
“Burro, non cannoni” – Il tentativo destinato a fallire dell’imperialismo europeo di affermare il proprio ruolo nel mondo
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Sosteniamo lo sciopero dei lavoratori Amazon
17 Aprile 2025di Francesco Salmeri
Dall’11 al 13 aprile 2025, si è svolto a Cervia il Primo Congresso del Partito Comunista Rivoluzionario. Esattamente un anno prima, il movimento politico Sinistra Classe Rivoluzione decideva di costituirsi in partito e di innalzare la bandiera del comunismo rivoluzionario, chiamando a raccolta tutti i giovani e i lavoratori pronti a dare battaglia contro il sistema capitalista. A distanza di un anno, la crescita entusiasmante delle forze del partito e lo sviluppo tumultuoso degli avvenimenti su scala globale offrono la miglior conferma della scelta coraggiosa che abbiamo fatto e delle prospettive politiche su cui abbiamo basato la nostra azione.
Quello di Cervia è stato il congresso di maggiore successo nella nostra storia e ha registrato il record storico di 215 compagni presenti (di cui 120 delegati eletti dalle sezioni locali), al termine di un percorso di discussione precongressuale che ha coinvolto 650 compagni, organizzati in 23 zone diverse! Si tratta di un risultato straordinario, frutto di un anno di lavoro che ha portato all’ingresso di 100 nuovi compagni e che segnala la solida avanzata del Partito Comunista Rivoluzionario nelle scuole, nelle università e nei luoghi di lavoro di tutto il paese.
Le deflagrazioni e le scosse che dettano il ritmo convulso della situazione attuale hanno fatto da sfondo al nostro Congresso. Grandi sconvolgimenti si susseguono di giorno in giorno, se non di ora in ora. L’elezione di Donald Trump, la guerra dei dazi, le oscillazioni sui mercati finanziari, la ripresa dell’offensiva a Gaza, il protrarsi della guerra in Ucraina, il riarmo dell’Europa, la crisi della democrazia borghese, l’esplosione di movimenti di massa in Serbia, Grecia e Turchia: davvero viviamo in un’epoca tempestosa.
Sono proprio i periodi di bruschi mutamenti e di generale instabilità ad essere i migliori per l’attività dei rivoluzionari, come ha notato Franco Bavila, aprendo i lavori congressuali. “Ogni giorno il vecchio ordine capitalista liberal-democratico cade a pezzi davanti ai nostri occhi” e questo ha un impatto enorme sulla coscienza di milioni di persone. In un tale contesto, il dibattito non poteva avere nulla di rituale o di routinario.
Oltre alle discussioni plenarie di prospettive mondiali, prospettive italiane e sulla costruzione del partito, la sera del primo giorno delegati e invitati si sono divisi in due commissioni, giovanile e sindacale, dove siamo entratti rispettivamente nel merito del nostro lavoro in scuole e università e tra i giovani in generale, così come nel movimento operaio traendo per esempio un primo bilancio della campagna che stiamo sviluppando tra i lavoratori di Amazon.
L’entusiasmo che si respirava era palpabile e lo si è potuto riscontrare anche nell’andamento del banchetto dove sono stati raccolti oltre 2mila euro dalla vendita del materiale, con particolare interesse per le ultime pubblicazioni della casa editrice dell’Internazionale Comunista Rivoluzionaria nonché per i classici del marxismo che andranno a nutrire la formazione dei nostri quadri. Anche la festa del sabato sera è stata un’espressione di entusiasmo, ottima occasione per la socializzazione tra compagni provenienti dalle diverse zone, nonché di autofinanziamento.
Trump il “maglio demolitore”
Venerdì 11 aprile, il Congresso si è aperto con una discussione di prospettive mondiali, introdotta dal compagno Fred Weston della Segreteria dell’Internazionale Comunista Rivoluzionaria, di cui il PCR costituisce la sezione italiana. Fred ha parlato di una brusca accelerazione negli eventi, di una trasformazione della “quantità in qualità”. Per anni, si sono accumulate contraddizioni ad ogni livello che oggi producono un salto di qualità nella situazione e una precipitazione degli eventi.
E, al centro degli eventi, c’è Donald Trump.
Assistiamo ad un riequilibrio nei rapporti di forza tra le potenze mondiali e questo produce terremoti che si ripercuotono in tutti i paesi. Come ha spiegato Claudio Bellotti, intervenendo nel dibattito, Trump è un “maglio demolitore” che sta distruggendo i vecchi equilibri.
Il declino relativo della potenza economica – e, nello specifico, industriale – degli Stati Uniti li costringe a finanziare il proprio consumo attraverso una montagna di debito e di capitale fittizio, alimentata dall’afflusso di capitali da tutto il mondo. L’accelerazione impressa da Trump alla guerra commerciale rappresenta un tentativo disperato di riparare questo squilibrio.
Ma l’ascesa del protezionismo, ha ricordato Franco Bavila, rischia di far sprofondare il mondo in una crisi ancora più drammatica, come avvenne negli anni ’30. Trump ha promesso l’“età dell’oro”, ma le sue politiche preparano solo ulteriore destabilizzazione e sofferenze per la classe operaia americana e mondiale.
L’affermazione di Trump e dei vari “trumpiani d’Europa” (Le Pen, AfD, Vox, Meloni, ecc.) riflette dunque l’esigenza da parte della classe dominante di rilanciare il nazionalismo economico (e politico) e di impugnare il bastone per disciplinare la classe operaia, in un’epoca in cui lo scontro tra le varie borghesie nazionali per il controllo dei mercati e delle sfere di influenza diventa sempre più acceso. Ma questi fenomeni sono al contempo il riflesso della rabbia di ampi settori delle masse, impazienti di mandare a casa i leader politici e i partiti che hanno imposto negli ultimi decenni austerità e politiche di lacrime e sangue alla classe operaia.
Roberto Sarti ha ricordato come la polarizzazione a destra si accompagni dialetticamente ad una polarizzazione a sinistra. Negli Stati Uniti, abbiamo la vittoria di Trump, ma anche la simpatia tra le più ampie masse per Luigi Mangione; in Germania il successo dell’AfD vede al contempo l’exploit del partito di sinistra Die Linke, che alle ultime elezioni si è attestato primo partito a Berlino e primo partito fra le giovani donne e i giovani delle grandi città. In Inghilterra, il partito di estrema destra Reform Uk diventa il primo partito nei sondaggi, ma un altro sondaggio ci dice che metà dei giovani britannici aspira ad una rivoluzione politica. Ogni azione porta ad una reazione e attraverso questo lungo apprendistato la coscienza delle masse avanza verso conclusioni rivoluzionarie.
Lo scranno del Congresso ha anche ospitato, in pieno spirito internazionalista, un intervento di Emanuel Tomaselli, dirigente del Revolutionäre Kommunistische Partei, sezione austriaca dell’Internazionale Comunista Rivoluzionaria. Nel suo intervento, Emanuel ha parlato dello straordinario movimento di massa in Serbia con le sue implicazioni rivoluzionarie. In Serbia, il 15 marzo il 20% della popolazione è sceso in piazza e gli studenti hanno occupato le università per quattro mesi, esercitando su di esse un controllo totale, facendo appello a formare dei “zborovi”, ovvero delle assemblee per organizzare il movimento. L’esempio del movimento in Serbia dimostra come la situazione attuale sia gravida di potenzialità rivoluzionarie e che spetta ai comunisti sapersi porre alla guida di questi processi e portarli alla vittoria.
L’Italia nel vortice
La seconda giornata di discussione è stata dedicata alle prospettive italiane, le cui sorti sono intimamente connesse agli stravolgimenti che hanno luogo sulla scena mondiale. Infatti, se c’è un altro processo che caratterizza la fase attuale, è quello del declassamento dell’Europa, schiacciata nello scontro tra le grandi potenze. E la piccola Italia non può che rimanere stritolata in questa morsa.
Nella sua relazione introduttiva, Alessio Marconi ha ricordato come nel 2023 gli Stati Uniti abbiano rappresentato per l’Italia il terzo mercato di export, per un valore di 67,4 miliardi di euro. Il mercato americano è “irrinunciabile” per l’Italia, come ha detto chiaramente la Confindustria, e la Meloni non ha strumenti per opporsi alle richieste americane.
La debolezza della posizione dell’Italia in questo scontro è il riflesso della debolezza del capitale italiano, della stagnazione della produttività e degli investimenti, del suo carattere parassitario e della sua inveterata dipendenza dai sussidi statali. Si tratta di una crisi di strategia industriale che ha il suo picco di infamia proprio nel suo settore trainante, quello dell’industria automobilistica, dove i padroni mirano solo all’incasso, come ha spiegato Vincenzo Chianese.
Questa situazione si esprime in un crollo dei consensi del governo Meloni. La corsa al riarmo, cui la Meloni si è accodata alacremente, cade come un macigno sulla classe operaia. Mentre i lavoratori si trovano ad affrontare crisi, licenziamenti, inflazione e taglio della spesa sociale, la Meloni tira fuori dal cappello 25 miliardi di euro per armi e soldati. È uno scandalo inaccettabile che si svolge davanti agli occhi increduli di milioni di lavoratori. Numerosi compagni hanno raccontato come la questione del riarmo e della guerra ci permettano oggi di spiegare le nostre idee in maniera molto diretta e come i lavoratori facciano presto a tirarne conclusioni più avanzate.
In questo contesto, il ruolo delle burocrazie sindacali è altrettanto scandaloso. Mario Iavazzi ha spiegato come Landini, dopo aver incoraggiato le masse con lo slogan della “rivolta sociale”, abbia letteralmente “disarmato” i lavoratori, convogliando la mobilitazione nel vicolo cieco dei referendum. Nella fase attuale, gli apparati sindacali rappresentano il principale tappo allo sviluppo di mobilitazioni di massa da parte dei lavoratori.
E, d’altra parte, i lavoratori hanno già dimostrato di essere disposti a dare battaglia. Lo sciopero dei trasporti dell’8 novembre, gli scioperi dei lavoratori di Stellantis, lo sciopero generale del 29 novembre, lotte militanti come quelle della Trasnova o nella logistica, ci danno il polso di una spinta crescente da parte dei lavoratori, che ad un certo punto dovrà esprimersi in forme di organizzazione dal basso, scavalcando gli apparati sindacali, come abbiamo già visto nel caso della lotta delle lavoratrici dell’Istituto geriatrico Redaelli a Milano. Le fiammate di rabbia giovanile in risposta all’omicidio da parte della polizia di Ramy Elgaml o le proteste esplosive contro la piaga dei femminicidi confermano che anche i giovani sono tutt’altro che pacificati, e le costanti provocazioni del governo non fanno che gettare benzina sul fuoco.
La disgregazione del capitalismo ad ogni livello sollecita la nostra organizzazione su mille fronti. Alessandro Giardiello ha spiegato come i marxisti debbano però mantenere sempre come proprio punto di riferimento il movimento reale. Non sappiamo da dove questo prenderà avvio. Per decenni sono stati costruiti muri attorno alla classe operaia di questo paese. Ma assisteremo ad un movimento reale che travolgerà questi muri, mettendo al centro il protagonismo dei lavoratori e dei giovani e liberando tutte le energie e le forze che sembravano finora sopite. È su questo terreno che il Partito Comunista Rivoluzionario dovrà dimostrare di essere all’altezza del compito storico che ci siamo posti.
Costruire il partito rivoluzionario della classe operaia!
Dopo due giorni di fitte discussioni, domenica ha avuto luogo la sessione conclusiva sull’organizzazione. Ed è infatti sul terreno della crescita delle forze del partito e del nostro intervento nella lotta di classe che dobbiamo verificare la correttezza della teoria e della analisi. Su questo fronte, l’avanzamento dell’organizzazione è entusiasmante e questo si riflette nella fiducia crescente che hanno i compagni nella possibilità di affermare con successo le nostre idee nella società.
Nella sua relazione introduttiva, Paolo Grassi ha offerto il quadro di una crescita che ci permette di arrivare dove non eravamo mai arrivati e di rilanciare le posizioni consolidate. Il mutamento nell’ambiente che ci circonda ha portato decine e decine di lavoratori e di studenti a imbracciare la nostra lotta. La campagna “Sei Comunista?” è stata un successo strepitoso e non è un caso. Essa è riuscita a collegarsi intercettare una radicalizzazione nella coscienza di tutto un settore di giovani studenti e lavoratori, disgustati tanto dal capitalismo quanto dalle ipocrisie e dai tentennamenti della sinistra ufficiale e riformista.
È infatti proprio il lavoro giovanile a costituire l’asse principale della nostra crescita, come era possibile osservare in una platea congressuale gremita di giovani e giovanissimi.
Nelle ultime settimane, la crescita numerica e politica della nostra organizzazione si è riversata nella campagna verso i lavoratori Amazon, che si è svolta su tutto il territorio nazionale, con la diffusione di migliaia di volantini in 20 di magazzini Amazon, in 11 città diverse. Lì abbiamo incontrato una classe operaia giovane che non è stata disillusa dalle sconfitte del passato ed è in cerca di idee nuove per rompere con una situazione di sfruttamento e di ritmi selvaggi.
Nel frattempo, il partito avanza ovunque e in molte città siamo letteralmente l’unica organizzazione che si rifaccia apertamente alle idee del comunismo e spieghi la necessità di costruire il partito. In diverse sezioni marciamo spediti verso i 100 compagni, mentre in numerose altre zone assistiamo ad una crescita vertiginosa o al consolidamento di un nuovo settore di giovani quadri politici, che guideranno la crescita nel prossimo periodo.
Ma, come ha spiegato Marina Wildt, la radicalizzazione di settori crescenti della gioventù non riguarda solo le grandi città ma anche, se non di più, le sterminate periferie che le circondano e i piccoli centri. Marina ha raccontato come, rivolgendoci a questi settori, siamo riusciti a costruire a Napoli un nuovo gruppo di base pieno di giovani, a Torre del Greco, che riunisce i compagni provenienti dai paesi vesuviani. Questa crescita avviene anche in Veneto, in Lombardia, in Emilia Romagna, nel Lazio, in Toscana. Nuovi nuclei di compagni nascono o si rafforzano anche nel Sud Italia, in Calabria, in Puglia, in Sicilia, in Sardegna… Illustrare questo lavoro capillare e in costante espansione richiederebbe un articolo a parte.
Infine, merita una menzione particolare il nostro lavoro tra le donne. Serena Capodicasa ha osservato che la rabbia incontenibile per la condizione reale che vivono le donne sta portando ad un processo di profonda radicalizzazione, che siamo riusciti in parte ad intercettare con la campagna “Rivoluzionarie contro il patriarcato!” verso l’8 marzo e l’assemblea nazionale del 7 marzo che ha avuto un grande successo. La nostra attenzione al riguardo verrà potenziata dalla pubblicazione di un nuovo opuscolo sull’oppressione femminile e del libro di Engels L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato.
Al termine del dibattito di domenica, Fred Weston ha concluso i lavori a nome dell’Internazionale. Fred ha spiegato come l’Italia sia uno degli anelli deboli nella catena del capitalismo mondiale. Nel corso della storia, la classe operaia italiana ha avuto tre occasioni per prendere il potere: tra il 1918 e il 1920, tra il 1943 e il 1948, tra il 1968 e il 1977. Ogni volta, la classe operaia è stata tradita dai riformisti e dagli stalinisti, mentre le esigue forze del vero marxismo erano incapaci di costituire un’alternativa. Queste sconfitte hanno portato, al volgere di ogni generazione, ad un sentimento di disillusione nelle idee rivoluzionarie. Ma la crisi del capitalismo sta aprendo oggi un nuovo ciclo e le contraddizioni del periodo precedente stanno preparando una svolta nella situazione. Solo costruendo un forte partito comunista rivoluzionario possiamo impedire che ciò succeda di nuovo e che nuove sconfitte preparino guerre devastanti e distruzioni senza precedenti su scala mondiale. La situazione attuale prepara lo sviluppo di processi rivoluzionari in tutti i paesi, nel corso dei quali le idee del comunismo potranno conquistare la maggioranza della classe lavoratrice. Il Primo Congresso del Partito Comunista Rivoluzionario segna un passo importante in questa direzione. Come ha detto un autista di Amazon ad un nostro compagno, che volantinava davanti al magazzino: “Finalmente siete arrivati!”.
Come nelle nostre migliori tradizioni, il congresso non poteva che chiudersi riversando tutto l’entusiasmo della sala nel canto dell’Internazionale e di Bandiera rossa.
- Viva il Partito Comunista Rivoluzionario!
- Viva l’Internazionale Comunista Rivoluzionaria!
- Viva la Rivoluzione Socialista Mondiale!
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