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11 Ottobre 2024Lottiamo contro l’aggressione israeliana! Lottiamo contro l’imperialismo! Dichiarazione dell’Internazionale Comunista Rivoluzionaria
Dichiarazione dell’Internazionale comunista rivoluzionaria
Si addensano sul Medio Oriente nubi burrascose, mentre Israele, appoggiato dalle potenze imperialiste occidentali, spinge la regione sempre più vicino ad una guerra regionale devastante e generalizzata, sottolineando ancora una volta quale sia la scelta che l’umanità si trova di fronte: socialismo o barbarie.
Nelle prime due settimane della sua aggressione contro il Libano, l’esercito israeliano ha bombardato più di 3.600 obiettivi in tutto il paese, uccidendo almeno 1.800 persone e ferendone più di 10mila, di cui la grande maggioranza sono uomini, donne e bambini che non avevano nulla a che fare con Hezbollah. Finora, quasi un milione di persone, su una popolazione di 6 milioni, hanno dovuto abbandonare le proprie case, aggiungendo ulteriori sofferenze a un paese già afflitto da una profonda crisi sociale ed economica.
Un anno di bombardamenti a tappeto da parte di Israele ha già ridotto in macerie la Striscia di Gaza. Decine di migliaia di palestinesi sono stati uccisi, centinaia di migliaia feriti e milioni sono gli sfollati. Il regime sionista sta minacciando apertamente il Libano dello stesso destino.
I sionisti hanno scatenato una campagna di terrore senza precedenti contro il popolo palestinese e quello libanese. Hanno portato avanti attacchi terroristici in Libano, facendo esplodere cerca-persone e walkie-talkie, causando la morte di decine di persone e il ferimento di altre migliaia. A Beirut, hanno assassinato Hassan Nasrallah, il capo di Hezbollah, il più grande partito politico del Libano. A Teheran, hanno assassinato Ismail Haniyeh, il capo di Hamas, il partito al governo di Gaza.
È importante sottolineare che, nel momento in cui sono stati uccisi, entrambi stavano conducendo negoziati per un cessate il fuoco con Israele. In Siria, Israele ha ininterrottamente bombardato obiettivi all’interno delle aree controllate dal governo, uccidendo centinaia di persone e assassinando numerosi funzionari iraniani, libanesi e siriani. Hanno anche bombardato lo Yemen, oltre a minacciare di poter colpire obiettivi in qualsiasi luogo della regione.
Con la loro cinica arroganza, gli aggressori sionisti chiamano tutto questo “autodifesa”. E tale messaggio viene ripetuto a pappagallo dai politici e dai media occidentali. Ovviamente, nessuna persona onesta può farsi fuorviare da questa menzogna. Le azioni di Israele provocano il disgusto dei lavoratori e dei giovani in tutto il mondo.
Da un lato, abbiamo uno degli eserciti più avanzati dal punto di vista tecnologico, che gode dell’appoggio totale da parte dall’imperialismo americano, la più grande potenza militare al mondo. Dall’altro lato, abbiamo il popolo palestinese e il popolo libanese che, come gli stessi strateghi israeliani non esitano ad evidenziare, dispongono di un potenziale militare ben inferiore e di forze armate molto più esigue.
Il livello di morte e distruzione che Israele ha scatenato sul Libano e su Gaza ha di gran lunga surclassato qualsiasi cosa Hamas o Hezbollah abbiano mai fatto in risposta. Eppure, in contrasto con la loro spudorata difesa della barbarie israeliana, i media occidentali mettono in risalto e condannano ogni azione da parte dei palestinesi, di Hezbollah in Libano o dell’Iran. Ribaltando la verità, rappresentano le vittime dell’aggressione come se fossero gli aggressori.
I media continuano ad ignorare la reale causa a fondamento del conflitto: i decenni di spietata oppressione dei palestinesi, che sono stati cacciati con la violenza dalla propria patria, ammassati in campi profughi e che hanno visto porzioni sempre maggiori della propria terra che venivano sistematicamente sottratte loro. Ugualmente, non si fa menzione delle passate guerre di Israele contro il Libano né del fatto che ha occupato questo paese per 18 anni, fino al 2000.
Non c’è alcun dubbio su dove si schierino i comunisti rivoluzionari. Noi ci schieriamo fermamente nel campo dei popoli oppressi, contro l’imperialismo israeliano e americano. Offriamo un sostegno incondizionato al popolo palestinese a Gaza, in Cisgiordania e in tutta la regione. Siamo dalla parte del popolo libanese, come anche dei popoli di Iran, Iraq, Siria e Yemen, che sono anch’essi stati vittime degli attacchi israeliani. Hanno ogni diritto di difendersi dall’aggressione israeliana.
Il regime israeliano e le potenze occidentali che lo appoggiano sono nemici dei lavoratori e dei giovani del Medio Oriente. Da più di un secolo, spargono il caos nella regione, mantenendola soggiogata sotto il tallone di una barbarica oppressione imperialista.
L’ordine “basato sulle regole”
Nel momento in cui la fanteria israeliana attraversa il confine entrando nel Libano meridionale, è chiaro che sta cominciando a prendere forma un’invasione molto più vasta. I media, tuttavia, ci dicono che, se l’esercito di una nazione penetra nei territori di un’altra nazione, non si tratta in realtà di un’invasione. Dicono che è soltanto una “incursione limitata” ed un atto di “autodifesa”.
Quando la Russia entrò in Ucraina, le potenze occidentali scalpitavano per condannare quella che descrissero falsamente come una “invasione non provocata”, ignorando volutamente le costanti provocazioni della Nato nei confronti della Russia. Ma dov’è la condanna nei confronti di Israele, quando esso invade non una, bensì due nazioni nel corso di 12 mesi, e ne bombarda e attacca altre tre, utilizzando persino metodi terroristici?
Quando in Ucraina vengono colpite dalle bombe russe postazioni civili, si sprecano nella stampa occidentale le proteste scandalizzate per la Russia e Vladimir Putin. Eppure, Israele ha ucciso molti più civili in un solo anno di guerra di quanti ne abbia uccisi la Russia in due anni e mezzo.
Quando Israele ha assassinato Hassan Nasrallah, le bombe israeliane si sono dovute fare strada attraverso un condominio residenziale alto dai sei agli otto piani, riducendolo in frantumi, prima di riuscire penetrare nei sotterranei dove si trovava il quartier generale di Hezbollah. Il risultato finale è stata la totale demolizione di un’area urbana più vasta di un campo da calcio, che ha ucciso centinaia di famiglie, seppellendole sotto le macerie. Esse non hanno avuto alcuna possibilità di fuga, visto che le bombe sono piovute loro addosso nel mezzo della notte. Ovviamente, poco o niente di tutto ciò è stato riportato nella stampa occidentale. Infatti, questa azione ha ricevuto il plauso degli Stati Uniti e dei loro alleati.
Quasi 2mila civili libanesi sono già stati uccisi dalle bombe israeliane e questi numeri crescono ogni giorno che passa. Gli autori di questo massacro non cercano neanche di nascondere il proprio compiacimento alla vista di questa carneficina ripugnante. Lo scorso dicembre, Netanyahu in persona ha minacciato che Israele avrebbe “ridotto Beirut e il Libano meridionale, non lontano da qui, come Gaza e Khan Yunis, senza l’aiuto di nessuno”. Da allora, egli ed altri funzionari di alto grado israeliani hanno ripetuto questa affermazione in numerose occasioni.
I lavoratori e i giovani di tutto il mondo si chiedono a buon diritto: perché non si solleva alcuno scandalo per tutto questo? Dove sono le condanne ufficiali? Dov’è la denuncia sulla stampa? Dove sono gli editoriali indignati e i discorsi infuocati sull’inviolabilità della sovranità nazionale e sulla sacralità delle vite dei civili?
Se si fosse seguito lo schema visto con la reazione alla guerra in Ucraina, allora Hassan Nasrallah o gli altri dirigenti libanesi avrebbero dovuto essere senza dubbio acclamati come eroi nazionali che difendono la propria patria contro un aggressore straniero. Essi avrebbero dovuto essere invitati in aereo in Europa o negli Stati Uniti, a girare di parlamento in parlamento, a ricevere miliardi di dollari di aiuti militari e finanziari per combattere l’aggressione israeliana – “finché sarà necessario”.
Tutti sappiamo perché ciò non è successo. Il motivo è che Nasrallah e le centinaia di civili innocenti che vivevano sopra il quartier generale di Hezbollah sono stati uccisi a sangue freddo con l’aiuto di 80 bombe anti-bunker JDAM fornite dagli Stati Uniti. Invece che indignarsi, tutti i leader occidentali hanno attaccato Hezbollah per avere usato i civili come “scudi umani”. Ovverosia, hanno accusato Hezbollah per l’uccisione di civili da parte di Israele per mezzo di armi occidentali.
E cosa avviene quando Hamas, Hezbollah o l’Iran rispondono al fuoco israeliano? Ciò viene presentato come un atto legittimo di autodifesa? Ovviamente no. L’intera macchina mediatica viene messa in moto alla massima potenza per diffondere isteria contro i cosiddetti barbari iraniani, contro Hezbollah, e così via.
In realtà, solo un numero molto limitato di persone sono state uccise dai bombardamenti su Israele nel corso dell’ultimo anno. Secondo Amnesty International, già prima che avessero inizio gli attuali bombardamenti il numero delle persone uccise in Libano dai quotidiani lanci di razzi israeliani era pari a 589. In proporzione, solo 34 persone sono state uccise dai razzi di Hezbollah all’interno di Israele. Nella scorsa settimana, i dati delle perdite libanesi si sono impennati, mentre sul fronte israeliano il numero dei morti è esiguo.
Al contrario di Israele, che colpisce deliberatamente i civili, finora i missili iraniani non lo hanno fatto. Tuttavia, si parla di imporre ulteriori sanzioni occidentali all’Iran per aver osato rispondere all’attacco di Israele che, d’altra parte, è stato ricompensato con un pacchetto di aiuti militari da 8 miliardi di dollari da parte del governo americano all’inizio di quest’anno.
In realtà, il “diritto di Israele a difendersi” non significa nient’altro che il diritto di Israele a intervenire ovunque voglia, con qualsiasi mezzo desideri, in totale impunità, per bombardare, sparare, affamare e punire chicchessia. E coloro che osano difendersi e rispondere a questi attacchi vengono etichettati come nemici e terroristi, o peggio. Questa è l’applicazione del cosiddetto “ordine basato sulle regole” alle condizioni specifiche del Medio Oriente.
E in cosa consiste questo “ordine basato sulle regole”, vi chiederete? Cos’è questo fantomatico ordine internazionale fatto di governi “democratici” e di “valori occidentali”? C’è soltanto una regola in questo “ordine basato sulle regole”: nello specifico, ciò che è negli interessi dell’imperialismo americano deve essere portato a termine in qualsiasi situazione. Se gli Stati uniti, o i suoi alleati in Gran Bretagna, Francia e Israele, decidono di bombardare o invadere un certo paese, essi possono farlo e le vittime non devono neanche tentare di difendersi da una simile aggressione. Chiunque abbia qualcosa da ridire è automaticamente un nemico dell’Occidente ed è soggetto a condanne, sanzioni e attacchi, nella misura in cui l’imperialismo americano lo ritiene necessario.
Chi è contro la pace?
Dopo mesi di attacchi e provocazioni, alla fine il 2 ottobre l’Iran ha risposto alle numerose provocazioni di Israele con una raffica di 180 missili contro una serie di basi militari israeliani e dei servizi segreti.
Com’era prevedibile, il primo ministro britannico, Keir Starmer, sempre felice di dare prova della propria servilità nei confronti dell’imperialismo americano, si è espresso fermamente a difesa di Israele, dicendo che “condanna questo tentativo del regime iraniano di colpire israeliani innocenti, di esacerbare questa situazione estremamente pericolosa, e di spingere la regione ancora di più sull’orlo dell’abisso”. La vice-presidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, ha fatto lo stesso, dicendo: “Non ho dubbi che l’Iran sia una forza destabilizzatrice e pericolosa in Medio Oriente”, e ha aggiunto, “Mi assicurerò sempre che Israele abbia la capacità di difendersi dall’Iran e dalle milizie terroristiche appoggiate dall’Iran”.
A leggere queste dichiarazioni, si ha la sensazione di essere stati trasportati in un qualche bizzarro universo parallelo. Qui abbiamo il regime israeliano che ha ucciso decine di migliaia di persone e che ha distrutto le vite di altri milioni di persone, un regime il cui primo ministro non nasconde di essere pronto a trascinare l’intera regione in una guerra, e tuttavia è l’Iran che viene dipinto come una forza oscura e demoniaca decisa a destabilizzare l’intera regione.
In effetti, nel corso dell’ultimo anno, è stato l’Iran a dare prova di estrema moderazione. Per due mesi, dopo l’assassinio di Haniyeh a Teheran, gli iraniani non hanno intrapreso alcuna rappresaglia. Hamas ha persino accettato un accordo di cessate il fuoco che era stato proposto dall’Occidente. Ma è sempre stato Benjamin Netanyahu a sabotare ripetutamente questi tentativi di porre fine alla guerra. In Libano, come è stato reso noto dal primo ministro libanese, lo stesso Hassan Nasrallah aveva accettato un accordo di cessate il fuoco con Israele solo poche ore prima che Israele lo assassinasse.
Inoltre, il presidente iraniano Pezeshkian aveva affermato in numerose occasioni che l’Iran era pronto a intavolare colloqui di pace e a firmare un accordo con l’Occidente e con Israele per stabilizzare la regione. Infatti, egli ha dichiarato che gli Stati Uniti e l’Occidente gli avevano promesso un cessate il fuoco a Gaza e il ritorno agli accordi sul nucleare iraniano se l’Iran si fosse trattenuto dall’effettuare una rappresaglia. Egli è stato così stupido da credere alle promesse di Biden. È chiaro a tutti che Benjamin Netanyahu non è per niente interessato alla pace.
Rimane il fatto che dopo un anno di combattimenti a Gaza, Israele non ha raggiunto nessuno dei suoi obiettivi di guerra dichiarati, vale a dire: il rilascio degli ostaggi e l’eliminazione di Hamas. Appena un mese fa, dopo che Netanyahu aveva manovrato in maniera sfacciata ancora una volta per far naufragare l’ennesimo tentativo di accordo per un cessate il fuoco, la sua popolarità era in declino e si trovava a fronteggiare proteste di massa e persino uno sciopero generale. Egli è pienamente consapevole del fatto che, se dovesse dimettersi da primo ministro, si ritroverebbe a dover affrontare in tribunale gravi accuse di corruzione. Per rimanere al potere, ha quindi bisogno di continuare la guerra e, preferibilmente, di trascinarvi dentro gli Stati Uniti. Ed egli è disposto a rimanere al potere ad ogni costo.
Gli imperialisti americani e i loro burattini in Europa, gonfi di superbia ed arroganza, non sono disposti a intraprendere neanche un passo che potrebbe apparire come una debolezza da parte loro. Perciò, stanno seguendo Netanyahu in questo cammino che porta alla catastrofe. Fanno discorsi sul cessate il fuoco e sul bisogno di stabilità, ma alla fine Netanyahu sa che si schiereranno dalla parte di Israele, che è l’unico loro solido alleato in Medio Oriente.
Consapevole di tutto ciò, dopo giorni di tira e molla con le potenze occidentali riguardo a un possibile cessate il fuoco, Netanyahu è salito sul palco dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con un messaggio per il mondo: “Non c’è alcun luogo in Iran che la lunga mano di Israele non sia capace di raggiungere e questo è vero per l’intero Medio Oriente”. Qui abbiamo la voce autentica della classe dominante sionista di Israele. Si tratta di una dichiarazione di guerra contro chiunque in Medio Oriente abbia l’ardire di ostacolare la strada al regime sionista; Israele deve potersi espandere, intervenire ed interferire ovunque nella regione.
In questo contesto, la crescente influenza dell’Iran e dei suoi alleati è diventata un ostacolo agli obiettivi della classe dominante israeliana. Pertanto, l’Iran, Hezbollah e tutti i loro alleati, devono essere puniti e sottomessi, senza alcuna considerazione per le vite perse o per le generazioni che dovranno pagare il prezzo di tali azioni.
Una guerra con l’Iran avrebbe conseguenze catastrofiche non soltanto nella regione, ma anche a livello globale. Essa potrebbe facilmente estendersi ad altri paesi nel Medio Oriente e coinvolgere lo stesso imperialismo americano. In effetti, questo è precisamente ciò cui Netanyahu sta lavorando. Potrebbe sbagliarsi, tuttavia, a pensare che questo gli garantirebbe la vittoria. Tutt’altro.
Il fatto che gli americani stiano adesso intervenendo apertamente in difesa di Israele avrà conseguenze molto gravi. È evidente che la Russia sta sviluppando strette relazioni con Teheran e che indubbiamente verrà in aiuto dell’Iran in modi che non possiamo prevedere con precisione, ma che avranno di certo un peso decisivo sugli eventi.
Certo, è impossibile sapere il grado di coinvolgimento della Russia in questa fase del conflitto. Tuttavia, sembra verosimile che il recente attacco missilistico dell’Iran – che è stato ben più devastante di quanto la stampa israeliana ed occidentale ammettano – abbia potuto contare sull’assistenza dei servizi segreti russi e, nello specifico, dei satelliti russi, che sono molto più sofisticati di quelli di cui l’Iran dispone attualmente. Se fosse così, ciò costituirebbe un avvertimento molto serio sia alla cricca dominante israeliana che ai guerrafondai di Washington.
Questo fatto, ben più delle proteste ipocrite provenienti da Washington, che affermano che l’America è “per la pace”, dovrebbero spingere Netanyahu a pensarci due volte prima di scatenare una guerra vera e propria contro l’Iran.
Ci sono altri fattori che gli imperialisti devono prendere in considerazione. Il conflitto potrebbe prendere una piega imprevedibile, destabilizzando un paese dopo l’altro. Inoltre, l’Iran ha adesso un forte incentivo ad accelerare il proprio programma di ricerca nucleare e a sviluppare armi nucleari. È chiaro adesso ai leader iraniani che ciò rappresenterebbe l’unica vera garanzia contro un attacco all’Iran da parte dell’Occidente o di Israele.
L’economia mondiale ne subirebbe immediatamente il contraccolpo. Venerdì mattina, il prezzo del petrolio si è impennato del 5%, nel giro di pochi minuti dalla notizia che il governo Biden stava “discutendo” con il governo israeliano di un possibile attacco punitivo congiunto contro l’Iran. Questo è nulla se paragonato a cosa potrebbe accadere se le forniture di petrolio dal Golfo Persico venissero interrotte. Israele ha già accennato alla prospettiva di colpire siti petroliferi o nucleari in Iran. Gli iraniani hanno a propria volta minacciato di colpire per rappresaglia pozzi petroliferi nei paesi del Golfo.
Di fronte a una minaccia seria, l’Iran ha anche la capacità di chiudere lo Stretto di Hormuz, dove passa il 20% del petrolio mondiale. Gli Houthi in Yemen potrebbero anch’essi ridurre il passaggio attraverso lo Stretto di Bab-al-Mandab, dove passa il 30% del traffico mondiale di container.
Le conseguenze di tutto questo sarebbero catastrofiche per l’economia mondiale, che è già sull’orlo della recessione. Ciò potrebbe spingerla in una crisi profonda, con l’inflazione alle stelle, l’interruzione delle catene di approvvigionamento, la chiusura delle fabbriche e un aumento drammatico della disoccupazione. Le sofferenze si estenderebbero ben oltre i confini del Medio Oriente. I lavoratori e i poveri del mondo intero sarebbero costretti a pagare per le avventure omicide degli imperialisti.
Il potenziale di morte e distruzione di cui sono minacciati milioni di esseri umani non dà alcuna preoccupazione a Netanyahu o alla classe dominante israeliana fanatica, che si è ormai stretta attorno a lui. Lo stesso vale per gli imperialisti occidentali, che continuano a fornire all’esercito israeliano denaro, armi ed assistenza militare diretta.
La maschera “democratica” della classe capitalista è caduta, rivelando la sua vera faccia: cioè quella di una classe che preferisce trascinare l’umanità nell’abisso della barbarie piuttosto che rinunciare ai propri gretti interessi. Ciò conferma quello che i comunisti hanno sempre detto: che la scelta che l’umanità si trova di fronte è tra socialismo o barbarie.
Combatti l’imperialismo, combatti il capitalismo
Non serve scavare in profondità per trovare le idee razziste e suprematiste alla base della retorica sionista, un razzismo che si riflette anche sulla stampa occidentale. Secondo questa visione, i popoli islamici del Medio Oriente sono primitivi, arretrati e reazionari per la loro stessa natura.
Ma gli eventi odierni rivelano per l’ennesima volta la situazione reale: che è l’imperialismo ad essere la principale fonte di reazione nella regione. Più di ogni altra cosa, ad essere la principale fonte di reazione è l’imperialismo occidentale, che si è intromesso per decenni alimentando guerre e conflitti etnici, che ha ostacolato lo sviluppo economico della regione, costringendola all’arretratezza ed alla povertà, mentre allo stesso tempo forniva ad Israele tutti gli investimenti e gli aiuti necessari a trasformarlo in una poderosa potenza capitalista nella regione.
I sionisti giustificano le proprie azioni dichiarando di stare lottando per la sicurezza degli ebrei in Israele. Ma quello che perseguono in realtà è una politica di colonizzazione progressiva della terra palestinese e uno stato di conflitto quasi permanente. Nel fare ciò, essi non hanno costruito un rifugio sicuro per gli ebrei di Israele. Al contrario, hanno costruito loro una trappola, una trappola che utilizzano per mantenere il proprio dominio, i propri privilegi e profitti.
Finché la classe dominante di Israele rimarrà al potere, non ci sarà pace né armonia per i popoli del Medio Oriente. Il regime sionista, a sua volta, non è nient’altro che un avamposto dell’imperialismo occidentale. Senza il pieno appoggio finanziario, diplomatico e militare dei capitalisti occidentali, l’esercito israeliano non rimarrebbe in piedi a lungo.
Le persone che sfruttano ed opprimono la classe operaia in Occidente sono le stesse dietro alle guerre infinite e alle guerre civili in Medio Oriente. Basta guardare alle guerre in Iraq (1990-1991 e 2003-2011) e in Afghanistan (2001-2021); alla guerra civile in Siria che è cominciata nel 2011 e continua fino ad oggi; alla barbarica guerra civile in Yemen che ha avuto inizio nel 2014; alle guerre passate in Libano, oltre che al massacro decennale dei palestinesi.
In tutti questi conflitti, vediamo il coinvolgimento, in un modo o nell’altro, delle potenze occidentali. In ultima istanza, sono esse ad avere la responsabilità di tutti questi conflitti.
Trasformare la guerra imperialista in guerra di classe
Le stesse persone che ci dicono in continuazione che non ci sono abbastanza soldi per la scuola, la sanità, le pensione e per gli altri servizi sociali, riescono a trovare immediatamente i miliardi di dollari di cui hanno bisogno per condurre guerre imperialiste in luoghi come il Medio oriente e l’Ucraina. La lotta contro l’oppressione dei palestinesi da parte di Israele e contro le sue guerre con i paesi vicini è direttamente connessa alla lotta della classe operaia in Occidente.
Né le petizioni né un linguaggio radicale possono fermare la macchina bellica sionista. La forza deve essere schiacciata con la forza. E la forza più potente sul pianeta è quella della classe operaia, che, se mobilitata, può spazzare via qualsiasi ostacolo sulla propria strada. Il modo migliore per appoggiare la resistenza del popolo palestinese e di quello libanese, pertanto, è lottare contro il nemico in casa nostra: le classi dominanti e i loro governi nei paesi imperialisti.
Rivendichiamo la cessazione immediata di tutti gli aiuti ad Israele, inclusa l’interruzione di qualsiasi esportazione di armi! Tuttavia, non abbiamo alcuna illusione sul fatto che la classe capitalista possa farlo. Sono la classe operaia e le sue organizzazioni che devono farsi carico di questa lotta. Bisognerebbe, perciò, proporre mozioni ad ogni livello all’interno dei sindacati che organizzano i lavoratori coinvolti nella produzione e nella logistica delle armi, per imporre un boicottaggio operaio attraverso azioni di sciopero e blocchi del trasporto di armi.
Allo stesso tempo, deve essere lanciata una campagna per la nazionalizzazione di tutte le industrie di armi sotto il controllo operaio. Al posto di mezzi di distruzione, queste industrie avanzate devono essere convertite per produrre beni che vadano a vantaggio dell’intera società. Invece che produrre carri armati, possiamo produrre trattori e ambulanze. Invece che investire in aerei da combattimento, possiamo investire in sistemi di trasporto pubblico efficienti.
Chiediamo la fine di tutti gli aiuti militari a Israele, ma anche all’Ucraina. Piuttosto, quel denaro dovrebbe essere utilizzato per migliorare l’istruzione, la sanità e per altre spese sociali a beneficio della classe operaia.
Tuttavia, non abbiamo alcuna illusione sulle intenzioni della classe capitalista di portare avanti tali misure. I loro interessi sono direttamente opposti a quelli della classe operaia, in patria e all’estero.
La guerra è una parte intrinseca del capitalismo. Il numero crescente di guerre e l’instabilità generale sono semplicemente espressione della crisi del sistema. È utopico pensare che si possano eliminare le guerre senza eliminare la loro causa: il sistema capitalista stesso.
Quello che è necessario, quindi, è costruire un movimento di massa per buttare giù i guerrafondai che rappresentano una minaccia per il benessere e la sicurezza del mondo intero! Essi devono essere fermati dalla lotta comune della classe operaia mondiale, che è l’unica classe ad avere un interesse connaturato alla pace.
- Fermiamo la macchina bellica di Israele!
- Abbasso i guerrafondai in Occidente!
- Pieno appoggio alla lotta del popolo palestinese e del popolo libanese contro l’aggressione israeliana!
- Libri, non bombe!
- Combattere la guerra imperialista per mezzo della guerra di classe!
- Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!
4 ottobre 2024