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17 Ottobre 2024di Franco Bavila
Da quando abbiamo iniziato la campagna per il lancio del Partito Comunista Rivoluzionario, abbiamo ricevuto il sostegno entusiasta di tanti giovani e lavoratori. In queste settimane ci siamo però anche sentiti porre molte domande. Le abbiamo raccolte per provare a dare una risposta chiara.
1) Un nuovo partito a sinistra. Ma non ce ne sono già troppi?
In realtà a sinistra non c’è sovraffollamento, ma un vero e proprio deserto. C’è solo il PD con i suoi satelliti, come Alleanza Verdi Sinistra che è totalmente subalterna alla Schlein. L’opposizione in parlamento al governo di destra è totalmente inconsistente, basti pensare che oggi tutto il dibattito nel centro-sinistra è su imbarcare o meno Renzi nel campo largo. Dove sarebbe il partito di chi è schierato dalla parte del popolo palestinese? Di chi ha compreso che le logiche del capitalismo rischiano di distruggere il pianeta in cui viviamo? Di chi non accetta un mondo in cui un bracciante viene abbandonato dal suo padrone in mezzo a una strada con un braccio tranciato? Questo partito a oggi non c’è, ma non basta lamentarsi di quello che manca. Dobbiamo rimboccarci le maniche e costruire l’alternativa di cui c’è bisogno. Per questo vogliamo dar vita al PCR.
2) Fuori dal parlamento esistono tanti piccoli gruppi di attivisti che si richiamano al comunismo. Non sarebbe meglio mettersi tutti quanti assieme?
La nostra proposta non è rivolta ai circoli ristretti di militanti di lungo corso nella piccola galassia dell’estrema sinistra. Oggi si sta affacciando sulla scena una nuova generazione di giovani e giovanissimi, disgustati dagli orrori del capitalismo, che cercano un’alternativa e non la trovano nelle forze politiche esistenti. È sulla base di queste forze fresche che vogliamo costruire il PCR.
Aggiungiamo che non basta auto-proclamarsi comunisti per avere posizioni politiche corrette: abbiamo “leninisti” equidistanti tra Israele e Palestina, “trotskisti” a favore dell’invio di armi in Ucraina e neo-stalinisti che sostengono Putin come un campione anti-imperialista. Capitolare a queste assurdità in nome dell’unità di piccoli gruppi ristretti, sarebbe un suicidio politico.
3) Il comunismo non è un’idea antiquata, che oramai appartiene al passato?
Le vere idee anacronistiche sono quelle della destra al governo, che vorrebbe riportare indietro le lancette dell’orologio: il patriottismo, il bigottismo, la xenofobia… Il modello di scuola del ministro Valditara è ancora più arretrato di quello del libro Cuore. Anche il capitalismo è un sistema economico vecchio, anzi decrepito, che esiste da ancor prima dell’Ottocento, si trova in grave declino e non è in grado di risolvere nessuno dei problemi della società contemporanea (guerre, povertà, devastazione ambientale…). Il comunismo rappresenta il superamento di tutto questo vecchio ciarpame e la costruzione di una società su basi interamente nuove: l’eliminazione delle barriere nazionali, la gestione razionale delle risorse attraverso la pianificazione, la laicità dello Stato, la fine delle discriminazioni razziali, religiose, sessuali… Il capitalismo è il passato che non vuole morire, il comunismo è il futuro per il quale dobbiamo lottare.
4) Parlate di rivoluzione, ma quindi siete a favore della violenza?
Accusare i comunisti di essere violenti è semplicemente ridicolo. La violenza in questa società è monopolio esclusivo della classe dominante. Non sono i comunisti che sostengono i massacri portati avanti dal governo israeliano in Palestina e in Libano. Non sono i comunisti che portano avanti la repressione contro chi lotta per i propri diritti (si veda il nuovo Decreto Sicurezza del governo). Non sono i comunisti che emanano i provvedimenti anti-immigrati, che hanno provocato la morte di 28mila persone nel Mediterraneo negli ultimi dieci anni. Non sono i comunisti i proprietari delle aziende in cui ogni anno in Italia muoiono più di mille lavoratori. I capitalisti vogliono perpetuare tutta questa violenza, noi vogliamo porvi fine.
La rivoluzione non è un colpo di Stato imposto contro la maggioranza della società. È la lotta della classe lavoratrice, che costituisce la stragrande maggioranza della popolazione, contro l’infima minoranza che detiene tutto il potere e tutta la ricchezza nelle sue mani. E in questa lotta la classe lavoratrice ha tutto il diritto alla “legittima difesa” contro la violenza esercitata dall’élite aggrappata al potere.
5) In Italia è esistita in passato una forte tradizione comunista. Volete richiamarvi all’esperienza del PCI?
Il PCI era indubbiamente un grande partito di massa. Il problema è che il suo gruppo dirigente, a partire da Togliatti fino al tanto celebrato Berlinguer, aveva completamente rinunciato alla prospettiva di una rivoluzione in Italia, adattandosi sempre di più al capitalismo e al sistema istituzionale borghese. A causa di queste politiche riformiste, sono andate completamente sprecate almeno due grandi opportunità rivoluzionarie in Italia (la Resistenza e l’Autunno Caldo) e si sono traditi gli sforzi e i sacrifici di tantissimi militanti che nel corso degli anni si sono dedicati alla causa del comunismo in Italia. Per noi la parola comunismo non si richiama a questa esperienza di tradimenti e fallimenti, ma deve recuperare il suo originario significato rivoluzionario, di lotta contro il capitalismo per portare al potere la classe lavoratrice.
6) Voi parlate della classe lavoratrice, ma in realtà gli operai votano a destra. Non è una contraddizione?
Negli ultimi trent’anni, alcuni dei peggiori attacchi alla classe operaia in tema di pensioni, lavoro precario, privatizzazioni e tagli allo stato sociale sono venuti da governi di centro-sinistra (o sostenuti dal centro-sinistra). È dunque comprensibile che la demagogia reazionaria della destra abbia fatto breccia in un settore di lavoratori. Tuttavia questo settore non è affatto maggioritario. Il dato principale è piuttosto una sfiducia di massa e generalizzata verso le istituzioni esistenti, i partiti tradizionali e il sistema parlamentare nel suo insieme: alle ultime elezioni europee ha addirittura votato meno di un elettore su due.
Il punto è che sia la destra che il centro-sinistra si fanno garanti degli interessi dei grandi capitalisti, che sono inconciliabili con quelli dei lavoratori. La classe operaia ha invece la necessità di portare avanti il proprio programma politico indipendente e di condurre una battaglia contro il padronato, i suoi partiti e le sue istituzioni. Il PCR vuole essere il partito che porta avanti con coerenza questo programma e questa battaglia.
7) Vi candiderete alle elezioni?
Non siamo contrari di principio a partecipare alle elezioni. Pensiamo sia utile per gli sfruttati avere un’opzione indipendente anche sul terreno elettorale e una campagna elettorale può essere l’occasione per diffondere le nostre idee in un settore più ampio di persone. Tuttavia in questa fase la competizione elettorale non è il terreno prioritario, né quello più favorevole. La priorità è oggi quella di radicare il PCR nei luoghi di lavoro e di studio, costruendo cellule comuniste nelle fabbriche, nelle scuole e nelle università. Ci sono oggi migliaia di giovani studenti e lavoratori aperti alle idee del comunismo, che però non sono in collegamento tra loro. Ci dedicheremo innanzitutto a riunire e organizzare queste forze.
Troppo spesso le forze di sinistra hanno concepito la loro esistenza esclusivamente in funzione delle elezioni e dell’ingresso nelle istituzioni, perdendo del tutto il contatto con la loro base sociale. L’istituzionalismo è stato uno dei mali principali della sinistra italiana. Basti pensare all’esperienza di Rifondazione Comunista, un partito che negli anni ’90-2000 è stato distrutto per aver interamente subordinato la sua politica alle alleanze elettorali con il centro-sinistra.
8) Volete rovesciare il capitalismo. Quindi il vostro obiettivo è creare in Italia una società come quella che c’era in URSS, con i gulag, il KGB, ecc.?
In URSS non c’era il comunismo, ma lo stalinismo. Sono due cose completamente diverse tra loro.
Noi rivendichiamo al 100% il regime nato dalla Rivoluzione d’Ottobre, basato sull’egualitarismo e sulla democrazia operaia: c’era il controllo operaio sulla produzione, gli stipendi dei funzionari statali erano uguali a quelli degli operai e tutto il potere era nelle mani dei soviet, comitati di delegati democraticamente eletti dai lavoratori e revocabili in qualsiasi momento.
Ben diverso è il discorso con quello che è venuto dopo. Lo stalinismo ha rappresentato una controrivoluzione, che ha massacrato tutti i dirigenti bolscevichi che avevano guidato la rivoluzione, ha espropriato i lavoratori del potere politico e portato al potere una burocrazia statale onnipotente e privilegiata. Questo modello venne poi esportato in Europa dell’Est, in Cina, ecc.
Dopo aver usurpato e screditato il nome del comunismo, i burocrati stalinisti alla fine degli anni ’80 hanno favorito attivamente la restaurazione del capitalismo nei loro paesi e, in molti casi, si sono trasformati in oligarchi capitalisti. Con questa gente non abbiamo niente a che spartire.
9) I comunisti sono contro la proprietà privata, ma anche molti lavoratori sono proprietari di una casa, di un’auto, o di altri beni. Secondo voi devono essere espropriati anche loro?
Questa è una caricatura del comunismo, che serve a spaventare le persone fin dai tempi di Marx. È un modo maldestro per convincere chi paga trent’anni di mutuo per un modesto appartamento di essere un “proprietario” che ha i medesimi interessi della famiglia Agnelli o di Jeff Bezos. In realtà come comunisti non abbiamo alcuna intenzione di espropriare i beni personali e nemmeno i piccoli proprietari. Non serve a niente nazionalizzare un parrucchiere, un barista o un idraulico, le cui condizioni di vita sono peraltro più vicine a quelle di un operaio che a quelle di un grande azionista di Amazon. Rivendichiamo invece l’esproprio del grande capitale e cioè delle banche, dei colossi finanziari, delle multinazionali, delle industrie strategiche. Lo scopo è riorganizzare tutte le principali leve dell’economia in base a una pianificazione democratica gestita dai lavoratori, in modo da poter soddisfare le esigenze della collettività e non la sete di profitto di un pugno di speculatori.
10) Non credete che le vostre idee, per quanto giuste, siano utopistiche e irrealizzabili?
Le nostre idee non si basano sui buoni sentimenti, ma su un’analisi scientifica della crisi del sistema capitalista, del ruolo chiave della classe lavoratrice nella produzione della ricchezza e dei limiti insuperabili delle politiche riformiste. La via rivoluzionaria è certamente difficile e complessa, ma non ci sono alternative. La vera utopia è sperare che i capitalisti possano rinunciare ai loro profitti per ridistribuire la ricchezza, per tutelare l’ambiente o finanziare la sanità pubblica. Ad essere irrealizzabili sono i progetti riformisti per regolamentare la speculazione sui mercati finanziari. Ingenuo è chi pensa che le guerre imperialiste, come quelle in Ucraina e in Medio Oriente, possano essere fermate con gli appelli alla pace. Questi metodi moderati, “ragionevoli” e compatibili con il sistema, semplicemente non funzionano e spesso non sono altro che fumo negli occhi per ingannare le masse.
Se non ci sbarazziamo del capitalismo, l’intero pianeta sarà trascinato in un abisso di barbarie. Noi siamo pronti a fare la nostra parte per impedirlo ad ogni costo e il PCR ha l’ambizione di diventare lo strumento attraverso il quale organizzare questa lotta. Per avere successo dobbiamo accumulare forze, formare quadri e acquisire esperienza. Se tutti daranno il loro contributo, piccolo o grande che sia, riusciremo a trasformare queste idee in una realtà concreta.