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Abbiamo intervistato un ragazzo che lavora come magazziniere all’interno dello stabilimento Amazon di Calenzano. Da questa intervista ne è uscito fuori che al contrario di come ci viene mostrato dalla pubblicità, i luoghi di lavoro all’interno della Amazon siano tutt’altro che piacevoli. Questo ragazzo ci ha contattati a seguito del nostro volantinaggio davanti allo stabilimento, dicendo di volersi organizzare con gli altri lavoratori contro il trattamento da caserma che vige all’interno del magazzino.
Queste sono le domande che gli abbiamo posto:
Da quanto tempo lavori in Amazon? Con che tipo di contratto sei stato assunto?
Sono entrato alla Amazon nel 2019, tramite un’agenzia interinale. Dopo un anno la Amazon mi ha contattato per propormi un contratto direttamente con l’azienda.
Qual è il tuo orario di lavoro?
Quando sono entrato ho dato la disponibilità per qualsiasi orario perchè avevo bisogno di lavorare, ma l’orario più congeniale per me era il turno notturno perchè abitavo molto lontano e con i mezzi non riuscivo a raggiungere il luogo di lavoro per il turno di mattina che inizia alle 5:00.
All’inizio mi hanno fatto entrare nel turno di notte, ma dopo qualche settimana mi hanno detto che per le esigenze dell’azienda sarei dovuto passare al turno di mattina. Per non perdere il posto di lavoro ho dormito in stazione per 8 mesi, ma nonostante questo le mie richieste di cambiare turno non venivano prese in considerazione.
Quali sono le tue principali mansioni durante il turno? Come viene gestita la preparazione degli ordini?
All’inizio di ogni turno ci fanno fare dei meeting con i manager, dove chiedono ai lavoratori se hanno qualcosa da dire, ma se dici qualcosa che non va bene ai manager ti rispondono che quello non è il momento adatto per dirlo.
Dopo iniziamo a lavorare, ma le mansioni non sono distribuite in modo equo. Ad alcuni viene chiesto di fare mansioni pesanti, mentre ad altri vengono affidate mansioni che permettono di imparare più cose e fare “carriera”.
Ci sono diverse mansioni: quelli che gestiscono i pacchi problematici, quelli che si occupano di prendere i cartoni dai track e li posizionano sulle corsie di smistamento…
Alla fine i pacchi vengono sistemati in delle borse che dobbiamo sollevare e mettere sopra degli scaffali. Queste borse indicano il peso che contengono ma il peso reale è molto superiore a quello che viene indicato.
L’ambiente di lavoro è stressante?
È molto stressante. Alcuni manager trattano i lavoratori come se non fossero persone. Ad esempio, dentro il magazzino c’è molto rumore e noi lavoratori abbiamo chiesto di darci dei DPI (dispositivi di protezione individuale) per la sicurezza, ma i manager ci hanno risposto che non era possibile perché i decibel non superano il limite consentito. Ma quando restiamo indietro con il lavoro iniziano a suonare delle sirene che fanno molto rumore. L’ho fatto presente ai manager ma hanno fatto finta di niente.
I manager calcolano il ritmo a cui dobbiamo lavorare e se non riusciamo a tenerlo ci incalzano dicendo di andare più veloce e recuperare il lavoro arretrato. Dicono che dobbiamo tenere degli standard per la sicurezza, ma i ritmi che impongono non ci consentono di seguirli. I dipendenti più sfruttati sono quelli a tempo determinato, lavorano duro, fanno gli straordinari e sono ricattabili per avere la conferma di ottenere il contratto a tempo indeterminato, ma spesso non è così.
Ti senti tutelato in caso di infortunio?
Un mio collega per colpa dei ritmi e del carico di lavoro si era strappato un muscolo del braccio, non riusciva ad alzarlo più. Lui si è messo in malattia, non essendo in grado di lavorare, e l’azienda non gli ha voluto riconoscere la malattia professionale. Alla fine l’azienda gli ha dato una buonuscita e l’ha mandato via.
Pensi che il tuo salario sia adeguato per la mansione che svolgi?
Se teniamo conto dei ritmi di lavoro, dei turni e le responsabilità che abbiamo sul posto di lavoro, la retribuzione non è adeguata. L’azienda sostiene di essere la migliore del settore per quanto riguarda gli stipendi, ma secondo me al massimo è la meno peggio. Io ho bisogno di lavorare per mantenere la mia famiglia, le spese sono tante e bisogna fare tanti sacrifici, quindi io non ho scelta, sono costretto a lavorare lì, e so che è lo stesso per molti dei miei colleghi, nei magazzini Amazon in tutta Italia.
Tra i tuoi colleghi percepisci soddisfazione per il lavoro che svolgono?
Tra i miei colleghi c’è un clima di forte insoddisfazione per la situazione lavorativa. L’unico motivo per cui non danno le dimissioni è il contratto a tempo indeterminato, chi lo ha, che offre un minimo di sicurezza economica di questi tempi di instabilità politica e economica. Tra di noi parliamo spesso di ciò che non va, ma tutte queste discussioni non si concretizzano mai in qualcosa di costruttivo, non riusciamo ad organizzarci e lottare insieme per i nostri diritti. L’azienda stessa tramite gli shift manager (i responsabili dei turni) cerca di scoprire e far tacere subito questi dissidi.
Ti sei mai iscritto al sindacato?
Sì, sono stato iscritto alla CISL, ma ne sono rimasto estremamente deluso, più volte mi sono rivolto a loro non ottenendo nulla. Giustificavano sempre l’azienda, e dicevano che rispettava la legge, che andava tutto bene e che dovevo “collaborare” e rispettare il regolamento dell’azienda. Un’organizzazione sindacale dovrebbe prima di tutto ascoltare i lavoratori, ma loro sono venuti solo un paio di volte, hanno organizzato una riunione lì, ma poi sono spariti. So che qualcuno dei colleghi e dentro un gruppo whatsapp della CISL dove ogni tanto mandano qualche messaggio sugli scioperi. Un mio collega dopo tutto questo è andato a disiscriversi dal sindacato. Da parte dei miei colleghi c’è molta sfiducia, soprattutto nella burocrazia e nella direzione politica che stanno prendendo questi sindacati.
Io non ho perso la speranza, e finché potrò combatterò per i diritti miei e dei miei colleghi. Voglio stare in un ambiente di lavoro dignitoso, dove rispettano i lavoratori, e dove lo stipendio permetta di mantenere la propria famiglia in modo decoroso. E io farò tutto ciò che è in mio potere per portare avanti la lotta.
Le lotte nella logistica saranno al centro dell’iniziativa che stiamo organizzando per il Primo maggio a Milano
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