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Negli ultimi anni le discussioni in materia di salute mentale sono aumentate, spesso a sproposito, scaricando sulle famiglie dei lavoratori meno abbienti i costi sociali. Una su tutte quella sull’autismo.
Argomenti a cui il governo Meloni sembra non interessarsi, tanto che tra le vecchie proposte della riforma Valditara, da poco diventata legge, c’è quella di creare classi separate per stranieri e disabili; la rappresentazione unica di abilismo, razzismo e classismo.
In occasione del 18 febbraio, ovvero la Giornata Mondiale sulla Sindrome di Asperger, e il 2 aprile, quella dedicata all’Autismo, questo articolo vuole spiegare come le persone nello spettro autistico vivono nella società capitalistica e proporre delle soluzioni per contrastare questa discriminazione sistemica che ogni giorno opprime bambini e adulti.
Disabilità, un grande affare
Fino agli anni ’80 la proporzione dei casi con diagnosi di autismo era di 4 persone ogni 10mila ed era sostanzialmente la stessa in tutte le parti del mondo. A partire dagli anni ’90, tuttavia, la proporzione dei casi inizia vertiginosamente ad aumentare, sia pure in modo differente a seconda dei paesi considerati, fino ad arrivare ai valori attuali che sono intorno ai 240 casi ogni 10mila abitanti in paesi come Stati Uniti e Svezia, tra i 100 e i 110 casi in Italia, Spagna, Inghilterra e tra i 35 e i 40 casi in Francia, Germania, Polonia e Cina. E’ lecito dunque chiedersi a cosa sia dovuto innanzitutto questo incremento così impressionante della diagnosi e, in secondo luogo, domandarsi il motivo per cui la crescita dei casi sia stata così diseguale nonostante dati di partenza fortemente omogenei.
Questa vera e propria “epidemia” è certamente un ottimo affare per alcune società professionali che vedono incrementare il ricorso alla terapia d’elezione per l’autismo, dagli elevati costi economici, con assistenza intensa e prolungata, che spesso coinvolge in maniera totalizzante la vita di una persona.
Sempre più spesso, anche in Italia e nei paesi europei, e non solo negli Stati Uniti, questi trattamenti sono offerti unicamente da centri privati che crescono sui tagli al welfare e alla sanità. E che dire del proliferare sul web delle piattaforme di telepsicologia, psicologi e psichiatri che offrono assistenza a pagamento via internet per un giro di affari di svariati milioni. Centinaia di migliaia di persone sono sempre più costrette ad appoggiarsi a questi servizi per il continuo deperimento del servizio sanitario pubblico.
Al netto delle speculazioni del profitto privato sul dramma vissuto dalle persone con diagnosi di autismo e dai loro familiari, qualcuno potrebbe obiettare che sia tutto sommato un bene che siano emersi casi di autismo che evidentemente in precedenza non venivano intercettati e curati. Si potrebbe, ad esempio, pensare che i criteri e gli strumenti diagnostici oggi a disposizione siano più precisi, raffinati, scientificamente più solidi.
Nei fatti, invece, la realtà è ben diversa se si riescono a guardare i dati clinici fuori dai condizionamenti ideologici imposti dalle lobby professionali. Tra queste l’American Psychiatric Association che si avvantaggia economicamente della definizione ufficiale di “disturbi dello Spettro Autistico” che lei stessa ha coniato e inserito nel DSM, il Manuale Diagnostico che può essere considerato la Bibbia della psichiatria negli Stati Uniti e nella gran parte dei paesi del mondo.
Oggi, molte diagnosi di autismo che rientrano nella nuova definizione di “Spettro Autistico” vengono infatti eseguite sulla base di criteri estremamente generici e test psicologici che possono impropriamente far passare per autistici persone, bambini e adulti, che hanno altre difficoltà: ansia sociale, disturbi del linguaggio, mutismo selettivo, disturbi reattivi dell’attaccamento. Quadri clinici che devono essere tenuti ben distinti dall’autismo e che hanno bisogno di terapie e trattamenti clinici molto diversi, spesso meno remunerativi per chi opera privatamente nel campo della salute mentale.
L’utilizzo del DSM e della diagnosi di “disturbo dello Spettro Autistico” spiega, inoltre, perché la diffusione delle diagnosi sia così diversa fra gli Stati Uniti, dove l’utilizzo del DSM è sostanzialmente esclusivo, e alcuni paesi europei o la Cina, dove invece si utilizzano anche o esclusivamente altri manuali diagnostici come l’ICD-10.
L’autismo nel sistema capitalistico
Le persone autistiche non sono affette tutte da disabilità intellettiva, ma possono presentare una compromissione a livello sociale rendendo difficile la convivenza nella società umana. Possono comunque dimostrare abilità avanzate in campi specifici del sapere.
Purtroppo ciò ha un limite nel sistema attuale perché non sempre riescono a comunicare nella maniera classica ed ad interpretare l’ironia e lo stato d’animo delle persone intorno, possono essere più sensibili agli stimoli ambientali e facilmente stressabili e questo porta molti al burnout e alla depressione impedendoli di partecipare alla vita collettiva, infatti in passato venivano considerati disabili a causa di queste loro caratteristiche.
Ma come in qualsiasi altro campo medico in base alla classe sociale subiscono un trattamento diverso.
Chi appartiene a famiglie ricche o comunque con una disponibilità economica può accedere a cure e trattamenti mirati, chi fa parte della classe lavoratrice o delle classi meno abbienti è abbandonato di fatto a se stesso, visti i tagli sempre più radicali allo stato sociale.
L’autistico borghese più noto è Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, che rimane comunque un parassita che nulla ha che da spartire con la stragrande maggioranza dei suoi simili è ora protagonista di nuovi tagli ancora più feroci allo stato sociale negli USA e paladino di una sanità privata che esclude i redditi bassi dal diritto alle cure.
Un’ipocrisia che non conosce confini, e siccome viviamo in una società che li valorizza solo ed esclusivamente se possiedono competenze sfruttabili e produttive, anche gli autistici hanno difficoltà ad accedere al mondo del lavoro e vengono alle volte usati dalle aziende per ipocrite campagne “inclusive” solo per guadagnarci in sgravi fiscali; basti pensare alla legge 68/99 che impone l’assunzione di una quota di persone disabili in base al numero di dipendenti in cambio di agevolazioni fiscali: non è beneficenza ma sfruttamento e marketing.
Del resto anche quando si ricorda la Shoah si dimentica troppo spesso di dire e dedicare documentari e approfondimenti a quella che è stata dopo gli ebrei, gli zingari e i comunisti, la più grande strage nei campi di concentramento, i disabili e le persone con patologie mentali. Solo tra i tedeschi, nella Germania nazista ne furono eliminati oltre 70mila. Non si è mai studiato il massacro sistemico perpetrato dai nazifascisti, e gli esperimenti su cavie umane nei manicomi e campi di concentramento come quelle del famoso pediatra austriaco Hans Asperger, da cui il nome della sindrome.
Oppressione sistemica e propaganda
Nemmeno i media aiutano nel sensibilizzare in quanto vengono promossi stereotipi abilisti dove la persona autistica o è un povero bambino strano in difficoltà con qualche interesse particolare dove viene evidenziato il lato patologico, oppure calcolatrici umane dotate di abilità di osservazione al di sopra della media, una narrazione che evidenzia due estremi rari ignorando che la maggior parte vivono, appunto, in uno spettro di sfumature: sono persone all’apparenza normalissime, con lavori normali e famiglia, anche socialmente integrate, ma che quando fanno coming out si ritrovano a subire il giudizio altrui che sono poco o mal informati.
Se diciamo che l’oppressione è sistemica vuol dire che coinvolge ogni componente della società, a partire proprio dal sistema scolastico che invece di essere il luogo dove includere tutti, è il primo livello a cui vengono applicate le discriminazioni: in Italia, a causa dei tagli all’istruzione, vengono tagliati gli insegnanti di supporto e quindi molte famiglie si trovano costretti a togliere i figli da scuola, sempre che i genitori non abbandonino i bambini o che sia la scuola a cacciarli attivamente, anche per via dell’ambiente ostile che si viene a creare in classe a causa dell’ignoranza e dalla mancanza di adeguati supporti agli studenti e agli insegnanti.
Per cosa lottiamo
Se è vero che non tutti gli autistici sono adatti a lavorare, essendo più un problema che altro per le aziende, i comunisti si devono battere per una vita dignitosa per tutti, senza eccezioni:
– Massicci investimenti in campagne di sensibilizzazione ed educazione agli studenti e di formazione agli insegnanti;
– Massicci investimenti per velocizzare e migliorare le procedure diagnostiche nel pubblico (visto che le famiglie dei lavoratori molto spesso non possono permettersi psicologi e psichiatri privati);
– Rendere gratuiti i farmaci per le terapie comportamentali e toglierne il brevetto alle case farmaceutiche che fanno profitti su questioni che alle volte sono letteralmente di vita o di morte;
– Una legislazione che abolisca la discriminazione sui luoghi di lavoro;
– Fondi di supporto alle famiglie;
– Nazionalizzazione sotto il controllo operaio delle industrie farmaceutiche.
Le risorse ci sono ma vengono sprecate per finanziare il privato, per finanziare guerre sanguinose ed inutili e gli interessi su un debito pubblico di cui non abbiamo responsabilità.