una Serbia “moderna” ed “europea” ha trovato terreno fertile in quel momento.

Gli Stati operai deformati del blocco orientale si disintegrarono ingloriosamente negli anni ’90 e le burocrazie portarono avanti la restaurazione del capitalismo. In molti paesi fu attuata una brutale terapia d’urto economica che distrusse il tenore di vita della classe operaia. Il declino economico fu equivalente a quello che segue una guerra devastante.

La Serbia, invece, si è mossa più lentamente verso il capitalismo. Milošević ha portato avanti la privatizzazione ma, a causa del timore di un collasso economico come nel resto del blocco orientale, ha deciso di procedere con maggiore cautela. D’altra parte, come altri paesi dell’ex Jugoslavia, ha usato la guerra per coprire il saccheggio della proprietà pubblica, che ha venduto a prezzi irrisori alla classe capitalista emergente.

Questo ritmo di privatizzazione più lento ha anche dato al regime serbo l’opportunità di agire in modo un po’ più indipendente rispetto alle potenze imperialiste occidentali. Ma questo barlume di indipendenza si è concluso con i bombardamenti della NATO sulla Repubblica Federale di Jugoslavia. Numerose sconfitte nelle guerre, le pressioni dell’imperialismo e l’opposizione delle masse hanno portato al potere la DOS nel 2000.

Ma la visione romantica di una Serbia simile alla Svizzera cedette rapidamente il passo a una dura realtà, come aveva previsto la nostra Internazionale (https://marxist.com/revolution-and-counter-revolution-in-yugoslavia.htm). La democrazia parlamentare continuò ad attraversare crisi regolari, in cui non era possibile formare governi a causa dei conflitti che si aprivano tra gli ex alleati della coalizione DOS.

Si è creata una sorta di “democrazia”, ma accompagnata da una privatizzazione diffusa, licenziamenti di massa e un crollo del tenore di vita, simile a quello che ha colpito il resto del blocco orientale negli anni ’90.

Mentre continuava il saccheggio legato alle privatizzazioni, i politici corrotti sfruttavano le scappatoie legali a proprio vantaggio. C’era un alto tasso di disoccupazione, il lavoro informale con bassi salari era diffuso e gli uomini d’affari vicini al regime ricevevano appalti per progetti di infrastrutture pubbliche, che venivano realizzati con gare al ribasso, costituendo un grande rischio per la popolazione. Esatto: non stiamo parlando del Partito Progressista Serbo nel 2025, ma dei Democratici al potere negli anni 2000.

Il FMI e l’Unione Europea hanno imposto alla Serbia misure di austerità e tagli al settore pubblico, al fine di ripagare i debiti, privatizzare e preparare il terreno per il dominio del capitale straniero sulla Serbia.

Con la crisi economica del 2008, l’economia serba è entrata in recessione nel 2009, 2012 e 2014, insieme all’Unione Europea. Uomini d’affari ultra-ricchi come Miroslav Mišković avevano stabilito un monopolio pratico sulla politica. Nel frattempo, non c’è mai stata alcuna seria possibilità che la Serbia fosse accettata nell’Unione Europea, nonostante avesse votato politiche filoeuropee e avesse brutalmente attuato misure di austerità su richiesta dell’UE. In questo clima, Aleksandar Vučić, fino ad allora membro del Partito Radicale, ha compiuto una svolta filoeuropea e ha conquistato il potere sulla scia delle politiche fallimentari dei Democratici.

Questo è il motivo per cui l’opposizione evita accuratamente qualsiasi autoanalisi. Le sue politiche hanno creato il mostro che oggi è al potere. Anche in parlamento, pur opponendosi e attaccando le politiche del regime, lo fa senza offrire una politica alternativa che possa in qualche modo collegarsi alla classe operaia.

Le manovre di Vučić hanno ulteriormente minato il parlamentarismo in Serbia, attraverso il suo controllo totale sui posti di lavoro governativi, sui media, sui picchiatori, sui comizi, sui call center e il suo dominio schiacciante in parlamento, che ha significato la fusione nella pratica dei poteri legislativo ed esecutivo dello Stato.

Vučić sta contribuendo all’ulteriore dominio della Serbia da parte del capitale straniero, motivo per cui l’Unione Europea lo ha tacitamente sostenuto nel mezzo di questo movimento di massa. Il parlamento esiste per mantenere l’apparenza esteriore dell’ultimo residuo di democrazia borghese, mentre le elezioni truccate per mezzo della corruzione. Ma questa illusione di democrazia non è sufficiente a soddisfare la maggioranza della popolazione, ed è proprio per questo che i movimenti di massa sono diventati un evento ricorrente in Serbia, dato che il fronte parlamentare è in decomposizione da decenni.

È comprensibile come la sensazione che la serbia sia stata in preda a una sorta di follia negli ultimi 35 anni anni sia stata espressa all’interno del movimento attuale. Milošević, i Democratici, Vučić: sono tutti esponenti della clase dominante che hanno portato avanti gli interessi del capiltale, sia in patria che in politica estera, così come i propri interessi personali. Non c’è da stupirsi come, secondo i sondaggi, gli studenti godano di un appoggio maggiore fra la popolazione rispetto a ogni altro partito da quando è stato introdotto il multipartitismo.

“Democrazia diretta”

Oltre al fatto che abbiano preso le distanze dai partiti politici e che i giovani siano considerati i rappresentanti del futuro della Serbia, gli studenti godono di un ampio sostegno grazie al fatto che si sono basati su assemblee plenarie democratiche. Questi forum hanno permesso un dibattito aperto e democratico sugli obiettivi del movimento e si sono rivelati meccanismi efficaci contro le forze che avrebbero cercato di cooptarlo. Senza di essi, gli studenti non sarebbero stati in grado di guidare un movimento così straordinario.

In questo processo democratico, le masse hanno dimostrato di essere capaci di una democrazia molto più ampia e profonda rispetto alla democrazia parlamentare. Nell’ambito dell’attuale sistema parlamentare, anche quando votiamo per dei “rappresentanti” che riteniamo possano realizzare i nostri interessi, vediamo come quasi sempre falliscano nel mantenere le loro promesse. O peggio ancora, attuano regolarmente politiche che vanno a diretto discapito della classe lavoratrice.

Anche prima dell’era Vučić, la democrazia parlamentare in Serbia aveva tutte le caratteristiche di un pessimo reality show televisivo. I politici si dedicavano a lusinghe e insulti, ma raramente parlavano di politica, anche se formalmente quello era il motivo per cui erano stati eletti.

È proprio questa politica assurda che ha permesso a Vučić di governare così a lungo. Infatti, ha ripetutamente ribadito la sua gratitudine all’opposizione per la sua incompetenza. L’affluenza alle elezioni politiche in Serbia, che dal 2008 è rimasta al di sotto del 60%, è inferiore alla percentuale della popolazione che ora sostiene gli studenti. Ciò significa che i metodi democratici degli studenti hanno un mandato più ampio dello stesso parlamento!

Ecco perché, dopo la storica protesta del 15 marzo, l’appello degli studenti a formare assemblee cittadine (zborovi) ha guadagnato consensi. Gli studenti volevano estendere questi organi di democrazia diretta al resto della società, comprendendo correttamente che non potevano portare avanti questa lotta da soli a meno che il sostegno di massa di cui godevano non diventasse un sostegno attivo. L’esistenza degli zborovi ha presentato, per la prima volta, un’alternativa alla politici dei partiti che hanno gestito il sistema esistente negli ultimi 35 anni.

Cosa ha portato al passo indietro verso il parlamentarismo?

Quando sono iniziati i blocchi e le assemblee plenarie, c’era un’enorme pressione da parte dell’opinione pubblica, compresa l’opposizione, affinché non si tenessero elezioni anticipate. Le masse non si fidavano di Vučić per lo svolgimento di elezioni eque, mentre l’opposizione non era sicura di avere il sostegno necessario tra le masse per cacciare Vučić tramite mezzi parlamentari.

Le assemblee studentesche hanno rappresentato un enorme passo avanti verso la partecipazione democratica di massa alla politica, e gli zborovi hanno rappresentato il potenziale per una trasformazione rivoluzionaria nel funzionamento democratico della società.

Eppure, improvvisamente, il movimento si è rivolto verso ciò che fino a poco tempo fa era ritenuto assolutamente proibito: la richiesta di elezioni parlamentari anticipate è stata approvata nelle assemblee studentesche.

Com’è passato il movimento dal rifiuto delle elezioni alla richiesta di elezioni? Innanzitutto, dobbiamo notare che c’è stanchezza nel movimento. Le occupazioni delle facoltà piene di studenti e le vivaci discussioni nei plenum si sono trasformate in dibattiti procedurali di routine con una partecipazione molto più bassa.

Gli studenti più irriducibili hanno continuato a presidiare le occupazioni, ma la maggioranza ora le sostiene solo passivamente da casa. Tra gli occupanti – come spesso accade nei movimenti basati sulla “democrazia diretta”, senza rappresentanti eletti – si stanno formando cricche di leader non eletti.

Tuttavia, la stanchezza è sicuramente maggiore da parte del regime. Ha utilizzato tutte le sue tattiche collaudate per seminare confusione movimento, ma senza successo. Vučić organizza comizi che si trasformano in un fiasco dopo l’altro. Il cosiddetto “campo di protesta di Ćaciland”, istituito dal partito SNS di Vučić, presumibilmente creato da “studenti che vogliono studiare” e porre fine ai blocchi, ha solo messo in luce su quali settori della società il regime fa affidamento per coltivare un apparente sostegno.

Sono state spese ingenti somme di denaro per sostenere l’immagine di Vučić come grande leader, ma il “grande leader” si è rivelato incompetente. Le sue performance sono sempre più schizofreniche e anche coloro che credevano in lui stanno cominciando a perdere fiducia, poiché si dimostra incapace di gestire la situazione. I conflitti all’interno dell’SNS stanno aumentando, poiché le diverse ali di questo partito mafioso comprendono che l’unica via d’uscita dalla situazione potrebbe essere quella di abbandonare Vučić, prima che lui abbandoni loro.

Percependo questa debolezza, prima della decisione degli studenti di richiedere elezioni anticipate, i media dell’opposizione hanno sollevato sempre più spesso l’idea di formare un governo tecnocratico, che ha avuto scarsa risonanza tra gli studenti. Sono stati gli studenti più vicini all’opposizione a essere senza dubbio la forza principale dietro l’idea delle elezioni parlamentari anticipate. Non c’è quasi nessun partito di opposizione che non abbia elogiato questa mossa.

Nel corso della lotta, solo quelle rivendicazioni adottate all’unanimità da tutte le facoltà diventavano la posizione ufficiale degli studenti. È stata esercitata una pressione sugli studenti che occupavano la facoltà di Filosofia affinché rinunciassero alla tattica della costruzione degli zborovi e alla preparazione di uno sciopero generale, per accettare invece il “consenso” raggiunto in altre occupazioni di facoltà secondo cui dovevano esserci elezioni anticipate. Tutti i plenum hanno ora votato per un ritorno al parlamentarismo.

Non si sa ancora chi comporrà la lista dei candidati, né quale sarà il programma. Tutto ciò che si sa è che saranno gli studenti a determinare chi sarà nella lista. Non solo, ma secondo alcune fonti, una cosa che è stata stabilita è che gli studenti stessi non saranno nella lista. Questo è un grave errore per diversi motivi.

Il tallone d’Achille del movimento studentesco fin dall’inizio è stato quello di concentrarsi interamente sul denominatore comune che unisce il movimento, piuttosto che avanzare rivendicazioni che lo spingessero avanti. Cioè, la richiesta di giustizia per le vittime del crollo della tettoia è stata naturalmente in primo piano, ma a scapito di tutte le altre questioni politiche che sono state messe sotto il tappeto.

Questo può aver dato unità al movimento, ma lo ha anche indebolito. Gode di un enorme sostegno da parte della società, ma d’altra parte i dibattiti plenari hanno evitato di offrire qualsiasi programma politico al movimento. Le assemblee plenarie hanno quindi di fatto abdicato alla direzione politica e stanno lasciando che siano i candidati esterni al movimento studentesco a stilare la loro lista elettorale.

Quel che è certo è che la lista soffrirà degli stessi problemi che hanno afflitto le assemblee plenarie. Se il movimento studentesco è composto da idee eterogenee, anche la lista che redigerà soffrirà della stessa eterogeneità, riflettendo la coscienza degli studenti. Sarà un grande miscuglio di opinioni politiche.

Ci saranno sicuramente persone ben intenzionate nella lista, che vorranno portare avanti almeno un programma minimo relativo alla giustizia per le vittime del crollo della pensilina, se non qualcosa di più. Ma una parte degli eletti vedrà il parlamento come un’occasione per il lancio della propria carriera politica.

E quando si eleggono dei rappresentanti in parlamento per un intero mandato, questi diventano di fatto indipendenti dai loro elettori e dalle persone che li hanno nominati. Al contrario, entreranno in contatto con i politici dell’establishment e le grandi imprese. Inoltre, alcuni dei candidati saranno senza dubbio persone sotto l’influenza dell’opposizione.

Nulla garantisce che i candidati elettorali, senza un programma chiaro e senza reali legami con la lotta, godranno di un sostegno anche solo lontanamente paragonabile a quello del movimento studentesco stesso. Ciò significa che quella lista dovrà probabilmente essere pronta a scendere a compromessi con altri partiti dell’opposizione o, peggio ancora, con i partiti al potere.

Il fatto che gli studenti abbiano annunciato che non faranno parte della lista indica anche che dal movimento non emergerà un partito di massa con un programma politico chiaro formato attraverso un processo di dibattito. Piuttosto, i candidati avranno il mandato di lavorare più o meno come vogliono.

È sintomatico della fase attuale del movimento che lo Zbor svih Zborova (assemblea di tutte le assemblee) di Novi Sad abbia sostenuto questa nuova richiesta a nome di tutti i suoi zborovi. Non è giunto a questa decisione dopo che ogni singolo zbor ha discusso separatamente la richiesta prima di votarla in una riunione congiunta. La decisione è stata invece presa sulla base del fatto che lo zbor aveva precedentemente votato a favore di tutte le richieste degli studenti, prima che fosse avanzata la richiesta di nuove elezioni, e quindi questo si traduce nel sostegno all’ultima decisione.

Gli zborovi sono stati sempre più ridotti a uno strumento di mobilitazione popolare, piuttosto che a un forum per la partecipazione democratica delle masse. Sebbene gli zborovi fossero stati concepiti come uno strumento per garantire la sovranità del popolo, la tendenza (che sia intenzionale o accidentale) a minare la discussione è senza dubbio una manovra antidemocratica che metterà a rischio il legame e la fiducia delle masse in questi organi.

Per sferrare un colpo potente al regime, ciò che serve è coinvolgere la classe operaia in un movimento su larga scala. Gli studenti avevano compreso questo fatto e giustamente avevano sostenuto lo sciopero generale e l’allargamento degli zborovi. Tuttavia, i tentativi in questa direzione non sono riusciti a superare la resistenza e la passività dei burocrati sindacali.

Gli studenti hanno aggregato in modo ammirevole tutti i sindacati per il Primo Maggio in un un’unica manifestazione e hanno preso un’ottima iniziativa nel sottolineare la necessità di modificare la legge sul lavoro e la legge sugli scioperi. Ma i vertici sindacali hanno mostrato tutti i loro limiti quando hanno addotto mille scuse per non dare seguito alla richiesta degli studenti di indire uno sciopero generale. Hanno affermato che era troppo difficile da organizzare, come se non fossero a capo di organizzazioni con un numero di iscritti che supera il 20% della classe operaia serba! Se c’era qualcuno che poteva preparare il terreno per uno sciopero generale, quelli erano proprio i sindacati, ma i loro leader si sono dimostrati completamente indegni del compito storico che li attendeva.

Sebbene le mobilitazioni sindacali siano aumentate, solo gli insegnanti hanno intrapreso azioni di sciopero serie. Il resto della classe operaia non si è unito a loro. Sono quindi rimasti isolati nella lotta che hanno eroicamente portato avanti da soli. Non c’è modo di costringere la classe operaia ad agire. Deve essere dotata di un programma e, soprattutto, di una direzione di cui abbia fiducia.

Gli studenti hanno cercato di superare questa crisi sociale facendo un passo indietro verso il parlamentarismo. Tuttavia, questo non significa che il movimento sia finito, né che la lotta dei lavoratori sia finita.

Dove sta andando il movimento?

Gli studenti sono riusciti a costruire un movimento storico, iniziato con la più grande protesta mai organizzata in Serbia e terminato con la richiesta incredibilmente progressista di uno sciopero generale e l’organizzazione dei lavoratori e dei cittadini in zborovi. È possibile che la svolta verso il parlamentarismo si riveli solo una sbandata temporanea.

Ci si chiede se Vučić accetterà la richiesta di elezioni anticipate. Egli ha sottolineato che è lui a decidere quando saranno indette. Miloš Vučević, presidente del Partito Progressista Serbo (SNS), ha affermato che le elezioni sarebbero un disastro, poiché è consapevole che la reputazione del partito e del presidente è stata notevolmente compromessa.

In caso di elezioni, il regime si troverebbe sicuramente in una posizione di debolezza. Se quest’ultimo ottenesse una vittoria, il movimento potrebbe intensificarsi, in parte a causa della sfiducia nei risultati elettorali e in parte a causa della forza del movimento, che supera di gran lunga quella dei sostenitori del governo. In caso di sconfitta, molti esponenti dell’SNS potrebbero andare incontro alla galera o all’esilio forzato.

Il regime sta ancora cercando di provocare episodi che gli forniscano una scusa per reprimere il movimento. Ma tutte queste provocazioni stanno fallendo e, anche se avessero successo, rischierebbero solo di radicalizzare ulteriormente il movimento. Ciò potrebbe potenzialmente innescare uno sciopero generale o l’espansione e la centralizzazione degli zborovi con l’obiettivo di organizzare un’espressione politica per il movimento.

In definitiva, questo movimento non è motivato solo dal desiderio di giustizia per le vittime del crollo della pensilina di Novi Sad. È motivato dalla necessità di garantire che tali crimini non si ripetano mai più e di mostrare all’intera classe dominante che non può giocare con la vita delle persone.

Ma dobbiamo essere chiari. Cambiare il governo non risolverà la causa principale della corruzione, che è il capitalismo. Politici arroganti e capitalisti troveranno il modo di aggirare la legge per ottenere vantaggi personali, con conseguenze fatali per i lavoratori.

Gli studenti avevano assolutamente ragione quando hanno cercato di basarsi sulla classe operaia, anche se a questa classe operaia mancava la direzione necessaria per realizzare il suo compito storico: la riorganizzazione socialista della società sotto il controllo democratico della classe operaia stessa. Questo obiettivo può essere raggiunto solo espandendo gli zborovi a ogni quartiere e luogo di lavoro e centralizzandoli in tutta la Repubblica, attraverso il diritto di eleggere e revocare i delegati.

Tali organi di discussione, decisione e organizzazione, che esprimono il potere delle masse, sono l’unica alternativa allo Stato capitalista corrotto. Senza una tale trasformazione, un vero cambiamento sociale è impossibile. Solo se la classe operaia detiene il potere politico, invece di limitarsi a partecipare alle elezioni, e solo se aboliamo il capitalismo e introduciamo un’economia pianificata, potremo garantire che la corruzione sia sradicata e che le nostre vite siano in buone mani.

 

 

Condividi sui social