La Russia invaderà l’Ucraina?
25 Gennaio 2022Tesi sull’Ucraina (2014)
27 Gennaio 2022L’inizio del 2022 sarà caratterizzato per la classe lavoratrice da una stangata senza precedenti sui costi delle bollette energetiche. Arera, l’autorità di regolamentazione del settore, ha calcolato un aumento per la famiglia tipo del 55% per la luce e del 41,8% per il gas. Queste cifre, riportate dai mass media, vanno però contestualizzate. Sono percentuali che tengono già conto dell’intervento miserevole del governo, che in legge di bilancio ha stanziato 3,8 miliardi a copertura molto parziale degli aumenti. Queste cifre riguardano peraltro il rapporto con il trimestre precedente. Infatti, secondo i calcoli della stessa Arera, prendendo come riferimento i dodici mesi si vede un aumento del 68% per la luce, pari a 334 euro, e del 64% per il gas (610 euro), rispetto alla spesa complessiva del 2021.
Questi aumenti vengono imputati all’aumento generale del costo delle materie prime, in particolare del gas. Non è un caso infatti che il padronato abbia già cominciato a piangere miseria a reti unificate, spiegando a tutti quanto siano in difficoltà, poverini, e come saranno costretti, loro malgrado, dovendo difendere il loro profitto da un aumento generalizzato dei costi delle materie prime, ad aumentare i prezzi finali al consumatore. Cioè a scaricare, ancora una volta, l’aumento dei costi sulle spalle dei lavoratori. Perché questa è la realtà, ed è solo l’inizio. In alcuni settori, come quello della ceramica, alcune fabbriche sono arrivate a bloccare la produzione, mettendo tutti i lavoratori in cassa integrazione. Quindi i lavoratori, alla fine, pagano tre volte: l’aumento delle bollette, l’aumento dei prezzi e la cassa integrazione per il blocco della produzione.
L’aumento del costo delle materie prime viene quasi sempre presentato come qualcosa di inevitabile, di naturale, come una carestia o un terremoto, qualcosa al di fuori del controllo degli esseri umani. Una lettura del tutto ideologica, cioè mirata a coprire la realtà, che è invece quella di un sistema economico anarchico, fondato sulla ricerca del profitto di pochi e sulla incessante lotta di tutti contro tutti. Un sistema che, tra le tante storture, è profondamente inefficiente, incapace di organizzare razionalmente la produzione e la distribuzione, tanto dei beni quanto delle materie prime. Non c’è infatti oggi, a livello mondiale, carenza di gas, o una domanda molto superiore alla disponibilità delle fonti. E’ solo un problema di distribuzione e di lotta insensata all’accaparramento.
La borghesia, interessata esclusivamente alla massimizzazione del profitto, riesce solo a scaricare i costi sui lavoratori mentre chiede lauti fondi dallo Stato. Non riescono e non possono immaginare un altro sistema, gestito razionalmente ed equamente, a partire dalla nazionalizzazione dell’industria energetica, in cui la bussola sia l’interesse generale dell’umanità e non quello di pochi. Questo compito spetta quindi alla classe lavoratrice.