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Quali prospettive per il Bangladesh?

immagine: Rayhanod, Wikimedia Commons.

L’articolo che segue, scritto il 13 agosto, traccia un bilancio della meravigliosa mobilitazione rivoluzionarie delle masse in Bangladesh, che ha deposto il primo ministro Sheikh Hasina, e delinea le prospettive e i compiti della rivoluzione dopo la costituzione del governo ad interim di Muhammad Yunus. Nelle scorse settimane si è aperta una nuova fase, con l’entrata in scena della classe operaia, che rivendica non solo migliori condizioni economiche e maggiori diritti, ma che sta articolando anche rivendicazioni politiche, come spiega bene l’articolo del sito marxist.com a questo link.
Continuate a seguire il nostro sito per tutti gli aggiornamenti sulla rivoluzione in Bangladesh.

 

di Ben Curry

Dalla settimana scorsa [articolo del 13 agosto, NdT], quando la marea rivoluzionaria ha spazzato via Sheikh Hasina, le masse, guidate dagli studenti, hanno continuato a mobilitarsi. In tutto il paese si stanno diffondendo comitati, soprattutto tra gli studenti, ma non solo. I molti luoghi, essi hanno assunto le funzioni dello Stato. La classe dominante si ritrova sospesa nel vuoto. Esiste una specie di dualismo di poteri. Tuttavia, adesso la rivoluzione deve fronteggiare nuovi pericoli – non solo per le continue cospirazioni del partito Lega Awami non più al potere, ma anche per la confusione che regna su quale strada seguire.

Lo scorso lunedì, era apparso chiaro che Hasina era stata costretta a dimettersi su pressione di figure ai vertici del suo stesso regime. Fino all’ultimo minuto, essa si era rifiutata di andarsene. È stata la pressione dei generali dell’esercito a costringerla a farsi da parte. La classe dominante si era resa conto di essere chiaramente incapace di mantenere il proprio dominio soltanto con la forza. Dovevano fare un passo indietro e sacrificare la propria rappresentante.

Dopo la cacciata di Hasina, le masse sono rimaste nelle strade, chiedendo che il parlamento venisse sciolto, il che è avvenuto. L’esercito è stato costretto a sedersi al tavolo dei negoziati.

Martedì, i coordinatori degli studenti sono stati invitati dai vertici militari al Bangabgaban (il palazzo presidenziale) per negoziare la composizione di un governo di transizione. E poco dopo la mezzanotte, sono giunti ad un accordo. I principali coordinatori degli studenti hanno acconsentito a dare il proprio appoggio a un nuovo “governo provvisorio” guidato dal Dr. Muhammad Yunus.

Siamo chiari: questo è stato un grave errore – dichiariamo apertamente e fin da subito che non abbiamo assolutamente alcuna fiducia in questo governo!

Gli studenti hanno mostrato un coraggio immenso, ma c’è una mancanza di chiarezza tra i dirigenti su come consolidare la rivoluzione. Gli studenti hanno ottenuto il loro “programma da un punto”: cioè che Hasina se ne doveva andare. E dopo?

Il collasso del regime di Hasina, la fine della repressione poliziesca: queste importanti vittorie democratiche sono state conquistate nelle strade. Il Dr. Yunus non ha giocato alcun ruolo in tutto questo. Si tratta di un governo reazionario composto da individui provenienti dalla classe dominante, sebbene da esso sia stata esclusa la fazione di Hasina.

Esso non ha alcun interesse in comune con gli studenti e le masse oppresse. I suoi membri si batteranno per l’“ordine”, per porre fine alla mobilitazione rivoluzionaria, per provare a restaurare la “legittimità” dello Stato capitalista screditato, e così ristabilire le condizioni affinché gli speculatori che dominano il Bangladesh continuino a sfruttare le masse.

Quali che siano le riforme liberali e democratiche che essi riusciranno ad attuare, queste saranno il prodotto della pressione delle masse nelle strade, e rifletteranno non le loro “brillanti” negoziazioni, bensì il fatto che l’esercito si sente messo alle strette dalle masse rivoluzionarie.

Ma è evidente che in questo governo di tecnocrati e capitalisti non c’è spazio per il movimento delle masse. Hanno già chiarito che si impegneranno a consolidare ancora il potere nelle mani del vecchio Stato capitalista, seppur mettendo delle facce nuove e con una spolverata di vernice. Ma dietro di essi, i generali, i giudici e i capi della polizia resteranno in attesa del proprio momento, preparando l’occasione adatta a sferrare un attacco controrivoluzionario.

La rivoluzione rimane incompiuta. Essa deve avanzare o, altrimenti arretrerà. Essa può andare avanti solo spazzando via del tutto il vecchio Stato capitalista! Solo estendendo i comitati, coinvolgendo al loro interno i lavoratori, collegando questi comitati su scala nazionale e prendendo il potere nelle proprie mani, per epurare il vecchio Stato, la rivoluzione può essere completata. Non c’è altro modo.

Nessuna fiducia nel governo di Muhammad Yunus!

Sebbene i generali non fossero nella posizione di negoziare la settimana scorsa, quando le masse stavano loro con il fiato sul collo, Yunus si è tuttavia rivelato un uomo con il quale essi possono lavorare.

Dr. Yunus (immagine: Ralf Lotys, Wikimedia Commons)

Le sue credenziali parlano da sole. Chi è costui? Yunus ha una discutibile reputazione da “filantropo”, sulla base del suo lavoro sui microcrediti per i poveri. Lungi dal tirare fuori le masse dalla povertà, per la qual cosa questi “microcrediti” sono stati a suo tempo celebrati, essi sono diventati sinonimo di indebitamento e suicidi. La cosa più significativa, forse, è che il Dr. Yunus è stato perseguitato da Hasina in quanto suo oppositore politico, il che gli ha fornito una certa credibilità politica, in particolare tra la piccola borghesia.

Ma dobbiamo dire la verità: quest’uomo è un banchiere. È stato incensato per anni dall’imperialismo occidentale ed è stato premiato con un premio Nobel per questa ragione. È parte integrante della stessa classe dominante che ha governato negli ultimi 16 anni, semplicemente appartiene a una fazione di essa che è stata esclusa dall’esercizio diretto del potere. È un difensore del sistema capitalista, sebbene sia più vicino all’imperialismo occidentale che al regime indiano. Gli imperialisti occidentali sono molto lieti che egli abbia assunto questo incarico governativo!

Come prova ulteriore del fatto che questo governo è composto dall’establishment capitalista, basta guardare non oltre la sua schiera di ministri. Essa contiene due banchieri (tre, includendo lo stesso Yunus), un ex-procuratore generale e un ex-vice procuratore generale, un ex-ministro degli Esteri, così come dirigenti d’azienda, amministratori delegati, avvocati della Corte Suprema, ex-ambasciatori, alti commissari, ecc. Essi provengono tutti dalla classe capitalista e hanno tutti fatto parte di diversi governi capitalisti – se non quelli della Lega Awami, certamente quelli del BNP (Bangladesh Nationalist Party, Ndt).

Al fianco di questi ministri capitalisti, abbiamo soltanto due coordinatori degli studenti provenienti dal movimento, Nahid Islam e Asif Mahmud. Ad essi sono state assegnate cariche ministeriali assolutamente insignificanti. Il loro ruolo, come ostaggi di questo governo capitalista, è chiaramente quello di dargli un velo di legittimità che non si merita.

I primi passi di questo governo, che si è insediato soltanto giovedì [8 agosto, NdT], indica già quale sarà il suo percorso. Lungi dal portare a processo gli assassini del vecchio regime, come chiedono le masse, il nuovo ministro degli interni, il brigadiere generale in pensione M. Sakhawat Hossain, ha porto un ramoscello di ulivo alla Lega Awami.

Egli ha garantito che il partito non verrà messo fuori legge, che gli sarà permesso di presentarsi alle prossime elezioni, spingendosi fino a elogiare il partito (“la Lega Awami è il nostro orgoglio”), e ha lasciato intendere che permetterà a Sheikh Hasina di fare ritorno liberamente nel paese.

Possiamo aspettarci molte altre cose simili da questo governo della “riconciliazione”.

Nel frattempo, lo stesso brigadiere generale ha dichiarato come priorità assoluta quella di riappropriarsi di tutte le armi da fuoco non autorizzate di cui le masse sono entrate in possesso per autodifesa durante la rivoluzione. Cioè, sta cercando di assicurarsi che l’odiata polizia abbia ancora una volta il monopolio della violenza in Bangladesh.

Faremo una previsione delle prossime mosse di questo governo. Mentre tutti (inclusi i capi della polizia!) stanno al momento elogiando gli studenti, il prossimo passo per restaurare l’autorità dello Stato sarà quello di convincere gli studenti a smantellare i propri comitati e a tornare a casa. Dopo tutto, argomenteranno, avete vinto la rivoluzione, il vostro lavoro è finito.

Noi diciamo di stare in guardia dal canto di sirena di questo governo: la sua intenzione è quella di disinnescare la rivoluzione! Se non credete a questo avvertimento adesso, vi chiediamo di ricordare queste parole. Non dategli alcuna fiducia! Le masse rivoluzionarie devono riporre fiducia soltanto in se stesse!

I comitati d’azione mostrano il cammino!

Al momento, in Bangladesh esiste una situazione assimilabile a quella di un dualismo di potere. A partire dalla caduta di Hasina, lo Stato capitalista, costituito dai funzionari scelti della Lega Awami, è di fatto sospeso nel vuoto.

L’odiata polizia è entrata in sciopero in tutto il paese dopo la caduta di Hasina, solo per poi ritornare a lavoro due giorni dopo. Non è difficile capire il perché.

Secondo i dati ufficiali, più di 450 persone sono state uccise nel corso dell’insurrezione, la maggioranza delle quali da parte della polizia. Le masse, in risposta a questo massacro, hanno dato alle fiamme 450 delle 600 stazioni di polizia del paese. La polizia teme adesso rappresaglie da parte delle masse rivoluzionarie.

Solo sotto la protezione dell’esercito, e con le affettuose rassicurazioni del governo provvisorio, alcune stazioni di polizia hanno osato riaprire. Questo è un ulteriore passo importante da parte del governo del Dr. Yunus nel suo tentativo di ristabilire la “normalità”, sempre per proteggere il monopolio della violenza dello Stato capitalista e per ripristinarne la legittimità.

immagine: Md Joni Hossain, Wikimedia Commons

Ma è emerso un altro potere, che ha assunto le funzioni dello Stato in molte zone: quello dei comitati degli studenti e delle masse rivoluzionarie.

La Lega Awami e la controrivoluzione avrebbero preferito vedere il paese sprofondare nel caos dopo la cacciata di Hasina. In effetti, hanno cercato di spingerlo in quella direzione. Al contrario, i comitati hanno assunto le funzioni della polizia in molte parti del paese, ripristinando velocemente l’ordine e dirigendo il traffico.

Altri hanno cominciato a ripulire le strade. Sono stati creati comitati per proteggere gli edifici statali dal saccheggio da parte di ex-funzionari, mentre i membri dei comitati hanno fatto visita agli ospedali per fornire assistenza rispetto al loro funzionamento e sradicarvi la corruzione.

I comitati degli studenti hanno stabilito un sistema per monitorare la corruzione dello Stato, dichiarando che tutti i casi di corruzione sarebbero stati risolti nel giro di sei ore – risolti dagli studenti, cioè non dai vecchi tribunali e dalla vecchia polizia, che sono tra le principali cause di corruzione!

Questi organismi ad hoc hanno già smascherato numerose manovre controrivoluzionarie da parte della vecchia élite dominante, tra cui tentativi di scatenare il panico.

Subito dopo la caduta di Hasina, i media capitalisti, i vecchi funzionari – e dietro di essi, le sinistre macchinazioni dei servizi segreti indiani – hanno cercato di fomentare la paura della minaccia di violenze etniche e religiose.

Molte di queste voci sono in realtà il prodotto di distorsioni o sono del tutto artefatte. A Sylhet, per esempio, una città al centro dell’ascesa rivoluzionaria, un membro del Consiglio di Unità Indù Buddista Cristiana ha confermato che tutti gli indù le cui case erano state prese d’assalto nella settimana precedente erano in realtà dirigenti della Lega Awami! Non c’è nulla di “etnico-religioso” in questa violenza, che è totalmente politica, sebbene questo non abbia impedito alla vecchia élite dominante di diffondere tali voci.

Tuttavia, le masse hanno nuovamente preso l’iniziativa in mezzo a queste vociferazioni. In tutto il paese, sono stati creati comitati di difesa contro la violenza religiosa, per impedire agli elementi controrivoluzionari di alimentare l’odio religioso. Con scene d’impatto che ricordano la Primavera Araba, quando i cristiani copti proteggevano i musulmani durante la preghiera in Piazza Tahrir al Cairo, la scorsa settimana ha visto gli studenti dalle madrase (scuole islamiche) fare la guardia per proteggere i templi indù.

Ad essere forse ancora più significativo è che sono stati formati comitati più ampi (i cosiddetti “comitati studenteschi-popolari”) per intraprendere azioni contro gli speculatori che hanno innalzato i prezzi, speculando a spese delle masse, sfruttando il caos politico.

Questa è la via da seguire! I comitati sono l’unica garanzia della rivoluzione. Due poteri si fronteggiano oggi in Bangladesh. Da un lato, il vecchio Stato capitalista con Muhammad Yunus a capo. Dall’altro, i comitati, che rappresentano l’embrione di un potere alternativo rivoluzionario. Una tale situazione non può protrarsi nel tempo.

O trionferà la classe capitalista, ripristinando la supremazia dello Stato, oppure i comitati prenderanno il potere, distruggendo in questo processo il vecchio Stato. Ma per schiacciare un apparato così potente, i comitati devono essere allargati per abbracciare l’intera classe operaia, l’unica classe organicamente rivoluzionaria nella società. Inoltre, essi devono essere connessi a livello nazionale, sulla base di una piena democrazia e della revocabilità dei delegati.

Il primo passo deve essere: convocare un congresso nazionale dei comitati degli studenti e del popolo.

Il settore più rivoluzionario degli studenti deve organizzarsi a tale scopo. E ciò significa organizzare un partito, un partito comunista rivoluzionario, attorno ad un programma per il completamento della rivoluzione.

Costruiamo un partito rivoluzionario! Questo è quello che l’Internazionale Comunista Rivoluzionaria si sta impegnando a fare e facciamo appello alla gioventù e agli studenti rivoluzionari ad unirsi a noi in questo compito.

Democrazia e comunismo

I comitati hanno già dimostrato l’enorme intraprendenza delle masse rivoluzionarie. Esse hanno dimostrato, nella pratica, che le masse possono assumere le funzioni di comando nella società senza il vecchio Stato burocratico capitalista. Sono soltanto loro che stanno consolidando le conquiste della rivoluzione e le stanno applicando nella pratica.

Come si svilupperà la situazione adesso? Tutto dipende dai rapporti di forza. L’esercito deve aspettare che arrivi il suo momento e non può perseguire i propri disegni controrivoluzionari nell’immediato futuro. La pressione delle masse nelle strade rimane enorme. Venerdì, le masse hanno costretto il governatore della Banca Centrale a dimettersi. Sabato, proteste di massa di fronte alla Corte Suprema hanno costretto alle dimissioni il presidente della corte Obaidul Hasan.

Possiamo affermare, nonostante le frasi al miele di Yunus e di altri, che la caduta di Hasina non porterà a un periodo di “riconciliazione” tra le masse rivoluzionarie e i suoi vecchi nemici. Il Bangladesh non sta per entrare in una lunga fase di stabilità della democrazia capitalista. Al contrario, avrà inizio un nuovo capitolo della rivoluzione.

La vittoria ottenuta lunedì scorso ha visto gli studenti in prima linea, questo è vero, ma altri gruppi e altre classi si sono anch’esse mobilitati, e questo è stato cruciale. Infatti la vittoria sarebbe stata impossibile se non fosse stato per l’intervento di massa dei lavoratori, che sono scesi a Dhaka a milioni e sono entrati in sciopero in massa nei distretti tessili.

Dobbiamo sottolineare questo fatto: l’intervento della classe operaia è stato decisivo per le prime vittorie della rivoluzione.

Tra le masse dei lavoratori, il movimento studentesco, che ha profuso così tanti martiri, gode di immensa autorità. I suoi leader, tuttavia, hanno commesso l’errore di prestare una parte della loro grande autorità al governo di Yunus. Ma questa luna di miele non durerà a lungo.

Per la classe lavoratrice, la “democrazia” non è una cosa astratta. Al contrario, essa è un mezzo per un fine – uno strumento per ottenere migliori salari e condizioni di lavoro, una giornata lavorativa più breve e una vita dignitosa. Milioni di lavoratori cercheranno di utilizzare le ritrovate libertà democratiche, conquistate nelle strade, per portare avanti le proprie rivendicazioni e per liberarsi dell’insostenibile giogo che il capitalismo ha messo loro al collo.

Già questa settimana, abbiamo visto proteste di massa dei lavoratori tessili a Hemayetpur e blocchi stradali da parte dei lavoratori tessili a Gazipur – in entrambi casi per i salari arretrati.

Quando scoppierà la lotta di classe, il nuovo governo, usando le leve dello Stato nella misura in cui esse hanno superato la propria paralisi, sarà costretto a schierarsi: o appoggiando i parassiti capitalisti, i padroni del tessile e le multinazionali, oppure appoggiando i lavoratori. È chiaro da quale lato si schiererà: questo è un governo della classe capitalista, a capo di uno Stato costruito dalla classe capitalista.

Se il regime di Hasina era brutale e dittatoriale – ed era così – questo non avveniva a causa di un qualche tratto caratteriale malvagio di Hasina. Avveniva perché il capitalismo bengalese si basa sul super-sfruttamento delle masse lavoratrici. Le contraddizioni sociali alla base di questo sistema sono così acute e inconciliabili che un regime di democrazia capitalista si dimostrerebbe inevitabilmente instabile.

Nel periodo tempestoso che ci si apre davanti, i rappresentanti del capitale saranno costretti a tradire le proprie frasi sulla “democrazia” nel tentativo di riaffermare il proprio dominio di classe sulle masse in rivolta.

Si porrà la questione: ricadere nuovamente sotto il giogo capitalista e rinunciare alle conquiste democratiche della rivoluzione, oppure avanzare in direzione di una democrazia autentica, che può basarsi unicamente sul dominio della classe operaia. Questa è la sfida che poniamo a tutti gli studenti sinceramente rivoluzionari del Bangladesh: se volete la democrazia, la vera democrazia, non potete ottenerla in maniera permanente all’interno del sistema capitalista.

Solo rovesciando il sistema, distruggendo il vecchio Stato, e impossessandosi di tutte le leve del potere economico strappandole ai capitalisti, a cominciare dall’esproprio di tutte le ricchezze, ottenute illecitamente, di Hasina e della sua cricca, possiamo creare una vera democrazia. Tutto questo ha un nome: comunismo.

Diciamo pertanto:

  • Estendere i comitati per coinvolgere settori sempre più ampi degli studenti, dei lavoratori e delle masse oppresse in generale!
  • Per un congresso nazionale dei comitati rivoluzionari!
  • Tutto il potere ai comitati degli studenti e dei lavoratori!
  • Costruire un partito comunista rivoluzionario per lottare per il trasferimento del potere alla classe operaia!
  • Se sei d’accordo, unisciti all’Internazionale Comunista Rivoluzionaria e intraprendiamo insieme questo lavoro!

 

 

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