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Siamo di fronte alla Terza guerra mondiale? di Alan Woods

di Alan Woods

Mentre scrivo queste parole, i titoli dei giornali vengono egemonizzati dall’annuncio shock secondo cui la Russia entrerebbe “in guerra” contro gli Stati Uniti e i suoi alleati, se questi ultimi dovessero togliere le restrizioni all’Ucraina sull’utilizzo di missili occidentali a lungo raggio al fine di colpire in profondità nel territorio russo.

Da un giorno all’altro, senza alcun preavviso, l’opinione pubblica viene informata di un fatto strabiliante: che l’ulteriore continuazione e intensificazione del conflitto ucraino ci pone di fronte alla minaccia dello sterminio nucleare.

Per la stragrande maggioranza delle persone in Occidente, questa notizia è giunta come un fulmine a ciel sereno. Davvero le cose possono mettersi così male? Perché non siamo stati informati prima?

Eppure, per chiunque abbia seguito seriamente lo sviluppo degli eventi, questo non deve sorprendere.

La maggior parte della gente ha la memoria corta e i politici sembrano non avere memoria alcuna dei fatti, quando i fatti non coincidono con i loro interessi. Abbiamo dimenticato il fatto che la Russia non solo è uno Stato molto potente con un forte esercito, ma è anche la più grande potenza nucleare, equipaggiata con missili a lunga gittata in grado di colpire qualsiasi obiettivo sul pianeta?

O i leader del mondo occidentale hanno dimenticato questi fatti – nel qual caso essi sono incompetenti e inadatti a ruoli di comando – oppure ne sono ben consapevoli – e in questo caso sono colpevoli di una sconsideratezza criminale che mette in pericolo le vite di milioni di persone e dovrebbero essere condotti in prigione o consegnati al più vicino ospedale psichiatrico.

Ma qual è la spiegazione di questo ultimo sviluppo allarmante?

Putin vuole la guerra con l’Occidente?

La prima spiegazione che viene frequentemente spiegata nei media è molto semplice. Vladimir Putin è un folle dittatore che vuole conquistare il mondo. Se non viene sconfitto in Ucraina, attaccherà l’Europa e ci ridurrà tutti in schiavitù. Dal momento che è mentalmente disturbato e incapace di prendere decisioni razionali, è inutile persino pensare di negoziare con lui.

Sentiamo argomenti simili con estenuante regolarità da parte dei cosiddetti “esperti della Russia”. Ma questa è una spiegazione che non spiega nulla. Certo, la psicologia dei singoli leader può giocare (e gioca) un ruolo importante nello sviluppo degli eventi, anche delle guerre. Lo vediamo molto chiaramente nel caso dell’Ucraina e di Israele.

Tuttavia, tali fattori non possono mai del tutto spiegare le azioni più importanti intraprese dalle singole nazioni, men che meno in ambito bellico. Per comprendere ciò, è necessario smascherare le motivazioni segrete che spingono le nazioni in guerra, cioè i loro interessi materiali.

Ma se anche cercassimo di trovare una spiegazione della situazione attuale nel regno fumoso della psicoanalisi degli individui (che è sempre un intento rischioso), ci renderemmo immediatamente conto che questa presunta psicologia dell’uomo del Cremlino non corrisponde assolutamente ai fatti noti.

Innanzitutto, lasciateci dire chiaramente che non abbiamo assolutamente alcuna illusione in Vladimir Putin. Non lo appoggiamo in alcun modo e mai l’abbiamo fatto. Egli è, infatti, un controrivoluzionario nemico della classe operaia, sia in Russia che in tutto il mondo.

Putin difende gli interessi dell’oligarchia russa, quella banda corrotta di imprenditori che si sono arricchiti saccheggiando la proprietà collettiva dell’Unione Sovietica. Pertanto, non vi è un atomo di contenuto progressista nelle sue politiche, né in pace né in guerra, né dentro né fuori dalle frontiere della Russia.

Ne segue che, quale che sia la politica che egli sta perseguendo in Ucraina, essa non potrà mai essere utile agli interessi dei lavoratori dell’Ucraina o della Russia. Tuttavia, è altrettanto vero che la cricca reazionaria di Kiev non difende gli interessi del popolo ucraino, che viene crudelmente sacrificato come una pedina dalla cinica politica perseguita dagli Stati Uniti e dalla Nato.

Putin è irrazionale?

Il fatto che Putin è un reazionario non comporta necessariamente che egli sia pazzo o irrazionale. Al contrario, tutto quello che sappiamo a suo proposito va nella direzione di un uomo molto astuto che sa esattamente cosa sta facendo e che si basa sempre su conclusioni che potrebbero risultare ciniche, ma che sono sempre il risultato di un freddo calcolo.

Al contrario, gli uomini e le donne ignoranti e incredibilmente stupidi che passano per politici e diplomatici negli Stati Uniti e in Europa presentano un quadro di completa inettitudine e incompetenza.

Questi signori e queste signore sono altrettanto cinici e manipolatori come l’uomo del Cremlino, ma, a differenza di quest’ultimo, sono non solo irrazionali, bensì del tutto incapaci di guardare in faccia la realtà. Gli errori che commettono ininterrottamente in politica estera dimostrano che sono incapaci di elaborare alcunché somigliante a un coerente piano di azione o ad una strategia.

Al contrario, essi si limitano a reagire empiricamente agli eventi, evidentemente incapaci persino di mettere un piede davanti all’altro senza inciampare e cadere in un fosso. Di conseguenza, la loro politica in Ucraina si è rivelata un completo disastro e la loro incapacità di porre fine alle sconsiderate provocazioni di Netanyahu minaccia di trascinarli in un disastro ancora maggiore in Medio Oriente.

Non si può che osservare con profondo stupore come la politica di Washington venga determinata dalle bizzarrie di due uomini disperati: uno a Kiev e l’altro a Gerusalemme. Questi uomini, che in realtà dipendono totalmente dal denaro e dalle armi fornite da Washington, a quanto pare si sentono liberi di portare avanti politiche che sono in contraddizione diretta con gli interessi strategici dell’imperialismo americano.

A questo punto, infatti, sebbene ciò sfidi i poteri dell’immaginazione, sembra che i burattini abbiano spezzato i fili che li muovono e saltellino liberamente a proprio piacimento. Incredibilmente, è il cane che porta a spasso il padrone!

A prima vista, potrebbe sembrare che questo fatto contraddica la nostra precedente affermazione per cui è impossibile comprendere le guerre come risultato della psicologia individuale. Tuttavia, ci sono momenti in cui la psicologia individuale non è nient’altro che l’espressione di interessi materiali molto specifici di alcuni individui. Questi due aspetti diventano completamente inseparabili.

Fatemi esaminare questo strano fenomeno più da vicino. Torneremo dopo al nostro punto di partenza, cioè all’ultimatum di Putin all’Occidente, che sarà diventato allora, speriamo, almeno un po’ più comprensibile.

I tre uomini più pericolosi sulla Terra

Al centro del vortice terrificante degli eventi mondiali, ci sono due uomini. Vivono a migliaia di chilometri di distanza. Parlano lingue diverse. Si somigliano poco l’uno all’altro, sia fisicamente che intellettualmente. Si direbbe che sono totalmente diversi…

Eppure, sotto un aspetto, sono identici. Condividono un’ossessione comune, che ha implicazioni molto drammatiche per il mondo. La gran parte degli uomini e delle donne, se si chiede loro quale sia il loro più grande desiderio per il mondo, risponderanno senza dubbio con una parola: “pace”. Ma la pace è qualcosa di molto distante dalle menti di questi due personaggi. Al contrario, la guerra è diventata lo scopo vitale della loro esistenza. Essi la desiderano con fervore. Poiché con essa, essi sono tutto e, senza di essa, non sono niente.

I nomi di questi due signori sono Volodymyr Oleksandrovych Zelensky e Binyamin (‘Bibi’) Netanyahu.

Per ragioni del tutto differenti, che abbiamo affrontato in altri articoli, le guerre nelle quali si sono ingarbugliati non stanno andando bene.

Nonostante la sua colossale superiorità militare, in ormai quasi un anno di guerra, Israele non è riuscito ad ottenere il rilascio degli ostaggi o ad eliminare Hamas come forza combattente.

L’attuale ondata di rabbia popolare all’interno di Israele sta minacciando il futuro di Netanyahu e del suo governo. Ma Netanyahu non ha alcuna intenzione di arrendersi, perché sa che ciò significherebbe il crollo del suo governo. Egli si trova ad affrontare, inoltre, accuse di corruzione. Pertanto vuole lottare fino alla fine, quali che siano le conseguenze.

Tali conseguenze saranno estremamente gravi per il mondo intero. La guerra con l’Iran, che egli desidera così fortemente ed è determinato a scatenare, non sarà come il bagno di sangue unilaterale contro un nemico ben più debole a Gaza.

L’Iran è uno Stato potente dal punto di vista militare, con un esercito temprato e molto motivato e grandi riserve di missili e di altre armi sofisticate. E se non possiede già armi nucleari, è molto vicino ad ottenerle.

L’Iran ha molti alleati nella regione. Tra di essi, ci sono Hezbollah in Libano e gli Houthi in Yemen, oltre a molti altri gruppi minori, ma forse ancora più aggressivi, in altri paesi, che sono tutti ben contenti di attaccare Israele con ogni mezzo a propria disposizione.

La portata della potenza missilistica iraniana è stata dimostrata solo pochi mesi fa, quando hanno lanciato una pioggia di missili contro obiettivi israeliani come rappresaglia all’ennesima provocazione.

A causa delle pressioni degli Stati Uniti e di altri paesi, in quell’occasione gli iraniani avvertirono preventivamente dell’attacco e limitarono i propri obiettivi per non provocare una guerra aperta con Israele. Ma la prossima volta – e ci sarà inevitabilmente una prossima volta – non daranno prova della stessa moderazione.

Ma c’è un altro aspetto. L’Iran ha recentemente stretto rapporti molto stretti con la Russia e la Cina. Così, nel caso di un allargamento del conflitto, che coinvolgerà inevitabilmente (come minimo) il Libano e lo Yemen, l’altrettanto inevitabile intervento americano verrà sicuramente contrastato dai russi e, forse, dai cinesi, che forniranno aiuto all’Iran.

Le implicazioni di un tale scenario dovrebbero essere evidenti a chiunque. Immaginate cosa succederebbe, per esempio, se una portaerei americana venisse affondata da un missile fabbricato in Russia. Il pericolo di uno scontro aperto tra le due grandi potenze sarebbe implicito in questa situazione.

Tuttavia, il secondo della nostra galleria di celebri furfanti guerrafondai pone un pericolo molto più immediato. Il presidente Volodymyr Zelensky entra in scena.

Il guerrafondaio-capo numero due

Recentemente, la televisione britannica ha mandato in onda una serie di tre episodi sulla vita di Volodymyr Zelensky. Ovviamente, il tempismo di questo capolavoro di piaggeria televisiva non è casuale. Al contrario, è parte di un’offensiva propagandistica accuratamente pianificata, volta a mascherare la vera offensiva che viene segretamente pianificata dai politici a Londra e a Washington.

La prima parte della serie televisiva rappresenta il giovane Volodymyr come un uomo di pace che esordisce come comico di successo, impersonando il ruolo di un presidente fittizio in televisione. Pare che come comico abbia goduto di un grande successo. Considerando le sue evoluzioni successive, ci si potrebbe augurare che avesse mantenuto quel ruolo.

Il comico, precedentemente pacifico e spensierato, ha da tempo smesso di essere divertente. Assieme ai propri capi a Washington e a Londra, egli sta prolungando un conflitto sanguinoso e insensato nel quale l’Ucraina sta perdendo, secondo alcune stime, 2mila uomini al giorno, morti o feriti. E rappresenta oggi, probabilmente, il più grande pericolo per la pace nel mondo intero.

Il caso di Zelensky non è diverso da quello di Netanyahu, anzi è identico. Dopo circa tre anni di guerra, egli sta guardando la disfatta negli occhi. La precedente propaganda delirante, che propinava una vittoria ucraina sulla Russia come qualcosa di praticamente inevitabile, è finita, come abbiamo detto, in un cumulo di cenere.

Dopo il fallimento della sua stupida scommessa a Kursk, adesso Zelensky è un uomo disperato. E gli uomini disperati fanno cose disperate. Grida e impreca contro i propri generali, accusandoli di raccontargli menzogne. In effetti, egli rivela tutti i sintomi di un uomo che ha perso ogni contatto con la realtà.

È sempre difficile interpretare le azioni di una mente squilibrata, ma una cosa è chiara: rimane solo un’opzione a Zelensky per vincere la guerra. E questa opzione è quella di provocare una guerra più ampia nella quale verrebbero trascinati gli Stati Uniti. Gli americani si incaricherebbero a quel punto di tutti i combattimenti al posto dell’Ucraina.

Per un lungo periodo, Zelensky ha sostenuto una campagna politica rumorosa, chiedendo agli americani di fornirgli il permesso di utilizzare i missili americani a lungo raggio per colpire in profondità all’interno della Russia. Naturalmente, i guerrafondai imbecilli a Londra erano tutti favorevoli a questa proposta folle. Ma finora, questa è stata respinta dagli americani, che sono comprensibilmente terrorizzati da una reazione russa.

È esattamente la stessa opzione che è rimasta a Netanyahu: egli sta deliberatamente provocando l’Iran nella speranza di far scoppiare una guerra generalizzata in Medio Oriente, che costringerebbe gli americani ad intervenire per “salvare Israele”.

C’è un altro modo di dirlo: stanno cercando di dare inizio alla Terza guerra mondiale.

Il guerrafondaio-capo numero tre

Il terzo della nostra banda di pericolosi guerrafondai è un caso tutto diverso. Egli riveste ora il ruolo dell’eminenza grigia. Ma ciò non significa che il suo ruolo negli eventi mondiali sia del tutto svanito.

Un vecchio amareggiato che è stato costretto a quello che considera un pensionamento prematuro e ingiustificato dalle persone che un tempo considerava i propri amici e che sono finiti per dargli la stessa gentile spinta che nei vecchi tempi aiutò Giulio Cesare a farsi da parte.

Tuttavia, Joe Biden non se n’è andato con la stessa flemma del suo antesignano romano. Egli ha lottato con le unghie e i denti per non essere cacciato e si è arreso a denti stretti solo quando i suoi sostenitori dal punto di vista finanziario hanno minacciato di ritirare il proprio appoggio. Questa si è rivelata essere un’arma ben più temibile di qualsiasi pugnale, e molto più accettabile per la sensibilità dell’opinione pubblica.

Anche allora, mentre acconsentiva a ritirarsi dalla sua candidatura nelle liste democratiche alle elezioni di novembre, si è cocciutamente rifiutato di dimettersi dal ruolo di presidente degli Stati uniti. Ciò significa che, per un periodo di svariati mesi fino a gennaio 2025, l’incarico di maggiore potere al mondo rimarrà nelle mani di un politico fallito, pieno di rancore e di un bruciante desiderio di vendetta, e ossessionato dalla questione dell’Ucraina.

Il pensiero che il dito di un vecchio arrabbiato e pieno di amarezza sia sul bottone che può mandare il pianeta intero all’altro mondo non è proprio consolante. Non è un segreto che Biden sia completamente ossessionato dal proprio odio per la Russia. È chiaro che egli ha giocato un ruolo di primo piano nello spingere l’Ucraina in una guerra che non poteva essere vinta contro un potente vicino, insistendo sulla sua adesione alla Nato. E non c’è assolutamente alcun elemento che possa far pensare che abbia cambiato opinione riguardo a ciò – o a qualsiasi altra cosa.

Da quando è stato messo da parte dai suoi ex-colleghi, sembra che passi la maggior parte del suo tempo a giocare a golf o a prendere il sole sulla spiaggia. Eppure, la sua mente starà fremendo di rabbia tutto il tempo. Come dare una lezione che non dimenticheranno a tutti i suoi nemici? Dopotutto, egli è ancora il presidente, investito di tutti i poteri del presidente degli Stati Uniti.

Consapevoli di questo, alcuni stanno ancora tentando di ottenere l’approvazione di Joe Biden per azioni che gli altri politici sono restii ad appoggiare. Uno di loro è Volodymdir Zelensky, che ha fatto affidamento per lungo tempo all’appoggio incondizionato dell’uomo della Casa Bianca.

Egli cerca sempre di parlare con il suo vecchio amico Joe Biden. E di cosa immaginate parlino?

Permettere o non permettere: questo è il dilemma!

Il primo ministro britannico Keir Starmer non ha perso tempo ed è balzato su un aereo per attraversare l’Atlantico e parlare con l’uomo che ancora si fa chiamare presidente degli Stati Uniti. Il contenuto di questi colloqui non è ancora chiaro, ma non c’è alcun dubbio sul fatto che avranno discusso della difficile questione di permettere che l’Ucraina utilizzi i missili occidentali a lungo raggio per colpire in profondità all’interno della Russia.

In realtà, l’Ucraina attacca obiettivi all’interno della Russia già da tempo. Sta utilizzando le proprie armi per colpire obiettivi addentrandosi di molto nel territorio russo, come quando martedì scorso ha lanciato uno dei suoi più grandi attacchi con i droni sul suolo russo dall’inizio della guerra colpendo varie regioni, inclusa quella di Mosca. A dire il vero, questi attacchi hanno principalmente una finalità propagandistica. Il loro impatto effettivo sulla produzione bellica della Russia è insignificante e l’effetto sulla guerra in sé equivale a zero.

Questi attacchi equivalgono a nulla più che alla puntura di uno spillo, soprattutto se paragonati agli attacchi devastanti inflitti dai russi all’Ucraina. Ma non c’è alcun modo per cui gli ucraini possano mai sperare di scagliare attacchi della stessa portata.

Non è un segreto che il Pentagono sia contrario al permettere agli ucraini di lanciare missili americani in profondità nel territorio russo. I servizi segreti americani hanno adottato esattamente la stessa posizione. Questo indica chiaramente l’esistenza di una grave spaccatura nell’amministrazione e nello Stato.

Ma tutto questo non sembra sortire alcun effetto sulla testa di legno del presidente. Ed egli può ancora imporsi ai propri generali e a capi dell’intelligence. Gode dell’appoggio di un piccolo gruppo di elementi estremamente bellicosi all’interno dell’amministrazione, per i quali qualsiasi discorso su accordi di pace e negoziati con la Russia sono una terribile iattura.

A dire il vero, l’Ucraina utilizza missili occidentali per colpire obiettivi all’interno della Russia già da tempo. Città come Belgorod sono state regolarmente bombardate e colpite da droni. Ma il via libera all’utilizzo di missili di lunga gittata come gli Storm Shadow britannici o gli ATACM americani, per colpire in profondità nel territorio russo, sono tutt’altra questione.

Quello che generalmente non viene compreso è che si tratta di armi estremamente sofisticate che non possono essere utilizzate senza il coinvolgimento attivo di personale occidentale – per la raccolta di informazione, la loro operatività e manutenzione. In altre parole, ciò implica il diretto coinvolgimento del personale militare occidentale in una guerra contro la Russia. Questo fatto è stato deliberatamente ignorato dai mass media in Occidente, sebbene sia stato evidenziato molto chiaramente da Putin mesi fa. Egli ha ribadito lo stesso punto soltanto ieri [12 settembre, Ndt]:

“Non stiamo parlando di permettere o meno al regime ucraino di colpire la Russia con queste armi”, ha detto. “Stiamo parlando di decidere se i paesi Nato siano direttamente coinvolti nel conflitto militare oppure no”.

Ciò costituirebbe, senza ombra di dubbio, un atto di guerra degli Stati membri della Nato – un fatto che porterebbe necessariamente a una dichiarazione di guerra da parte della Russia.

Questo sconsiderato atto di escalation parte dell’Occidente non ha alcun senso da un punto di vista militare. Gli obiettivi menzionati dagli ucraini sono stati da tempo trasferiti nelle zone più interne, spostandole ben al di là della gittata degli Storm Shadow e degli ATACM. Gli unici obiettivi disponibili sarebbero pertanto obiettivi civili. Questo causerebbe seri problemi politici all’Occidente, senza apportare alcun vantaggio militare.

Non è neanche del tutto chiaro se i missili promessi arriveranno mai in Ucraina. Le riserve di Storm Shadow e di ATACM sono al momento molto scarse, un riflesso del fatto che gli arsenali dell’Occidente sono stati pesantemente svuotati dalle richieste incessanti del governo di Kiev.

Ciò significa che le forniture di missili saranno così scarse che sarà impossibile per gli ucraini lanciare un serio attacco missilistico contro obiettivi in Russia. Inoltre, per raggiungere obiettivi in profondità all’interno del territorio russo, i succitati missili e i loro sistemi di lancio dovrebbero essere piazzati così vicini alla frontiera che verrebbero facilmente distrutti dai russi con attacchi con missili e droni o persino con l’artiglieria.

Gli Stati Uniti e i loro alleati stanno tentando di dare la colpa alla Russia per l’“escalation” del conflitto dopo aver acquistato missili balistici dall’Iran. La notizia di presunte consegne da parte dell’Iran ha cominciato a trapelare nel fine settimana. Lammy [ministro degli Esteri britannico, Ndt] le ha definite parte di “uno schema inquietante cui assistiamo. È decisamente un’escalation significativa”.

Gli iraniani hanno negato, e questo non ha molto senso, considerato il fatto che la Russia già possiede ampie scorte di missili e di altre armi e che sta di gran lunga superando l’Occidente nella produzione di armi e di munizioni in generale.

La vera escalation, come sempre, viene dalla Nato e dagli americani.

Un quadro apocalittico

Il problema che deve affrontare la Nato è presto detto. La guerra ha raggiunto un punto nel quale ormai l’avanzata russa è inarrestabile. Questo fatto viene sempre più riconosciuto persino dai media occidentali. Un recente articolo della CNN affermava: “sopraffatti nei numeri e nei mezzi, l’esercito Ucraino si dibatte tra il crollo del morale e le diserzioni”.

Le difese ucraine stanno chiaramente andando in frantumi e potrebbero persino essere sul punto di collassare. Si può solo speculare sul tempo necessario perché ciò avvenga. Ma l’esito finale non è in discussione e non c’è assolutamente nulla che l’Occidente possa fare per impedirlo.

Queste signore e signori sono felici di combattere fino all’ultima goccia di sangue ucraino. Sono determinati a continuare la guerra, a dispetto del prezzo terribile che viene pagato dal popolo ucraino, i cui interessi dichiarano in maniera ipocrita di rappresentare.

Mentre questa prospettiva incombe sempre più minacciosa all’orizzonte, un clima di panico, al limite con l’isteria, si sta impadronendo dei governi occidentali.

D’un tratto, un’ondata di dichiarazioni allarmiste erompe dai circoli politici e militari europei, che insistono tutte sull’imminente avvento dell’Apocalisse.

In nessun luogo i guerrafondai possiedono una visione più originale e pittoresca dell’Apocalisse imminente come in Gran Bretagna. La stupida arroganza e la vanagloria, che ha da tempo rimpiazzato l’arte della diplomazia, si fa qui sempre più rumorosa tanto più la reale influenza e la potenza della Gran Bretagna nel mondo si avvicina a zero.

Non molto tempo fa, il quotidiano britannico Daily Mail, ha regalato ai propri lettori la previsione più fantasiosa e avveniristica di un soverchiante attacco russo contro l’Occidente.

La simulazione includeva riferimenti a carri armati russi “controllati dall’intelligenza artificiale” che davano inizio all’invasione. La mappa annessa conteneva dettagli raccapriccianti di attacchi russi contro qualsiasi paese europeo immaginabile (e molti contro paesi inimmaginabili).

Questa opera terrificante di fantascienza era chiaramente pensata per far andare di traverso la colazione ai lettori conservatori, piccolo-borghesi e di mezza età del Daily Mail, intenti alla lettura dell’edizione mattutina.

Resoconti sensazionalistici di questo tipo ignorano totalmente il fatto che non c’è assolutamente alcuna prova di piani russi per attaccare un qualsiasi paese Nato e che essi non hanno neppure alcun interesse a farlo. Gli unici paesi in Europa cui la Russia è interessata sono la Bielorussia e l’Ucraina, alla quale non verrà mai permesso di unirsi alla Nato.

Tali racconti non sono nient’altro che il prodotto di un’immaginazione morbosa, alimentata dal panico e da un sentimento di impotenza di fronte a una Russia che, lungi dall’essere sconfitta (come il Daily Mail e tutti gli altri giornali occidentali avevano fiduciosamente predetto) è venuta fuori dal conflitto in Ucraina enormemente rafforzata, sia militarmente che economicamente.

Lo scopo di simili articoli è di far sì che chi li legge, preso dal terrore di fronte alla prospettiva di un’imminente invasione russa, sia pronto a pagare il conto di fondi molto considerevoli da consegnare ai generali, che potranno così avere nuovi giocattoli letali con cui giocare.

È l’inizio della Terza guerra mondiale?

Per svariati decenni a seguito della Seconda guerra mondiale, venne mantenuto uno stato di precario equilibrio tra le due potenze mondiali: gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Questo era una conseguenza dell’equivalenza di massima della potenza nucleare dei due principali antagonisti.

Per quanto stupidi e miopi potessero essere i leader di questi paesi, essi non erano così ciechi da non capire che una guerra nucleare avrebbe comportato la distruzione totale da entrambe le parti e, forse, dell’intera razza umana. Questa dottrina divenne nota con l’acronimo MAD (Mutually Assured Destruction, cioè Distruzione Reciproca Assicurata, Ndt).

Tuttavia, con il crollo dell’Unione Sovietica, d’un tratto il mondo entrò in un periodo nuovo e altamente instabile. I rapporti tra le potenze divennero sempre più imprevedibili.

In un primo momento, sembrava tutto perfetto. Sembrava che la fine della Guerra Fredda avrebbe inaugurato un nuovo periodo di pace e prosperità nel mondo. Una volta terminata la corsa agli armamenti, ci assicurarono che ci sarebbe stato il cosiddetto “dividendo della pace”, grazie al quale lo spreco di risorse dovuto alle spese militari sarebbe stato sostituito da utili investimenti produttivi.

Uno scontro diretto tra grandi potenze era ritenuto improbabile. Questo liberò vaste risorse: gli eserciti in tutto il mondo (non solo in Europa) vennero rimpiccioliti nelle dimensioni e rivolsero la propria attenzione ad attività come la controguerriglia, che non richiedeva importanti spese statali.

Ma l’euforia non durò a lungo. La Nato si imbarcò in un’incessante avanzata ad Est, violando le promesse che erano state fatte ripetutamente ai russi sul fatto che non si sarebbe estesa al di là del territorio dell’ex Germania dell’Est. È stata la minaccia di fare entrare l’Ucraina nella Nato ad essere la goccia che ha provocato l’attuale sanguinoso conflitto in questo sventurato paese.

Adesso, siamo punto a capo. Ancora una volta, la minaccia di una guerra nucleare è all’ordine del giorno. Ma ciò non significa necessariamente che la guerra sia inevitabile, o persino probabile.

Sembra che, nonostante tutto, una decisione finale non sia ancora stata raggiunta. A Washington, dove, come abbiamo visto, ci sono seri dubbi sull’intera questione, stanno avendo luogo negoziati frenetici. I guerrafondai hanno fretta perché temono che se Trump dovesse vincere le elezioni a novembre, potrebbe decidere di abbandonare del tutto l’Ucraina e, forse, persino di uscire dalla Nato.

Sembra più che probabile che gli americani tenteranno qualsiasi tipo di manovra diplomatica per tirarsi fuori da questo dilemma. Mi risulta che ora abbiano presentato agli ucraini una lunga lista di domande, chiedendo di chiarire quali siano precisamente le loro intenzioni riguardo all’utilizzo di questi missili, nel caso in cui ne venisse concesso l’utilizzo.

Rispondendo a una domanda riguardo a se gli Stati Uniti permetteranno che le armi che hanno fornito vengano usate per colpire obiettivi in profondità all’interno della Russia, Blinken ha detto che ogni utilizzo di armi deve essere unito a una strategia.

Ha spiegato che uno degli obiettivi della sua visita di questa settimana [articolo originale pubblicato il 13 settembre, Ndt]: “è quello di sapere direttamente dalla dirigenza ucraina, incluso… il presidente Zelensky come gli ucraini vedano le proprie esigenze in questo momento, verso quali obiettivi e cosa possiamo fare per fornire assistenza a queste esigenze”.

La difficoltà è che Zelensky e i suoi scagnozzi non hanno assolutamente alcuna risposta a queste domande. Sono sempre più impazienti e frustrati per quelle che considerano essere le esitazioni di Washington. Questo è il motivo per cui Zelensky era così entusiasta di incontrarsi con Joe Biden, nella speranza di mettere di nuovo le cose in movimento.

Se avrà successo o meno, si può solo tirare a indovinare. La matassa di intrighi e contro-intrighi che viene fatta passare per diplomazia a Washington non è mai facile da capire. Ma sulla base di ciò che è successo in passato, gli americani tendono inizialmente a dire no alle richieste ucraine, solo per poi cambiare idea e infine capitolare.

Il cane continua a portare a spasso il padrone!

Qualsiasi cosa decidano, ciò non comporterà assolutamente alcuna differenza né per il corso della guerra in Ucraina, né per il suo esito finale.

Tuttavia, come possiamo vedere, i guerrafondai non sono mai soddisfatti. Essi continueranno il loro gioco pericoloso e sconsiderato fino alla fine e la gente comune ne pagherà il conto salato.

È un dovere fondamentale dei comunisti e di tutti i lavoratori e i giovani più avanzati di lottare contro la guerra e l’imperialismo. È in ballo il destino del mondo intero e dell’umanità stessa.

L’Internazionale Comunista Rivoluzionaria ha fatto appello ad un’ampia campagna internazionale per lottare contro il militarismo e l’imperialismo. A chiunque voglia davvero porre fine alla guerra, al militarismo e all’imperialismo, sia a livello individuale o come organizzazione, diciamo: lavoriamo insieme – il momento è adesso!

Il capitalismo deve morire, perché l’umanità possa vivere!

Abbasso i guerrafondai!

Fermare l’appoggio a Israele e all’Ucraina! Cessare immediatamente ogni aiuto e invio di armi ai guerrafondai reazionari di Netanyahu e Zelensky!

Abbasso la Nato e l’imperialismo americano, la causa principale oggi delle guerre e dell’instabilità nel mondo!

No allo spreco delle risorse pubbliche nella spesa militare! Per un programma di lavori pubblici utili!

Più case, scuole e ospedali! No a bombe, missili e altri mezzi di distruzione!

Lottiamo per l’esproprio dei banchieri e dei capitalisti la cui avidità sfrenata di profitti è causa costante di guerre e crisi.

Per un piano armonico di produzione socialista, basato sulla soddisfazione dei bisogni umani, non dei profitti di pochi e delle loro guerre reazionarie.

Lottiamo per un mondo socialista che sia libero dalla piaga della povertà, dello sfruttamento, delle guerre e dell’oppressione!

L’unica guerra giusta è la guerra di classe!

12 settembre 2024

 

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