Lo scandalo del Jewish Chronicle – Come la stampa borghese manipola l’informazione

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Lo scandalo del Jewish Chronicle – Come la stampa borghese manipola l’informazione

di Nicola Vincoli

Ci si può fidare di nuovo dei laburisti”, con questo titolo The Jewish Chronicle commenta il nuovo Labour Party targato Keir Starmer a ridosso delle elezioni britanniche di luglio. Il motivo è chiaro: il nuovo primo ministro del Regno Unito continuerà ad armare Israele e porterà avanti la stessa politica economica dei Tory. Lo stesso giornale qualche anno fa, in prima pagina, scrisse che il leader laburista dell’epoca, Jeremy Corbyn, fosse “un razzista e un antisemita”. Ovviamente si trattò di accuse totalmente infondate, causate semplicemente dal suo appoggio alla resistenza palestinese. All’epoca ci fu un vero e proprio “colpo di Stato” contro Corbyn organizzato dall’ala destra laburista, i blairiani (dal nome dell’ex primo ministro Tony Blair, che durante il suo mandato si caratterizzò per le politiche apertamente pro-capitaliste e la sua lealtà all’imperialismo USA). In questo intrigo The Jewish Chronicle e altre testate filo-israeliane giocarono un ruolo fondamentale.

Un chiaro esempio è ciò che accadde il 26 luglio 2018, quando tre giornali sionisti pubblicarono simultaneamente la stessa notizia in prima pagina, un fatto stranissimo data la rivalità dei media sulle notizie. Si trattava infatti di un articolo condiviso che si riferiva alla presunta e infondata “minaccia esistenziale alla vita ebraica in questo paese”. Questi organi di stampa legati al sionismo erano alleati con i blairiani, a loro volta finanziati da donazioni di capitalisti multimilionari, con il solo scopo di distruggere il corbynismo, considerato troppo di sinistra per i gusti della borghesia britannica.

Questa vera e propria opera di diffamazione è stata confermata anche da Anushka Asthana, ex giornalista del Guardian, che nel suo libro Taken as Red afferma di aver assistito in prima persona agli imbrogli della destra laburista. Lo scopo dei blairiani? Ovviamente quello di riprendere il controllo del partito laburista. Da tale avvenimento possiamo dunque dedurre e intuire il profondo legame tra l’ala destra del Labour, di cui fa parte anche Keir Starmer, e l’informazione filo-israeliana.

Gli organi di stampa sionisti, in particolare The Jewish Chronicle, in questi ultimi giorni sono tornati sotto i riflettori a causa di un altro clamoroso scandalo: Elon Perry, falso giornalista ed ex membro delle forze armate israeliane, ha diffuso sul Jewish Chronicle una serie di false informazioni, oggi rimosse, sulla situazione a Gaza. In particolare, come riferisce il Guardian, Perry ha fatto circolare una notizia, poi ritenuta priva di fondamento, secondo cui Yahya Sinwar, leader di Hamas, avrebbe pianificato di fuggire in Iran con gli ostaggi, sostenendo che l’informazione fosse stata ricavata da una figura di alto livello di Hamas e da un documento trovato a fine agosto. La fake news è stata diffusa anche dai familiari di Netanyahu, ma non solo! Le “notizie” di Perry sono state pubblicate anche dai più grandi giornali europei, come ad esempio la Bild in Germania. Sempre il Guardian, inoltre, riporta che anche il precedente lavoro di Elon Perry come accademico potrebbe rivelarsi falso e addirittura anche la sua carriera militare sarebbe stata inventata.

Jake Wallis Simons, direttore del Jewish Chronicle, ha riferito che gli articoli di Perry sono stati eliminati, ma si rifiuta di spiegare come un falso giornalista sia arrivato a scrivere per il più antico organo di informazione ebraico. Inoltre, va detto che proprio con Simons il giornale ha subito un graduale e spietato spostamento a destra, diventando un vero e proprio portavoce del governo sionista di Netanyahu. Qualche giorno fa, infatti, Jonathan Freedland, uno dei collaboratori più importanti del Jewish Chronicle, ha pubblicato su X le sue dimissioni dal giornale attraverso una lettera: “Troppo spesso, il JC si legge come uno strumento partigiano, ideologico, i suoi giudizi politici piuttosto che giornalistici.” Il problema in realtà non è affatto questo: che un giornale sia “di parte” o abbia un orientamento politico è del tutto legittimo; quel che non è accettabile è che conduca una velenosa campagna di calunnie, sulla base di informazione del tutto false. Con buona pace di tutti gli elogi alla “libera” stampa occidentale…

 

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