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11 Aprile 2023Negli ultimi mesi diversi esponenti della Banca Centrale Europea si sono ripetutamente espressi contro l’aumento generalizzato dei salari per contrastare l’inflazione. La soluzione proposta da Lagarde, presidente della BCE, è quella di alzare i tassi di interesse come non mai in 40 anni per raffreddare la domanda.
Eppure, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa britannica Reuters, i dati emersi durante una riunione degli economisti della BCE dicono tutt’altro. La riunione si è svolta, visto l’argomento molto difficile da maneggiare, in un villaggio isolato in Lapponia e il quadro emerso mostra che i margini di profitto delle aziende sono aumentati anziché ridursi. Lo conferma anche uno studio condotto da Refinitiv: nel 2022 le aziende di beni di consumo nella zona euro hanno aumentato i margini di differenza tra ricavi e costi di produzione del 10,7%. Tra queste aziende troviamo nomi come Stellantis, Hermes, Stockmann, ritenute, sempre secondo la BCE, fra le multinazionali responsabili del rialzo dei prezzi.
Ovviamente la BCE evita di commentare ufficialmente queste conclusioni. L’idea che le aziende abbiano guadagnato dall’aumento dei prezzi facendo salire i profitti oltre misura, a scapito di consumatori e lavoratori potrebbe scatenare una rabbia generale.
Anche il vicepresidente della BCE, Luis De Guindos, ha avvertito questo “pericolo” dichiarando che i sindacati potrebbero chiedere aumenti eccessivi.
Il governatore della Banca D’Italia Ignazio Visco ribadisce a sua volta la propria contrarietà agli aumenti dei salari, in Italia al palo da 30 anni, (“Sull’aumento dei salari ci vuole responsabilità”) e che l’unico modo per far lievitare gli stipendi è aumentare la produttività delle aziende. Inoltre Visco ha dichiarato, in assoluta sintonia con Lagarde, che gli aumenti delle bollette sono una “tassa” imposta all’UE dalla guerra e che ce le dobbiamo tenere.
Insomma, la stretta monetaria e la guerra le dobbiamo pagare noi lavoratori.
Non è vero che se aumentano i salari aumenta l’inflazione! La verità è che aumentare i salari significa intaccare i profitti dei padroni.
È necessario per questo che la CGIL esca dall’immobilismo di questi anni e abbandoni le strategie contrattuali che hanno portato i salari italiani ad essere tra i più bassi d’Europa. Il nostro sindacato deve lanciare mobilitazioni che non siano soltanto formali come l’ultimo sciopero generale, ma seguano l’esempio di altri paesi d’Europa e del mondo, dove si stanno vedendo esplosioni di rabbia delle masse dovute soprattutto alle questioni del carovita e dei salari bassi.
Bisogna guardare alle lotte negli Usa, in Francia, Gran Bretagna e comprendere che anche in Italia la maggioranza dei lavoratori ha bisogno di organizzarsi per conquistare un salario dignitoso.
Perché questo succeda la CGIL deve avere il coraggio di lanciare rivendicazioni adeguate come la Scala Mobile dei salari che copra il 100% degli aumenti dei prezzi. Ovviamente questo strumento deve essere affiancato da rinnovi contrattuali, conquistando aumenti degni di essere chiamati tali.