25 aprile – La destra si sconfigge con la lotta di classe!

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25 aprile – La destra si sconfigge con la lotta di classe!

di Francesco Giliani

La vittoria di Trump ha amplificato e precipitato una vera e propria svolta reazionaria della classe dominante. È un processo in corso anche in Europa, dove l’estrema destra avanza a livello elettorale in un paese dopo l’altro. In Francia la borghesia mette in conto che, quando Macron avrà esaurito le sue manovre parlamentari, con ogni probabilità dovrà aprire al Rassemblement National della Le Pen; anche dove non vince, come in Germania, l’estrema destra riesce a influenzare i programmi dei conservatori e dei socialdemocratici sui temi dell’immigrazione e della sicurezza. La crescita dei partiti d’estrema destra ha portato con sé un’ondata di dichiarazioni che enunciano sempre più spudoratamente simpatie per i passati regimi fascisti – campo nel quale al momento primeggiano i dirigenti tedeschi di AfD. Quali sono i compiti dei comunisti in questa fase?

L’ipocrisia riformista

L’ascesa elettorale di Fratelli d’Italia ha anticipato, nel nostro paese, questo processo generale. Attenta alla battaglia ideologica, Giorgia Meloni, anche quest’anno ha significativamente omesso la partecipazione fascista al massacro delle Fosse Ardeatine. Pochi giorni prima aveva criticato il Manifesto di Ventotene provocando una patetica bagarre parlamentare nella quale l’opposizione aveva messo la maschera dell’indignazione e giurato nuovamente fedeltà assoluta all’Unione Europea. E qui sta il punto. Liberali e socialdemocratici si oppongono a quest’ondata con una generica retorica antifascista, difendendo un sistema parlamentare sempre più screditato e invocando l’intervento dell’UE, giustamente percepita dalle masse lavoratrici del continente come sinonimo di austerità senza fine e politiche guerrafondaie.

Questi signori, poi, accantonano prontamente la retorica antifascista che utilizzano contro le Meloni di turno quando votano a favore dell’invio delle armi all’Ucraina, nel cui esercito regolare sono inquadrati battaglioni apertamente fascisti come l’Azov, o quando sostengono il “diritto di Israele all’autodifesa” rendendosi complici del genocidio in Palestina.

Il richiamo all’antifascismo, in questo quadro, serve ad ammantare politiche reazionarie e diventa un ipocrita appello interclassista, il tutto condito dall’illusione che i capitalisti tornino a coprire la loro dominazione dietro la vecchia facciata liberal-democratica. Questo ciarpame ideologico sarà il 25 aprile che vorranno imporre, con qualche sfumatura differente, il PD della Schlein e il M5S di Conte.

Quale alternativa?

Per chi ha la volontà di combattere battaglie reali, piuttosto che accontentarsi di una fraseologia vuota, servono ben altre idee e strategie. Le cause reali della crescita dell’estrema destra devono essere collegate, in ultima istanza, a processi oggettivi in atto nella società. E sarebbe disastroso imitare i riformisti che invocano la “stupidità” del popolo per spiegare i loro insuccessi, dovuti invece alla loro politica di tradimento e di adattamento alle esigenze del sistema capitalista.

La svolta a destra della borghesia non è accidentale. Essa dipende dalla necessità di imporre agli sfruttati tanto bastone e poca carota. Il principale punto di svolta nella storia recente è stata la crisi del 2008, che ha completamente destabilizzato l’intero sistema. Dopo aver incrementato il volume del debito per tenere a galla il sistema, la borghesia è passata all’attacco e richiede ai suoi rappresentanti politici di abbandonare ogni litania pseudo-progressista, a partire dalle politiche identitarie.

Giovani e lavoratori impareranno molto da questa nuova fase. In primo luogo, a riconoscere che la situazione oggettiva richiede una soluzione rivoluzionaria. In questo senso, i cortei del 25 aprile saranno per noi un’occasione importante per promuovere l’idea che la Resistenza non fu “la festa di tutti gli italiani” o altre amenità simili ma costituì l’espressione in forma acuta ed armata della lotta di classe che era esplosa nel nostro paese sin dagli scioperi operai di Torino e Milano del marzo 1943. Furono l’intervento di Stalin e la “svolta di Salerno” imposta dal PCI di Togliatti a dissipare quel potenziale rivoluzionario, incanalandolo a fatica in una lotta limitata al ripristino della democrazia borghese.

Oggi, un nuovo potenziale sta maturando, anche se non c’è ancora nessuna forza sufficientemente forte per metterlo interamente a frutto. La strada davanti a noi sarà ancora piena di svolte e contro-svolte brusche. Le masse stanno cercando di trovare una via d’uscita dalla crisi. Mettono alla prova un politico dopo l’altro e scoprono presto le mancanze delle organizzazioni “ufficiali” esistenti. Non ci si deve opporre all’estrema destra in nome della difesa dello stato di cose esistente, permettendo che tali forze si presentino come “anti-establishment”. L’unica alternativa effettiva è quella dei comunisti: i demagoghi di destra si sconfiggono con la lotta di classe e la battaglia per il socialismo!

 

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