Appello di militanti sindacali per il voto a favore della lista “Per una Sinistra Rivoluzionaria”
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5 Marzo 2018In queste settimane di campagna elettorale ci siamo concentrati sul nostro programma, sull’obiettivo centrale di illustrare la natura classista e rivoluzionaria della nostra lista. Abbiamo insistito soprattutto nello spiegare la nostra analisi sulla crisi del sistema capitalista, gli effetti per le condizioni dei lavoratori e sulla nostra alternativa.
A pochi giorni dal voto, tuttavia, e mentre ci apprestiamo alle iniziative conclusive, crediamo sia utile riflettere sul significato del voto che chiediamo.
In tanti ci hanno detto che la nostra lista ha un programma chiaro e condivisibile, hanno apprezzato l’audacia della nostra candidatura, ma hanno anche espresso dubbi sull’utilità di dare il voto a una lista che conta su forze ridotte.
Secondo i soloni del “voto utile” bisognerebbe votare Leu, l’unica lista di sinistra che nei sondaggi (e nell’opinione diffusa) si colloca al di sopra della soglia del quorum.
Ma si tratta di dare un voto a chi in questi anni si è macchiato di gravi responsabilità, ha votato la Fornero, il Jobs act, il salvataggio delle banche venete, sostenendo i governi Letta, Renzi e Gentiloni. Questi signori non meritano il voto di chi si batte contro questo sistema. Si tratta di una logica inaccettabile che è alla base di tutti gli arretramenti della sinistra in questi anni.
Proviamo a ragionare sul senso delle elezioni in una democrazia capitalista. Nel 2011 ci fu un voto massiccio nei referendum, in particolare per l’acqua pubblica, e contro l’allora governo Berlusconi. Risultati? Il referendum è stato ignorato nel modo più arrogante, e invece di Berlusconi abbiamo avuto il governo Monti-Fornero.
Nel 2013 alle elezioni politiche tutti i partiti che avevano sostenuto Monti hanno perso pesantemente voti. Risultato? Hanno continuato a governare con Letta e poi con Renzi.
Nel 2016 un voto ancora più netto ha seppellito la riforma costituzionale e il governo Renzi. Risultati? Una legge elettorale improbabile e un “renzismo senza Renzi” col governo Gentiloni.
La verità è che in questo sistema il voto è poco più che una valvola di sfogo che per un giorno si regala al “popolo”, che poi per cinque anni verrà sistematicamente ignorato e tradito da tutte le forze politiche borghesi.
Questo vale anche per i 5 Stelle, che in questa campagna hanno potuto ancora godere della loro rendita di posizione, dell’immagine di forza non compromessa coi passati governi.
Se i grillini andranno al governo si troveranno ben presto a gestire la prosecuzione delle politiche di austerità che “i mercati”, cioè i padroni, ci hanno imposto in tutti questi anni. Milioni di lavoratori e di giovani che li votano nella speranza che siano in grado di cambiare la loro condizione dovranno apprendere in breve tempo una lezione molto amara ma necessaria. Del resto Di Maio ha già reso fin troppo chiaro, coi suoi pellegrinaggi alla City di Londra e ai raduni di Confindustria, di sapere benissimo a chi dovrà rendere conto se salirà a Palazzo Chigi.
Ma anche se resteranno all’opposizione i 5 Stelle verranno messi alla prova. Negli scorsi cinque anni, nonostante il forte voto raccolto nel 2013, non si sono opposti seriamente a nessuna delle misure antipopolari dei governi Renzi, a partire dal Jobs Act. Hanno fatto molto fumo e niente arrosto. Una nuova dimostrazione di inutilità anche in questa legislatura ad un certo momento farà esplodere le contraddizioni e gli equivoci di fondo del movimento.
A differenza di altri che propongono l’astensionismo o fanno finta che le elezioni non esistano, siamo consapevoli che già solo una candidatura per non parlare di una rappresentanza classista in parlamento, anche numericamente ridotta, rappresenta uno strumento utile per dare voce alle lotte e alle rivendicazioni degli sfruttati.
Ma da questo punto di vista il panorama delle liste a sinistra è negativo, per la frammentazione, ma ancora di più per le posizioni politiche. Non insistiamo qui nella critica a Liberi e Uguali, che a pochi giorni dal voto si spinge a ipotizzare il sostegno a un “governo di scopo” con Renzi e Berlusconi!
Le nostre divergenze con il programma di Potere al popolo sono note e le abbiamo argomentate all’inizio di questa campagna. Le settimane successive non hanno sciolto nessuno dei nodi indicati: Potere al Popolo non ha il coraggio di una parola chiara su questioni centrali come la rottura con l’Unione europea e la Nato, la questione cruciale della nazionalizzazione delle banche e delle grandi imprese. Si limita a ribadire un elenco di rivendicazioni, alcune assolutamente giuste, altre molto confuse, ma non esce mai dalla logica riformista e interna al capitalismo, come dimostra la “perla” sfoggiata da Viola Carofalo quando ha spiegato che con la lotta all’evasione fiscale si può risolvere il debito pubblico in 15 anni.
Aggiungiamo che la retorica della lista nata “dal basso” in cui “il popolo decide” ha davvero abbassato il livello della discussione. Nascondere appartenenze e storie politiche non è mai stata una buona scelta e ricorda fin troppo da vicino i vari arcobaleni, liste Ingroia e liste Tsipras di cui gran parte degli attuali protagonisti di Potere al popolo sono stati partecipi (a partire dal Prc e Pci).
Cartelli e ammucchiate elettorali frettolosamente organizzati in nome del quorum e dell’assalto a Montecitorio non sono certo mancati negli scorsi dieci anni. A cosa sono serviti?
Da questo punto di vista diciamo, pur consapevoli delle nostre forze ancora ridotte, che il voto alla Sinistra rivoluzionaria è l’unico voto chiaro, che avrà un valore anche dopo il 4 marzo, che non verrà né tradito né strumentalizzato.
Ogni voto che raccoglieremo sarà un messaggio forte e inequivocabile, per il programma che dice a chiare lettere che per conquistarci un futuro degno dobbiamo liberarci del capitalismo.
Sarà anche un impegno a proseguire con maggior forza la costruzione di un’organizzazione di classe e rivoluzionaria, che sia presente con i suoi militanti nei luoghi di lavoro, nei sindacati, nelle scuole e università, nei quartieri. Un’organizzazione che investa le sue forze sulla mobilitazione sociale e che rifiuti capetti e leaderini, che persegua l’omogeneità nell’azione attraverso il lavoro collettivo, la formazione politica dei suoi militanti e quadri, che respinga il carrierismo, l’elettoralismo, il trasformismo, la demagogia che sono state tra le malattie mortali della sinistra nel nostro paese.
Siamo ancora lontani da questo obiettivo, ma siamo certi che fra tante migliaia di persone che hanno firmato per la nostra lista e che ci voteranno il 4 marzo molti cercano esattamente questa organizzazione, l’unica che possa dare una vera via d’uscita al movimento operaio nel nostro paese e a livello internazionale.
Vota e lotta con noi per una Sinistra rivoluzionaria!