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Guerra in Ucraina – I governanti europei prolungano la carneficina

di Jorge Martin

La guerra in Ucraina continua ormai da tre anni. Ma dall’elezione di Donald Trump, le dinamiche sono cambiate radicalmente.

[Pubblicato originariamente su communist.red]

La guerra non ha mai avuto nulla a che fare con la sovranità dell’Ucraina. È stata provocata dall’imperialismo statunitense sotto la presidenza Biden, con l’obiettivo dichiarato di dare una lezione alla Russia e assicurarsi che non potesse più costituire una minaccia per l’Occidente. L’Ucraina era solo una pedina da usare a questo scopo.

Ma la guerra è stata un disastro completo, sia per l’imperialismo statunitense che per quello europeo, soprattutto per l’Ucraina.

La politica di Trump

Trump aveva promesso di porre fine alla guerra in 100 giorni, ma tale cadenza è passata e la guerra continua. La politica di Trump in questo caso rappresenta una brusca svolta rispetto alla precedente politica dell’imperialismo statunitense. Ha riconosciuto che questa guerra contro la Russia non può essere vinta e quindi sta cercando di trascinare gli Stati Uniti fuori dal conflitto.

C’è anche il calcolo che raggiungere un accordo con la Russia che riconosca i suoi interessi di sicurezza nazionale potrebbe allontanare Mosca dalla sua stretta alleanza con la Cina, principale rivale dell’imperialismo statunitense sulla scena mondiale.

Le mosse diplomatiche frenetiche di Trump e dei suoi inviati e le forti pressioni esercitate su Zelensky sono riuscite a far partire i colloqui. Per la prima volta dall’aprile 2022 – quando i colloqui di pace in Turchia furono sabotati dal partito bellicista occidentale nella persona di Boris Johnson – le due parti si sono incontrate e hanno parlato fra di loro.

Le relazioni tra Stati Uniti e Russia sono state ripristinate e alla fine – dopo molte discussioni – Trump ha costretto Kiev a firmare un accordo sui minerali che equivale al saccheggio delle risorse nazionali dell’Ucraina.

Nulla di tutto ciò era nell’interesse di Zelensky, che capisce che oggi “pace” significa cedere alle condizioni della Russia, nuove elezioni e la fine della sua carriera politica.

Il sabotaggio degli europei

Anche le “potenze” europee si oppongono alla fine della guerra. Per loro, la fine del conflitto con una vittoria russa – ormai inevitabile – e il conseguente ritiro degli Stati Uniti significano un passo decisivo verso il ritiro degli Stati Uniti dall’Europa.

Ciò, a sua volta, significherebbe un forte declino per la posizione dell’imperialismo europeo, che perderebbe la sua influenza come alleato strategico di Washington.

Gli europei sarebbero inoltre costretti a difendersi da un vicino potente e notevolmente rafforzato, che ha potenziato il proprio esercito e ha acquisito un’esperienza inestimabile rispetto alla guerra moderna.

Da qui la raffica di vertici, chiamate Zoom e “coalizioni dei volenterosi” in tutta Europa. Un giorno a Londra, il giorno dopo in Francia, il terzo giorno a Berlino… ma senza mai riuscire a raggiungere una decisione chiara.

La verità è che le potenze europee non possono reggersi da sole senza il sostegno dell’imperialismo statunitense, e ne sono pienamente consapevoli.

Ecco perché tutte le minacce di dispiegamento di truppe non hanno portato a nulla di concreto. Ed ecco perché sono disperatamente intenzionate a mantenere Washington coinvolta nella guerra dalla parte di Kiev, e stanno facendo di tutto per convincere Trump a farlo.

L’ultimo stratagemma di questo tipo è stato il raduno del 9 maggio, “Giornata dell’Europa”, a Kiev, sullo sfondo delle bandiere rosse e nere dei seguaci di Bandera (cioè dei fascisti), durante il quale Macron ha messo Trump in vivavoce. Pensavano di averlo convinto a sostenere una minaccia alla Russia: un cessate il fuoco incondizionato o altrimenti… ulteriori sanzioni.

Ma in meno di 24 ore il complotto degli europei è stato sventato. Putin ha fatto una controproposta di colloqui bilaterali a Istanbul e Trump ha dato istruzioni a Zelensky di inviare una delegazione. Da parte di Trump non si è più parlato né di sanzioni né di cessate il fuoco.

Gli Stati Uniti mostrano sempre più impazienza

Semmai, l’amministrazione statunitense sta mostrando sempre più impazienza per la mancanza di progressi, o meglio, per i tentativi di Macron, Merz, Starmer e Zelensky di sabotare un accordo.

Trump vuole dimostrare di ottenere risultati concreti, che per lui significano la fine delle inutili spese di questa guerra e accordi economici favorevoli sia in Ucraina (l’accordo sui minerali) che in Russia.

In realtà, sabotando un accordo con la Russia, gli europei – Starmer compreso – stanno giocando un gioco cinico.

Se l’unico modo per mantenere gli Stati Uniti coinvolti nella loro difesa comune è la continuazione di una guerra sanguinosa che non può essere vinta, allora così sia. Questo è il loro ragionamento. In fin dei conti, sono i soldati ucraini che vengono massacrati.

Dal punto di vista della Russia, se fosse possibile raggiungere un accordo alle sue condizioni, sarebbe pronta ad accettarlo in cambio della revoca delle sanzioni. Ma certamente Putin non ha fretta. L’elemento chiave in questa equazione è che la Russia sta vincendo la guerra sul campo.

L’avanzata della Russia

Questa è diventata una guerra di logoramento. La Russia ha continuato ad avanzare costantemente dalla fine del 2023.

La guerra è ormai dominata dai droni, un campo in cui la Russia ha un vantaggio decisivo e crescente. Negli ultimi mesi è passata all’uso di droni controllati da cavi in fibra ottica, immuni alle interferenze elettroniche.

Nelle ultime settimane i droni russi sono stati in grado di raggiungere le retrovie ucraine colpendo le linee logistiche e di rifornimento. I droni russi non vengono più acquistati dall’Iran, ma sono prodotti in Russia a un ritmo che l’Ucraina non può eguagliare.

L’avanzata mensile della Russia espressa in km quadrati, senza considerare la riconquista del Kursk.

Inoltre, la Russia ha anche una superiorità in termine di personale combattente, senza dover ricorrere alla mobilitazione di massa. Nel frattempo, la crisi di reclutamento si accentua in Ucraina a causa della diffusa demoralizzazione e della resistenza alla coscrizione.

Un recente articolo di opinione pubblicato su Ukrainskaya Pravda, il media ucraino precedentemente finanziato dall’USAID, ha espresso preoccupazione per il fatto che il “partito dei renitenti” è ora più numeroso del “partito militare”, riportando che sei milioni di persone “hanno deciso di non comunicare i propri dati ai Centri di reclutamento territoriali”.

La famigerata 155ª Brigata meccanizzata, addestrata in Francia secondo gli standard NATO, è stata colpita da uno scandalo di corruzione in cui i soldati venivano pagati per il tempo trascorso in prima linea pur rimanendo lontani da essa. Il sistema era stato messo in atto da ufficiali corrotti che ricevevano una parte del bonus in denaro.

Inoltre, è stato riferito che solo nel 2025 la Brigata ha registrato 1.200 casi di diserzione. Questo dato si aggiunge ai 1.700 soldati che hanno disertato nell’autunno dello scorso anno, quando la Brigata è tornata in Ucraina dopo l’addestramento in Francia.

I metodi brutali degli ufficiali di reclutamento sono diventati comuni, così come la resistenza diffusa nei loro confronti.

Non si tratta solo di gruppi di donne che li umiliano e liberano le reclute. Ora gli incidenti sono degenerati in una resistenza di massa, come è avvenuto la scorsa settimana a Kremenchug, dove 100 persone hanno tenuto testa per ore agli ufficiali di reclutamento dopo che uno dei loro furgoni ha investito una donna che cercava di impedire loro di catturare un uomo.

In queste condizioni, l’avanzata russa è inesorabile. I russi hanno fatto progressi in tutti i settori del fronte, circondando ulteriormente Pokrovsk, entrando nella periferia di Kupyansk, raggiungendo il confine dell’oblast di Dnipropetrovsk ed entrando anche nell’oblast di Sumy per creare una “zona cuscinetto”. L’implicazione è che a un certo punto la difesa ucraina crollerà.

Prolungare la carneficina

Più la guerra si protrae, peggiori saranno i termini di qualsiasi accordo dal punto di vista ucraino. Eppure, sia gli europei che Zelensky insistono criminalmente nel trascinarla avanti.

La provocazione più recente è stata l’attacco con droni ucraini agli aeroporti russi, alcuni dei quali a migliaia di chilometri dal fronte, nonché gli attacchi esplosivi a un treno passeggeri e a un treno merci a Bryansk.

Si tratta di attacchi audaci che hanno richiesto mesi di pianificazione e preparazione dettagliate. Ma dal punto di vista dell’andamento della guerra non hanno ottenuto assolutamente nulla. Sono stati colpiti alcuni bombardieri strategici russi – nove secondo fonti di intelligence, piuttosto che le decine vantate da Zelensky – il che non intacca la capacità della Russia di colpire l’Ucraina.

Non ha nemmeno fermato il nuovo ciclo di colloqui a Istanbul, anche se questo sarebbe sembrato l’obiettivo principale dell’attacco.

Come sempre, le piccole nazioni sono considerate come spiccioli nelle macchinazioni delle grandi potenze. Dopo aver provocato la Russia affinché entrasse in guerra, l’imperialismo statunitense ora se ne sta andando. Ma le potenze europee e Zelensky stanno cercando di prolungare il più possibile lo spargimento di sangue e la carneficina, per le loro ciniche motivazioni.

4 giugno 2025

 

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