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Cominciamo da ciò che è palesemente ovvio. L’autore di queste righe non ha assolutamente nulla da spartire con Marine Le Pen, con l’ideologia o con il movimento di cui quest’ultima è l’esponente più nota.
È l’esatto contrario. Sullo spettro politico, noi ci poniamo all’estremo opposto. Questo è bene dirlo fin dall’inizio, per evitare qualsiasi rischio di creare confusione o impressioni fuorvianti.
Tuttavia, dirò fin dall’inizio anche una cosa che dovrebbe essere del tutto ovvia, ma che sfortunatamente sembra essere sfuggita a molte persone di sinistra.
Mi è stato detto che la sentenza del recente processo a Marine Le Pen sia stata salutata con giubilo dalla sinistra francese. In una certa misura, posso comprenderlo. Essa rappresenta politiche che sono per loro un anatema e ciò è comprensibile. Ma ad un’analisi più approfondita, considero questa esultanza inappropriata.
Lasciate che mi spieghi in un linguaggio molto semplice. La decisione di una giuria di magistrati francesi di condannare Madame Le Pen alla prigione e, più specificatamente, di escluderla come candidata alle prossime elezioni presidenziali, rappresenta un attacco scandaloso persino contro i più elementari presupposti della democrazia parlamentare.
Le è stato impedito di presentarsi alle elezioni per cinque anni, con effetto immediato. Questa decisione significa che, a meno che non riesca a ottenere un ribaltamento della sentenza prima delle elezioni presidenziali del 2027, è inverosimile che la Le Pen possa candidarsi.
Questa è stata vista da molti a sinistra come una vittoria. Ma sicuramente non è una vittoria per la classe lavoratrice e sicuramente non per la sinistra, e porta con sé una minaccia molto seria per il futuro.
Posso già sentire la reazione alle mie parole. Grida di protesta indignate si leveranno per dire che, dal momento che la Le Pen difende idee che sono reazionarie e ripugnanti, è del tutto corretto metterla fuori gioco.
La mia risposta a questa obiezione è abbastanza semplice: Marine Le Pen non è stata portata a giudizio per le sue idee (almeno, questo è quanto è stato dichiarato), bensì per aver commesso un reato.
Si potrebbe affermare (ed in effetti lo si fa spesso nei media) che questa persona è stata giudicata colpevole di un reato; nello specifico, di essersi indebitamente appropriata di una considerevole somma di denaro proveniente da fondi dell’Unione Europea, che ha utilizzato, a quanto pare, non per arricchirsi, bensì allo scopo di rafforzare il proprio partito.
Chiaro, non è ovvio che qualsiasi persona che venga condannata da un tribunale per questo reato merita una punizione?
Ora, non ho modo di sapere se Madame Le Pen abbia effettivamente commesso o meno il reato succitato. Ma sono abbastanza propenso a credere che essa sia realmente colpevole delle accuse che le sono state mosse.
Questo giustifica la sentenza draconiana che è stata emessa dal giudice? In particolare, giustifica l’ineleggibilità alle prossime elezioni presidenziali di una candidata che ha riscosso un considerevole consenso nell’elettorato francese, che guida al momento il primo partito nel parlamento francese e, finora, era ritenuta, tra il consenso generale, quella con le maggiori possibilità di vincere le elezioni?
Il consenso popolare per Marine Le Pen non può essere seriamente messo in dubbio. Domenica, un sondaggio aveva previsto che Marine Le Pen si sarebbe assicurata anche il 37% dei voti nelle elezioni presidenziali del 2027, 14 punti percentuali in più rispetto al 2022 e 10 punti in più rispetto a qualsiasi altro candidato.
Poniamo la questione con schiettezza: è accettabile che milioni di elettori francesi possano essere privati del diritto democratico più fondamentale, il diritto a votare liberamente il candidato che preferiscono, e che vengano privati di questo diritto dalla decisione di una congrega di giudici non-eletti?
Questa e questa soltanto è la domanda cui bisogna rispondere.
“Sua Maestà la Legge”
Non c’è alcun mito che venga coltivato con tanta assiduità – e che sia così spudoratamente falso – come l’idea che la legge sia un qualcosa di imparziale, che sta al di sopra della società e degli interessi delle classi sociali. È una menzogna. In tutta la storia, la legge è sempre stata un’arma utilizzata dai ricchi e dai potenti per difendere i propri interessi contro i poveri e gli oppressi.
Forse, da nessuna parte questa verità viene compresa meglio che in Francia, dove la gente nutre un sano disprezzo per la maggior parte delle istituzioni e per la legalità borghese in particolare. Il celebre autore francese Anatole France una volta scrisse:
“La maestosa equanimità della legge proibisce tanto al ricco come al povero di dormire sotto i ponti, di mendicare nelle strade e di rubare il pane.”
I giudici non sono mai stati amici della classe operaia o, per quello che conta, della democrazia. Si potrebbero citare molti esempi per provare l’estrema e scandalosa parzialità del sistema giuridico in Francia, come in tutti gli altri paesi.
È la storia a dimostrare la natura reazionaria della magistratura francese. Venne messa in luce dal famoso caso Dreyfus, uno scandalo politico che travolse la Francia tra il 1894 e il 1906 e spaccò la nazione in due campi opposti. Lenin era dell’opinione che ciò avrebbe potuto portare alla guerra civile.
Sette giudici condannarono all’unanimità Alfred Dreyfus, un ufficiale dell’esercito ebreo, di collusione con una potenza straniera, con il massimo della pena, secondo la sezione 76 del Codice Penale.
Ma in seguito si scoprì che tutta le accuse contro Dreyfus si basavano su una montatura. L’affare mise il luce l’antisemitismo della classe dominante francese e dei vertici dell’esercito, nonchè il marciume del sistema giudiziario.
Non c’è niente nella storia francese successiva che dimostri che le cose siano cambiate in maniera decisiva. Per chiarire una volta per tutte la faccenda è sufficiente menzionare la collaborazione dei giudici francesi con il regime filo-nazista di Vichy durante la Seconda Guerra Mondiale.
Tuttavia adesso, per qualche oscura ragione, i giudici francesi vengono rappresentati come coraggiosi paladini della democrazia. Basta guardare gli esempi storici per capire la falsità e l’ipocrisia di questa idea assurda.
La legge difende sistematicamente lo status quo, cioè gli interessi dei banchieri, dei proprietari fondiari e dei capitalisti. Se ciò significa stracciare la legge stessa, allora così sia.
Nonostante tutto questo, Fabien Roussel, il segretario del Partito “Comunista” Francese riesce a dire cose del genere:
“La giustizia è la giustizia. Che tu sia forte o debole, come scrisse La Fontaine, deve essere la stessa per tutti. Specialmente per Marine Le Pen, che è un leader politico che chiede maggiore fermezza al sistema giudiziario! Rispettiamo la giustizia, allora.”
In ogni caso, rispettiamo la giustizia. Ma giustizia non è per niente sinonimo del sistema giuridico esistente in Francia. La sua citazione di La Fontaine è fuorviante. È astratta e priva di qualsiasi contenuto reale. Invece che trattare la legge per quello che è, lo fa per come dovrebbe essere. Molto meglio citare le parole del filosofo Anacarsi: “Le leggi sono come le ragnatele: abbastanza forti per catturare i deboli, troppo deboli per trattenere i forti”. Queste parole esprimono la realtà della legge, non per come dovrebbe essere, ma per come è realmente nella società di classe.
Esaminiamo per un momento la storia della lotta della magistratura contro la corruzione nella politica francese.
La corruzione nella politica francese
È ampiamente risaputo che in Francia la corruzione nella politica sia non solo diffusa, ma sia praticamente uno sport nazionale.
Se Marine Le Pen fosse colpevole di ciò, sarebbe in eccellente compagnia. L’ex presidente Nicolas Sarkozy venne processato con l’accusa di aver ricevuto contributi elettorali illegali dalla Libia. François Fillon, l’ex primo ministro di destra, perse il suo vantaggio nei sondaggi nella corsa alle elezioni presidenziali di maggio 2017 quando la polizia lo mise sotto indagine ufficiale a marzo dello stesso anno, per aver assunto sua moglie sotto un falso incarico come assistente parlamentare. Il suo consenso crollò. Macron conquistò il Palazzo dell’Eliseo.
Ma il caso più scandaloso di abuso del sistema giuridico in difesa dei politici borghesi fu il caso dell’ex-presidente francese Jacques Chirac, che venne ritenuto colpevole di “appropriazione indebita di fondi pubblici” per finanziare illegalmente il partito conservatore che dirigeva, nonchè di “abuso della fiducia pubblica”.
Questa appropriazione ebbe luogo mentre era sindaco di Parigi, tra il 1977 e il 1995. Venne accusato di pagare i membri del suo partito, il Rassemblement pour la République (RPR), assumendoli in municipio per incarichi inesistenti.
Tuttavia, Chirac venne condannato solo nel 2011 e così, non a caso, fu in grado di candidarsi alle elezioni e conquistare la presidenza dal 1995 al 2007, contrapponendosi a Jean-Marie Le Pen, padre di Marine Le Pen.
In altre parole, gli venne permesso di candidarsi e di diventare il presidente dopo essersi appropriato indebitamente di fondi pubblici.
Secondo quanto ho letto, Chirac godette dell’immunità durante il suo mandato da presidente, quindi potrebbe anche essere che i giudici avevano le prove, ma non potevano perseguirlo finché non fosse decaduto dalla carica.
Nel 2004, durante la presidenza di Chirac, Alain Juppé venne condannato per lo stesso reato a 18 mesi di carcere, con pena sospesa, alla privazione dei diritti civili per cinque anni, all’ineleggibilità a cariche politiche per dieci anni.
Tuttavia, dopo aver fatto appello contro la sentenza, la sua ineleggibilità ai pubblici uffici venne ridotta ad un anno.
Questi casi di corruzione sono solo la punta di un iceberg enorme e mostruoso. Nella maggioranza dei casi, non vengono mai condannati. Quando avviene, come nei casi summenzionati, la magistratura può essere facilmente manipolata per mitigare le condanne o per annullarle del tutto. Questo è il vero significato della “giustizia” francese.
Questo fenomeno, inutile dirlo, non è in nessun modo circoscritto alla Francia. I vertici dell’Unione Europea stanno senza dubbio celebrando con lo champagne la condanna di Marine Le Pen. Ma la corruzione prolifera a Bruxelles tanto quanto a Parigi e in realtà molto di più.
Yanis Varoufakis, che è bene informato sulle pratiche interne della cricca dominante europea, ha fatto notare che Christine Lagarde venne condannata con accuse simili nel 2016, sempre da un tribunale francese.
Tuttavia, quest’ultima conservò il proprio incarico a capo del Fondo Monetario internazionale ed è poi diventata presidente della Banca Centrale Europea.
Varoufakis ha aggiunto con asprezza: “Nessuno ha detto una parola riguardo [alla sua precedente condanna] … Non ho alcuna fiducia nella capacità della magistratura di agire come tale, in Francia e oltre”.
La rabbia contro i giudici
La notizia del processo ha provocato un’ondata di rabbia tra i sostenitori della Le Pen, come era prevedibile.
Un articolo sul Financial Times di mercoledì [2 aprile, Ndt] parlava di un’ondata di minacce violente contro i giudici coinvolti nel caso:
“I critici dicono che il partito e la stessa Le Pen stanno giocando col fuoco, perché le loro critiche al sistema giudiziario equivalgono ad una sfida allo stato di diritto e alla legittimità dei tribunali che applicano le leggi promulgate dal parlamento. I giudici che presiedono il processo hanno ricevuto gravi minacce, secondo il ministero della giustizia. La polizia ha messo sotto scorta la casa a Parigi del giudice a capo del processo subito dopo il verdetto.”
“Rémy Heitz, il procuratore capo della Corte Suprema d’Appello in Francia, ha detto che queste minacce sono gravi ed ha difeso la corte. ‘La decisione non è politica, è una decisione legale presa da tre giudici indipendenti ed imparziali’, ha detto. ‘Le minacce contro i giudici sono totalmente inammissibili in una democrazia.”
Per molte persone, è piuttosto chiaro che questo processo è stato lungi dall’essere “indipendente e imparziale” e la rabbia diretta contro i giudici riflette semplicemente questo fatto.
La codardia della “sinistra”
La reazione dei leader politici francesi avrebbe potuto essere prevista fin dall’inizio. Il primo ministro François Bayrou ha detto in parlamento martedì che non è vero che la magistratura sta mettendo a repentaglio la democrazia francese.
Ma, con evidente imbarazzo, si è sentito obbligato di aggiungere che “come cittadino”, si chiede se la proibizione immediata di candidarsi alle elezioni prima dello svolgimento dei processi in appello fosse appropriata. Ha aggiunto che si avverte preoccupazione al riguardo.
Queste ultime osservazioni hanno provocato una risposta indignata da parte di Olivier Faure, il segretario del Partito Socialista, che si è precipitato in difesa dell’apparato giudiziario, replicando prontamente:
“… ovviamente il rispetto della legge, lo stato di diritto, la separazione dei poteri, non sono più nelle priorità del governo”.
L’ex segretario del Partito Socialista, François Hollande ha aggiunto che Bayrou “non ha motivo di avvertire preoccupazione, quando sei primo ministro in una repubblica e sei il guardiano della legge, devi accettare che si possa garantire l’indipendenza dei tribunali”.
Le osservazioni di Bayrou sono chiaramente motivate dal suo interesse personale, dal momento che sia lui che il suo partito stanno affrontando un secondo processo per un caso di contratti fasulli simile a quello di Le Pen, dopo che i procuratori hanno fatto appello contro il primo verdetto.
Tuttavia, egli ha deciso che, dal momento che la discrezione è il miglior complemento del valore, è meglio non calcare troppo sulla questione, così ha aggiunto: “La legge sulla base della quale i giudici hanno preso la loro decisione è stata approvata dal parlamento…. È il parlamento che deciderà se questa legge dovrà essere modificata o meno”.
Il segretario dei Verdi, Marine Tondelier si è unita con entusiasmo al coro delle denunce, dicendo che la Le Pen è un “imputato come gli altri”. “Quando diamo lezioni di comportamento esemplare a tutti, dobbiamo cominciare ad applicarle a noi stessi…”.
In Gran Bretagna, il Morning Star (1/4/2025) ha totalmente sorvolato sull’argomento, limitandosi soltanto ad una mera descrizione dei fatti:
“La leader di estrema destra è stata anche condannata ad una pena di quattro anni di prigione, di cui due da scontare agli arresti domiciliari e due con pena sospesa, che non verrebbero applicati in attesa dell’appello.”
“La signora Le Pen ha detto che la corte non avrebbe dovuto renderla ineleggibile alle cariche politiche finché tutte le sue possibilità di fare appello alla sentenza non si saranno esaurite, e che così facendo è stato chiaro che la corte aveva l’obiettivo ‘specifico di impedirle’ di essere eletta come presidente.”
“Il primo ministro francese Francois Bayrou, che è sopravvissuto ad una mozione di sfiducia promossa dai partiti di sinistra a febbraio grazie al Rassemblement National, ha criticato anch’egli la proibizione immediata di candidarsi a Le Pen.”
“Il partito della sinistra francese France Insoumise ha detto che non si è mai augurato di sconfiggere il Rassemblement National attraverso i tribunali e che ‘lo combatterà nelle urne e nelle strade’.“
“Un sondaggio di BFMTV di lunedì ha rilevato che il 57% dei francesi crede che la giustizia si sia svolta in questo caso senza alcuna faziosità politica.”
Non sappiamo quale credibilità ascrivere ai sondaggi succitati. Quello che sappiamo è che il Morning Star, che dovrebbe lottare per la democrazia e il socialismo, non ha espresso alcuna opinione riguardo al caso di Marine Le Pen.
Questo è tipico della codardia della sinistra e del suo fallimento di lottare coerentemente per i diritti democratici e contro lo Stato borghese e le sue istituzioni.
La posizione presa dal leader della France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, è più corretta in confronto allo spettacolo degenere di codardia e complicità di tutti gli altri dirigenti della sinistra.
La dichiarazione ufficiale della France Insoumise dice che “prende atto che i fatti di cui si dichiara di avere delle prove sono particolarmente gravi e contraddicono lo slogan ‘a testa alta, con le mani pulite’ su cui questo partito ha provato a lungo a fare le proprie fortune”.
Poi aggiunge: “Prendiamo atto di questa decisione del tribunale, anche se rifiutiamo in linea di principio di accettare che dovrebbe essere impossibile a chiunque fare appello contro di essa. Per il resto, la prerogativa della France Insoumise non è mai stata quella di utilizzare i tribunali per sbarazzarsi del Rassemblement National.”
Mélenchon ha sottolineato che “la decisione di rimuovere un politico dalla sua carica dovrebbe essere presa dal popolo”. Questo è tutto sommato corretto. Ma è ancora lontano da quel tipo di condanna assoluta di una manovra antidemocratica che ci si aspetterebbe da chi dichiara di rappresentare la sinistra.
Rifiutandosi di combattere contro gli intrighi antidemocratici del sistema liberale borghese e, peggio ancora, alimentando illusioni nelle credenziali del sistema giuridico, i leader riformisti stanno consegnando alla classe dominante una pistola carica, che domani verrà puntata alla loro testa.
Lo ha spiegato con forza Yanis Varoufakis, che ha commentato:
“Il caso rumeno è stata la prova generale. Ora, si sono mossi contro la Le Pen. Domani, andranno a prendere Jean-Luc Mélenchon.”
Questo è il cuore della questione.
Come i “democratici” stanno distruggendo la democrazia
Commentando la situazione in Francia, Donald Trump ha detto: “È un affare molto grosso”.
Trump ha fatto un parallelo tra l’ineleggibilità della Le Pen e la serie di casi giudiziari contro di lui, molti dei quali sono stati lasciati cadere dopo la sua rielezione. “Assomiglia al nostro paese. Assomiglia molto al nostro paese”.
Ha fatto un chiaro parallelismo tra l’incredibile campagna condotta dall’establishment e dai media per impedirgli di candidarsi alle elezioni presidenziali. I tribunali sono stati ampiamente utilizzati per provare a mandarlo in prigione e impedirgli di candidarsi.
I media hanno dispiegato un rumoroso fuoco di fila, dicendo che il popolo americano non voterebbe mai per un “criminale condannato” nelle elezioni presidenziali. Ma il risultato di queste elezioni ha dimostrato in maniera categorica che milioni di persone non credono più ai media prezzolati. Donald Trump ha ottenuto una vittoria clamorosa.
Terrificati dalla prospettiva di una ripetizione di ciò in Europa, hanno preso delle misure per impedire l’elezione di un candidato anti-sistema in Romania, con il semplice escamotage di cancellare un’elezione che quest’ultimo aveva già vinto. Questa azione senza precedenti è stata condotta dalla corte costituzionale, che si basa su sospetti inconsistenti dei servizi segreti romeni e sulla pressione dei paesi vicini.
Questo politico populista, Călin Georgescu, che è spuntato dal nulla vincendo il primo turno delle elezioni presidenziali dell’anno scorso, è stato arrestato in mezzo al traffico nella capitale, Bucarest, mentre andava a registrarsi come candidato alle nuove elezioni di maggio. L’accusa ha detto che tra le imputazioni ci sarebbe “incitazione ad azioni contro l’ordine costituzionale”.
È stato così escluso dalla candidatura alle prossime elezioni a maggio, nelle quali era dato vincente con il 40% dei voti.
Questa è stata presentata, a quanto pare, come una misura necessaria per “proteggere la democrazia”!
Eventi simili hanno avuto luogo in Turchia, dove decine di migliaia di manifestanti sono scesi nelle strade per manifestare contro l’arresto del principale rivale del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, Ekrem İmamoğlu, sindaco di Istanbul.
Quest’ultimo doveva partecipare alle primarie per le elezioni presidenziali del 2028 del Partito Repubblicano Popolare (CHP) , che avrebbero dovuto tenersi domenica 23 marzo. Nella mattina di questo stesso giorno, egli è stato formalmente arrestato ed accusato di corruzione.
İmamoğlu ha detto che le accuse contro di lui hanno una motivazione politica. “Non mi piegherò mai”, ha scritto su X prima di essere posto in custodia cautelare.
Le azioni del governo turco sono state ampiamente condannate dalla stampa e dal resto dell’Europa. Ma questa stessa stampa “liberale” è rimasta in silenzio sugli eventi in Romania e non ha avanzato alcuna critica sul trattamento di Marine Le Pen.
Questo è il punto. La vera posizione dell’élite borghese liberale dominante è la seguente: noi siamo a favore delle elezioni, ma solo a condizione che il candidato che viene eletto sia quello che appoggiamo noi!
Un clima di rabbia
Negli ultimi decenni, la classe operaia è stata vittima di una serie di attacchi brutali alle proprie condizioni di vita, ai suoi diritti e alla sue libertà. I sindacati stessi sono sempre più colpiti da leggi punitive antisindacali. Il diritto di sciopero viene sempre più ristretto. Il diritto a manifestare nei luoghi pubblici è limitato da una feroce repressione poliziesca.
La democrazia formale borghese rivela sempre più la sua natura di frode e di inganno del popolo. Ma fino a poco tempo fa, si pensava comunemente che fosse possibile cambiare il sistema con metodi pacifici e democratici, votando alle elezioni.
Ora, persino questo diritto viene minacciato. Quanto sta avendo luogo in Romania, in Turchia, negli Stati Uniti e quanto sta accadendo in Francia è un avvertimento al movimento operaio.
Se noi accettiamo anche solo per un momento che la classe dominante abbia il diritto di decidere quale candidato sia adatto a presentarsi alle elezioni e chi no, l’idea stessa di elezioni libere si riduce ad una semplice finzione.
Il fatto che i cosiddetti media liberali rimangano in silenzio rispetto a questi abusi (cosa che non farebbero, ovviamente, se queste cose avvenissero in Russia!) svela il fatto evidente che per i liberali, la democrazia non è per nulla un principio sacro, ma solo un mezzo per un fine: una finzione utile.
La finzione serve a nascondere la realtà che la società è di proprietà e sotto il controllo di una ristretta cricca di banchieri, proprietari fondiari e di capitalisti e che i parlamenti e i tribunali sono semplicemente pupazzi nelle loro mani.
Ma è una finzione utile solo nella misura in cui molta gente ancora ci crede. Lo stato d’animo generale di rabbia, frustrazione e malcontento che esiste oggi in tutti i paesi è il riflesso di una crisi profonda e insolubile del sistema capitalista.
Intensificazione della lotta di classe
Questo stato d’animo di rabbia si esprime in politica con violente oscillazioni a destra e a sinistra sul piano elettorale. La borghesia vede con orrore che il centro politico sta collassando ovunque.
E l’intensificazione della polarizzazione tra sinistra e destra è semplicemente un’espressione dell’intensificazione degli antagonismi di classe: l’odio nei confronti dei ricchi e dei potenti che dominano le nostre vite e decidono tutto.
Questo odio del sistema si esprime in modi differenti. Se ci fosse una sinistra autentica che si schierasse con fermezza in difesa degli interessi della classe operaia e contro il potere del capitale, il problema potrebbe risolversi con facilità.
Ma, nella misura in cui i dirigenti di tutti i principali partiti che si dichiarano di sinistra hanno deluso i propri sostenitori, si apre la strada ad ogni tipo di demagoghi della sorta di Donald Trump e di Marine Le Pen.
L’establishment liberale vive nel terrore costante di questa polarizzazione. Stanno utilizzando tutte le proprie risorse in un tentativo disperato di rafforzare il centro in disintegrazione. Ma tutti i loro tentativi sono vani.
Il pendolo in politica continuerà ad oscillare con violenza a destra e a sinistra. Un leader di partito dopo l’altro verrà messo alla prova e scartato. Lo vediamo chiaramente oggi in Gran Bretagna con il crollo del consenso per Starmer.
E per quanti trucchi, manovre e intrighi, per quanti cavilli legali possano usare, non fermeranno un processo storico che è il prodotto di forze ben più potenti di qualsiasi tribunale, esercito o polizia.
Lenin diceva: la vita insegna. Attraverso la propria esperienza, i lavoratori impareranno. Non sarà un processo facile o veloce. Ci saranno molti alti e bassi. Molte sconfitte e rovesci. Ma alla fine si apprenderà dalle lezioni e si tireranno le conclusioni.
In ultima analisi, la classe operaia, una volta che sarà organizzata e mobilitata dietro la bandiera della rivoluzione socialista, sarà una forza che nessuna potenza sulla Terra potrà sconfiggere.